“Per l’Italia serve una visione complessiva”

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“Per l’Italia serve una visione complessiva”

25 Gennaio 2013

«Emerge un paese che può crescere facendo leva sulle capacità del suo grande manifatturiero e che per andare avanti, aumentando pil e occupazione, ha tuttavia bisogno di ridimensionare l’abnorme regolazione e l’inefficienza operativa del pubblico». Maurizio Sacconi, senatore Pdl ed ex ministro del Lavoro, ha appena letto il documento di Confindustria con le priorità per rilanciare il paese e ne trae queste prime considerazioni.

«È una visione complessiva, che unisce terapia d’urto con riforme strutturali, consegnata alla responsabilità del futuro governo. Sono condivisibili le misure individuate e soprattutto la cultura che vuole affermare nel paese: perchè l’Italia cresca di nuovo serve un governo che consideri con favore l’impresa. Può sembrare banale dirlo, ma da noi non è così». E spiega perchè: «ci sono forti correnti politiche che si combinano con forti correnti sociali e istituzionali ostili all’impresa». Mentre ciò che Sacconi ritiene necessario è «liberare l’impresa dalle norme, dalle tasse, dagli abusi del diritto, proprio per liberare la crescita».

Ed è proprio sull’abuso del diritto che il senatore Pdl, in sintonia con il “Progetto Confindustria per l’Italia” insiste: «Siamo in una vera e propria emergenza. Se Confindustria ha ritenuto opportuno sottolineare la necessità di affermare lo Stato di Diritto, è evidente che esistono ricorrenti patologie, come quelle che abbiamo verificato nei provvedimenti giudiziari sull’Ilva e sulla Fiat di Pomigliano o quelle espresse talora dall’amministrazione tributaria».

Mettere al centro l’impresa: Confindustria propone nella terapia d’urto alcune misure. Le condivide?

Giusto sostenere gli investimenti in ricerca e nuove tecnologie con un credito d’imposta strutturale; bene anche la richiesta di rendere permanente la detassazione del salario di produttività. Bisogna arrivare ad una cifra più alta rispetto a quella stabilita dal governo, almeno tornando alla quota di 6mila euro perchè ci siano effetti positivi. Anche la proposta di lavorare 40 ore di più all’anno può essere oggetto di intese tra le parti sociali.

Perno del documento di Confindustria è la riduzione del costo del lavoro, abbassare le tasse su imprese e lavoro: è un’urgenza prioritaria?

Il peso del fisco va ridotto. E la strategia di fondo deve essere lo spostamento della tassazione dalle persone alle cose. È necessario abbassare il costo del lavoro, a partire dai contratti permanenti per i giovani, e va bene anche una riduzione dell’Irpef per i redditi più bassi. Ma sarei cauto a finanziarla, in questa fase di consumi depressi, con un aumento delle aliquote ridotte Iva. I soldi andrebbero trovati con le riduzioni della spesa.

Squinzi ha ripetuto che la riforma Fornero va modificata e che sull’articolo 18 l’Italia si debba avvicinare agli standard europei: come intervenire?

La riforma Fornero dovrebbe essere sostituita dal ripristino della legge Biagi. E va ripreso il progetto di un essenziale Statuto dei lavori in luogo dello Statuto dei lavoratori, che ha più di 40 anni. Serve un testo unico fatto di poche regole, chiare, inderogabili e applicate a tutti. Per tutto il resto meno legge e più contratti: sono le parti che dovranno realizzare con gli accordi, specie aziendali, l’adeguata flessibilità regolatoria.

E sui licenziamenti?

Il lavoratore ha diritto ad avere una protezione in caso di licenziamento. Ma come questo diritto si protegge è una tutela modulabile. È una materia che sempre di più deve essere affrontata in sede negoziale. E l’articolo 8 della manovra del 2011 lo consente, affidandone la definizione alle parti in azienda, così come consente alla contrattazione collettiva di regolare, anche in deroga alle leggi, materie come l’orario, l’inquadramento e le mansioni, le tecnologie di controllo, i contratti flessibili.

(Tratto da Il Sole 24 Ore)