Per Luzzatto sono accademici di  “serie A” solo quelli d’accordo con lui

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Per Luzzatto sono accademici di “serie A” solo quelli d’accordo con lui

05 Ottobre 2008

Sul Giornale del 3 ottobre Mario Cervi replica a Sergio Luzzatto che nel Sangue d’Italia, una raccolta di articoli pubblicata dal Manifestolibri, invoca un’azione di “igiene culturale” contro storici non accademici come Montanelli e Pansa, volgari divulgatori, anzi ciarlatani, colpevoli di avere descritto il fascismo come una dittatura morbida e di avere ripetuto cose “dette e ridette” dagli storici universitari.

Cervi ricorda a Luzzatto di essere stato lodato dal TLS per il suo libro sulla guerra di Grecia, ma forse occorre anche tenere presente che Sergio Luzzatto ha con gli storici accademici due pesi e due misure. Se in difesa della religione dell’antifascismo, come la chiama,  Luzzatto dà di ciarlatani a storici come Montanelli e Pansa, quando le Pasque di sangue di Ariel Toaff, da lui presentate con un’entusiastica recensione sul Corriere, vengono criticate da storici professionali come Carlo Ginzburg, con canoni rigorosamente accademici, li accusa di  ipocrisia e di censura. Pochi storici hanno scritto parole tanto dure contro i propri colleghi, che vorrebbero ridurre al silenzio Ariel Toaff, ma questi storici appartengono alla stessa categoria degli storici accademici tanto apprezzata da Luzzatto e invocata a fare pulizia dei cialtroni Montanelli e Pansa. Chi ha assistito alla curiosa puntata di Matrix sulle Pasque di Sangue ricorderà un Luzzatto incontrollato contro Fiamma Nirenstein, alla quale contestava di non avere titoli per parlare del lavoro di Toaff, perché non era un’accademica. Qualche giorno fa, nella rubrica il Calendario del Corriere, Luzzatto ha parlato di censura assordante del nuovo libro di Toaff, anche se Ebraismo virtuale ha avuto recensioni sul Giornale, sul Corriere, sul Sole 24 ore, sulla Stampa, i più importanti quotidiani italiani. A cominciare dalla traduzione del titolo del libro Virtually Jewish di Ellen Ruth Gruber, una fotografa e scrittrice americana, il volumetto di Toaff sull’alterazione dell’identità ebraica da parte dell’uso politico della Shoah, pur appassionato e vivace, non dice in sostanza cose nuove sul tema.

Come si vede, il giudizio di Luzzatto sugli storici accademici cambia, secondo gli umori e gli interessi. Forse a Luzzatto, che maltrattò Fiamma Nirenstein a Matrix perché non era un’universitaria, andrebbe ricordata qualche battuta sui professori universitari di Benedetto Croce, uno storico e un filosofo piuttosto conosciuto. Com’è noto, Croce non era laureato, non ebbe mai alcun titolo accademico e condusse una battaglia memorabile contro la “disonestà delle università italiane” per difendere l’amico Giovanni Gentile, piuttosto avversato dai colleghi ordinari. Croce ripeté sugli universitari le battute sarcastiche di Antonio Labriola più di una volta, s’irritava se lo chiamavano professore, definendosi un semplice “letterato”, e arrivò a scrivere di ritenere socialmente più utile di tanti volumi accademici il lavoro dell’umile ciabattino napoletano, che incontrava ogni sera rincasando.