Per le amministrative il Pdl molisano punta compatto alla vittoria

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Per le amministrative il Pdl molisano punta compatto alla vittoria

12 Maggio 2011

Un centrodestra sempre più forte e unito è possibile. Il Molise lo sta dimostrando in questa campagna elettorale per la Provincia di Campobasso dove Popolo della Libertà, Fli e Udc hanno scelto di puntare sullo stesso candidato alla presidenza: il consigliere regionale del Pdl, Rosario De Matteis. Il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, ha fatto riferimento proprio al Molise come esempio politico di unità per la coalizione guidata da Silvio Berlusconi. “Auspico che questo centrodestra si possa ricreare anche a Roma”, ha detto ieri durante la sua visita a Campobasso in appoggio del candidato Rosario De Matteis.

Il Pdl in Molise ha conquistato, in questi anni, la Regione, la Provincia di Isernia e i comuni più importanti come il capoluogo Campobasso e sulla costa la città di Termoli. Resta da superare per il centrodestra l’ultimo scoglio, quello della Provincia di Campobasso, ancora in mano al centrosinistra. L’obiettivo è vincere al primo turno e De Matteis, da parte sua, sente di avere le carte in regola per farlo. È un politico esperto, con trent’anni di attività alle spalle. Ad appoggiarlo ci sono ben 14 liste e la maggioranza dei candidati è composta da sindaci e amministratori in carica. Ma a fornire l’asso nella manica a De Matteis potrebbero essere i suoi stessi avversari.

Il centrosinistra, infatti, ha pensato di non ricandidare il presidente uscente Nicola D’Ascanio, che nella precedente tornata elettorale era riuscito a vincere contro il centrodestra già al primo turno. D’Ascanio è stato costretto a chiudere il suo mandato con una maggioranza risicata e in più di una occasione ha rischiato di essere sfiduciato dai suoi stessi alleati.

Alla fine, il centrosinistra si presenterà all’appuntamento elettorale del 15 e 16 maggio con tre candidati (di cui uno di Pd, Sel, Psi e un altro dell’Idv) e soprattutto con i suoi partiti più “rappresentativi” (Partito democratico e Italia dei valori) ancora più divisi. Ad agevolare ulteriormente il percorso di De Matteis potrebbe essere un episodio di non poco conto che riguarda Micaela Fanelli. Sul curriculum della candidata del Pd, Sel e Psi pesa come un “macigno” il suo incarico di ex consulente per l’assessore regionale al Bilancio, Gianfranco Vitagliano (Pdl) e per lo stesso governatore del Molise, Michele Iorio (Pdl). Per il Pdl è “il segno della debolezza della sinistra”.

La questione è stata sottolineata ieri anche dallo stesso ministro Matteoli, che ha preso come esempio gli errori politici commessi in Molise per allargare il discorso all’intero centrosinistra nazionale. “In passato – ha detto – la sinistra è stata una cosa seria, sarebbe sciocco non ricordarlo, faceva opposizione criticando, ma allo stesso tempo dava anche risposte alternative. Oggi in Italia non abbiamo più quella sinistra. Negli ultimi anni per vincere le elezioni hanno dovuto presentare persone che non erano di sinistra, come Prodi che era democristiano. Quando hanno presentato altri candidati, hanno sempre perso".

Il ministro Matteoli è uno dei tanti “big” della politica italiana che hanno fatto tappa in Molise in questi giorni a sostegno di De Matteis e dei candidati delle 14 liste. Oggi e domani l’attività politica del centrodestra si concentrerà in una serie di incontri che abbracceranno vari comuni della Provincia di Campobasso. Domani, invece, ultimi “fuochi” con i comizi di chiusura della campagna elettorale nel capoluogo di Regione. Oltre a De Matteis e ai tre candidati del centrosinistra, parleranno in piazza anche gli altri due aspiranti presidenti che hanno scelto di correre da soli e staccarsi dal centrodestra.

Sono Giovancarmine Mancini de La Destra e Oreste Campopiano (lista Regione Nuova), segretario regionale del Nuovo Psi. Secondo alcuni, si tratterebbe più di una candidatura di “bandiera” che non dovrebbe erodere voti significativi a Rosario De Matteis. Mancini e Campopiano potrebbero invece creare qualche problema in caso di ritorno al voto per il secondo turno. Un’opzione che il centrodestra vuole assolutamente evitare.