Per la Vigilanza Rai spunta la rosa di nomi ma nel Pd è guerra
07 Ottobre 2008
L’appuntamento è fissato per domani alle 11 a Montecitorio quando intorno ad uno stesso tavolo si ritroveranno i capigruppo di Camera e Senato. Obiettivo: trovare una soluzione alla delicata questione della presidenza della Vigilanza Rai che si trascina da prima dell’estate.
Una riunione che rappresenta soprattutto il successo della moral suasion avviata dal presidente Napolitano e culminata nella telefonata di qualche giorno fa a Marco Pannella in cui il Capo dello Stato richiamò le forze politiche “a non sottrarsi oltre” ad un accordo politico per sbloccare sia il tema Vigilanza Rai che quello della Corte Costituzionale. Appello che almeno per ora sembra essere riuscito a far fare ai due schieramenti un primo piccolissimo ed impercettibile passo in avanti, ma da qui ad immaginare che la strada sia in discesa e che domani si possa brindare ad un accordo ce ne passa. Per il momento la situazione rimane bloccata, anche se qualche novità dalla riunione di domani potrebbe arrivare.
Infatti nelle ultime ore si sta facendo sempre più strada l’idea, lanciata qualche giorno fa dal leader dell’Udc Pierferdinando Casini, della cosiddetta “terna” o “rosa di nomi”. In pratica non si vuole più sottoporre alla maggioranza soltanto il nome del dipietrista Orlando ma piuttosto una serie di nominativi tra i quali scegliere il futuro presidente della Vigilanza: appunto la “rosa di nomi” di cui parlava Casini. Un fatto che se si concretizzasse nella riunione di domani rappresenterebbe una novità nelle trattative e che in pratica potrebbe sbloccare la situazione portando nel giro di qualche giorno o al massimo di qualche settimana all’elezione del nuovo vertice di San Macuto. Ma come detto, guai a brindare in anticipo visto che per il momento la “terna” rimane un’ipotesi (sia dal Pd che dall’Udc il via libera non è arrivato).
E proprio a via dei Due macelli la confusione regna sovrana. Infatti se per il partito di Casini la “rosa di nomi” potrebbe rappresentare un’opportunità per inserirsi nella delicata partita della presidenza, i problemi ci sono sul nome da presentare come possibile presidente. Due le ipotesi: il senatore siciliano Gianpiero D’Alia – molto legato a Totò Cuffaro e ben visto dal centrodestra, quindi mal visto da Casini – e Roberto Rao, ex portavoce del leader centrista e perciò preferito al senatore siciliano. Ma a complicare le scelte in casa Udc c’è la partita del CdA della Rai alla quale si guarda con interesse e dove non si nasconde l’ambizione per un proprio presidente. In questo caso, in lizza c’è Rodolfo De Laurentiis, ex capogruppo del partito in Vigilanza, rimasto appiedato dopo le recenti elezioni. Un’ipotesi che però metterebbe fuori dai giochi Marco Staderini che ad un posto nel prossimo CdA della Rai non vuole assolutamente rinunciare.
Un rebus quindi difficile per Casini che tanto sulla Vigilanza che su viale Mazzini non ha ancora le idee chiare. Dubbi sulla “rosa di nomi” ci sono poi anche in casa Pd dove in realtà da mesi è in atto un vero e proprio processo di balcanizzazione del partito con l’obiettivo di indebolire la leadership di Veltroni. Il timore dell’ex sindaco di Roma è che proprio la partita per la presidenza di San Macuto possa diventare il terreno di confronto per misurare la forza delle varie correnti. Da qui l’insistenza di Veltroni nel continuare ad appoggiare senza se e senza ma Leoluca Orlando, visto ormai come l’unico baluardo in grado di evitare la deriva “balcanica” nel partito e proteggere la sua leadership. Tentativo che però, alla luce della metastasi correntizia, non sembra trovare molti consensi nel partito. E così sempre di più sono i dirigenti che guardano con interesse all’ipotesi “terna”. In primo luogo Giovanna Melandri che facendo leva sulla propria associazione e sulle adesioni che raccoglie all’interno del partito sta incominciando ad accarezzare l’idea di vestire i panni del presidente della Vigilanza. A muoversi c’è poi anche Piero Fassino non certo per se stesso, visto che l’incarico in Birmania lo soddisfa, piuttosto per l’ex capogruppo Ds a San Macuto, Fabrizio Morri. E non rimangono a guardare nemmeno i “margheritini” che nella manica hanno addirittura due assi: Paolo Gentiloni e Giorgio Merlo.
Dalle parti di via del Nazareno sono insomma tanti gli appetiti che alla fine potrebbero rappresentare l’ostacolo principale al via libera democratico alla “terna”. Terna a cui inizia a credere anche Marco Beltrandi, il radicale gettato sul tavolo delle trattative dall’ex presidente della Vigilanza Mario Landolfi, la cui candidatura proprio in queste ultime ore sembra essere in ascesa soprattutto all’interno del centrodestra, dove da tempo ormai milita un suo amico ex radicale come Roberto Capezzone.
Un quadro quindi ancora molto confuso. E da qui la possibilità che domani la riunione dei capigruppo potrebbe semplicemente dare il via libera al modus operandi della “terna” lasciando ancora qualche giorno di tempo per decidere sui vari nomi.
In alto mare invece la partita di viale Mazzini dove almeno per ora tutti i nomi dei possibili candidati sono stati sistematicamente proposti, bocciati e poi ripresentati. Come il caso del ticket Pietro Calabrese-Stefano Parisi che fino a qualche giorno fa sembrava definitivamente affondato e che invece ora sembra riprendere quota. Anche se rimane in piedi l’ipotesi di un nuovo incarico da presidente a Claudio Petruccioli, sul quale sia Berlusconi che Confalonieri sarebbero d’accordo.
Tra le new entry come possibile direttore generale Giancarlo Leone, attuale vice di Cappon, che finalmente potrebbe vedere spalancarsi le porte della direzione generale. Sul fronte CdA sembra ormai fuori scena Guido Paglia, non tanto per i veti del gruppo Gasparri-La Russa ma piuttosto per scelta personale: il potentissimo dirigente finiano sarebbe infatti intenzionato a sedersi su una comoda poltrona di presidente di una consociata Rai piuttosto che su quella, ormai diventata alquanto scomoda, del CdA. Il mancato ingresso di Paglia dovrebbe però essere compensato dall’ingresso di un altro finiano come Angelo Mellone, direttore editoriale della Fondazione “Fare Futuro” il think thank creato da Fini. Un nome nuovo che a molti in An risulterà indigesto.
Ma come detto, almeno per ora a viale Mazzini la situazione è ferma, in attesa che da San Macuto giungano segnali più chiari.