Per la questione rifiuti in Campania è tempo di tornare sul tavolo dell’Ue
18 Gennaio 2011
di M.P.
La questione rifiuti in Campania torna sul tavolo dell’Ue. Questa volta sarà il Parlamento, in seduta plenaria a Strasburgo, ad occuparsene. La delicatezza del tema trattato e il significativo coinvolgimento di tutti gli organismi comunitari, nelle loro differenti competenze, impongono una breve ricostruzione della vicenda.
Durante la primavera del 2007 la Commissione Europea, a seguito delle numerose petizioni presentate dai cittadini e dai comitati civici e in considerazione dei gravi rischi per la salute pubblica e per l’ambiente determinati sino ad allora dall’abbandono dei rifiuti nelle strade, avvia un procedimento d’ufficio e, a giugno dello stesso anno, apre una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia relativamente alla non corretta applicazione della direttiva quadro sui rifiuti – la direttiva 2006/12/CE – nella regione Campania.
Nel contesto di tale procedura, la Commissione ritiene che la rete e gli impianti di smaltimento dei rifiuti siano stati all’origine di problemi ambientali e di salute. E il 3 luglio 2008, tenuto conto del mancato adeguamento dell’Italia alle prescrizioni comunitarie, deferisce il nostro Paese alla Corte di giustizia. La Commissione europea procede, nelle more, alla sospensione in via sanzionatoria di 135 milioni di euro, per il periodo finanziario 2006-2013, a favore di progetti di gestione dei rifiuti, e di un ulteriore importo, pari a 10,5 milioni di euro, per il periodo finanziario 2000-2006.
Il 4 marzo 2010 la Corte di Giustizia del Lussemburgo condanna l’Italia affermando, in linea con la posizione sostenuta dalla Commissione, che "non ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania" e questa situazione "ha messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all’ambiente". La sentenza impone all’Italia di uniformarsi alle direttive ambiente e rifiuti, procedendo all’approvazione di un Piano per lo Smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di uno per i rifiuti speciali, alla definizione, con essi, di un dettagliato crono-programma della impiantistica e al ripristino di una gestione ordinaria degli investimenti legati ai piani stessi.
Il caso ritorna, dunque, sul tavolo dell’eurogoverno per il monitoraggio sull’adempimento alle prescrizioni, mentre restano congelati i fondi comunitari destinati al settore dei rifiuti in Campania. La procedura in corso prevede che la Commissione scriva allo Stato membro invitandolo ad inviare un piano su come intenda dare seguito alla sentenza della Corte. L’Italia ha, dunque, 24 mesi di tempo per conformarsi a quanto previsto dalla sentenza. I documenti consegnati alla Commissione dal Presidente della Regione Stefano Caldoro e dall’Assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano lo scorso ottobre, sui quali si attendendo ancora comunicazioni ufficiali del Commissario competente, rappresentano il primo atto di questa nuova fase.
Rispetto alla richiesta di sblocco – anche per tranche – delle linee di finanziamento tuttora congelate in via sanzionatoria, la Commissione Esecutiva, nel corso delle audizioni in sede parlamentare, ha posto tre necessarie condizioni: approvazione del piano RSU e del piano bonifiche entro la fine dell’anno, chiusura della gestione straordinaria entro gennaio 2011 e, infine, reperimento risorse attraverso un negoziato con le banche.
La presentazione del piano industriale – approvato dalla Giunta Regionale – e della proposta di piano di gestione dei RSU – in attesa di approvazione – unitamente al crono-programma dettagliato dell´impiantistica e all’avvio del passaggio alla gestione ordinaria danno conto di un impegno serio e nuovo, che potrebbe essere sostenuto da uno sblocco parziale dei fondi, anche alla luce della documentata evidenza che il ritorno dei rifiuti a Napoli è dovuto a una crisi di raccolta per mancanza di risorse.
La Commissione parlamentare per le Petizioni, presieduta dall’eurodeputata del Pdl Erminia Mazzoni, segue da mesi costantemente l’evoluzione delle cose. Sollecitata dalle numerose istanze presentate dai cittadini a partire dal 2007 la Commissione, all’insediamento della nuova presidenza, trovata la questione colpevolmente ancora pendente, ha velocizzato l’iter burocratico di procedura, avviando una intensa stagione di audizioni istituzionali, con il coinvolgimento dei petenti, e istruendo la missione investigativa presso i siti interessanti dall’emergenza in Campania.
Il documento di consuntivo della missione, approvato in sede di Commissione lo scorso settembre, ha fotografato un quadro di gestione che, partendo dalle criticità del passato, mette in luce i passi fin qui compiuti e rilancia importanti raccomandazioni: approvazione del piano RSU, piano rifiuti speciali, promozione della differenziata, rispetto della legislazione Ue in materia di ambiente, salute e partecipazione.
Ad oggi, il Governo regionale ha già avviato la procedura di appalto dei due nuovi impianti di termovalorizzazione, ha approvato in Giunta il piano regionale dei rifiuti speciali, ha trasmesso alla DG Ambiente il piano integrato di smaltimento che verrà presentato il 28 febbraio per l’approvazione in Giunta. A tanto, anche in risposta all’ultima stagione di criticità principalmente determinata da un problema contingente di raccolta più che strutturale di gestione, si aggiunge la proroga dell’entrata a regime della gestione provinciale, l’intesa con le cinque province campane per lo smaltimento delle preesistenze, l’avvio della fase di pianificazione dei cicli provinciali.
La prossima settimana arriva, dunque, in aula la risoluzione "Sulla cattiva o non corretta applicazione della normativa comunitaria in materia di rifiuti e di tutela dell’ambiente negli stati membri", a partire dai casi posti all’attenzione della Commissione da numerose petizioni provenienti da diversi paesi.
Il Parlamento ne discuterà oggi, sulla base delle diverse interrogazioni alla Commissione Esecutiva presentate dai parlamentari dei gruppi dei Socialisti, dei Verdi e della Lega. Un momento importante, per le politiche dell’Europarlamento, in cui l’Italia sarà ancora sotto i riflettori. Ma sarà anche l’input per avviare una stagione di confronto con le esperienze degli altri sistema paese, perché quello italiano non resti l’unico caso su cui riflettere.