“Per noi la dead-line è maggio ma non sarà la Lega a staccare la spina al Cav.”

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“Per noi la dead-line è maggio ma non sarà la Lega a staccare la spina al Cav.”

16 Febbraio 2011

Il federalismo è come un puzzle composto da novanta tessere. Finora ne sono state riempite ottanta, ne mancano dieci per chiudere la partita e la Lega la vuole chiudere. Ragion per cui adesso non c’è alcun motivo (né convenienza politica o elettorale) di staccare la spina e tornare alle urne. Ma un fatto è certo: per andare avanti con la madre di tutte le riforme, il Carroccio vuole dal Cav. garanzie precise sui numeri della maggioranza e soprattutto su quelli nelle commissioni in alcune delle quali il centrodestra è sotto. La dead-line del Carroccio è il 25 maggio ma Luciano Dussin vicepresidente vicario della Lega a Montecitorio “il voto è lontano”. Anche se alla fine, deciderà Bossi.

Onorevole Dussin dopo il pareggio in Bicameralina qual è l’iter del federalismo muncipale?

La prossima settimana  Bossi e Calderoli riferiranno al Senato, poi alla Camera.

Ci sarà un voto?

Solo se qualcuno presenta una risoluzione. L’opposizione lo farà sicuramente e in quel caso anche la maggioranza ne presenterà una, ma non ci sono problemi. Altrimenti, la legge delega assegna al governo tutte le prerogative per rendere operativa la riforma.

Alla Camera se ne riparla il 7 marzo, per voi è tardi?

No, basta che si vada avanti.

Tappa successiva il federalismo regionale, con quali tempi?

Prima dovrà essere approvato dal Consiglio dei ministri poi va in Bicameralina che, è bene ricordarlo, esprime un parere consultivo, non vincolante.

Ma in Bicameralina la maggioranza non è autosufficiente. Come la mettete?

Abbiamo chiesto di riequilibrare la composizione che ora è sbilanciata: 16 a 14 per l’opposizione. Non può esistere che chi ha la maggioranza in parlamento non ce l’abbia nelle commissioni. Il Pdl condivide, c’è l’impegno a farlo, anche per evitare un’altra manovra ostruzionistica da parte delle opposizioni coalizzate contro il federalismo, come peraltro abbiamo già visto. Ma ciò che mi preme ricordare è che sia sul federalismo municipale che su quello regionale e sulla spesa standard per la sanità, c’è l’accordo con l’Anci e quello sottoscritto con le Regioni. Non è che stiamo inventando formule sconosciute e questi signori che oggi gridano allo scandalo, dovrebbero dire la verità.

Sì, ma tanto per non girarci intorno la Lega è preoccupata che tra ritardi e numeri da consolidare, non venga rispettata la road map. E’ così?

La preoccupazione è che al di là dei dettagli, il cuore del provvedimento resta il passaggio dal regime attuale a quello della spesa standard. Ed è questo il punto sul quale si potrebbe riscontrare il vero freno.

Da parte di chi e perché?

Un conto è approvare il principio sul quale chi può dire di essere contrario? Altro è portarlo a regime, perché per le Regioni comporta di rivedere un intero sistema, in molti casi basato su una forma di assistenzialismo organico e la perdita dei vantaggi acquisiti negli anni, approfittando del fatto che comunque sono le Regioni virtuose a pagare anche per quelle che sforano. Con la riforma, invece, spariscono privilegi, ingiustizie, assistenzialismi, spese folli per mantenere sovraorganici e si istituzionalizza il criterio di responsabilità.  Non accadrà dalla sera alla mattina è ovvio, abbiamo previsto tempi precisi per mandare a regime il tutto e attraverso strumenti quali, ad esempio, il blocco del turn over che consentirà di riportare un po’ alla volta tutto in equilibrio. C’è poi il fondo di perequazione che serve a non spaventare nessuno e ad accompagnare questo processo. Con il fondo garantiamo il mantenimento in tutte le Regioni di tutti i servizi essenziali, dunque non ci saranno penalizzazioni per le prestazioni ai cittadini. Certo è che se alla voce ‘Sanità’, le Regioni si comportassero come la Lombardia, il Veneto o l’Emilia Romagna ci sarebbe un risparmio annuo di 11 miliardi di euro, risorse da destinare al miglioramento dei servizi abbattendo i costi. Infine per sfatare l’ennesima falsità che viene messa in giro strumentalmente dalle opposizioni, va ricordato che il cuore dell’impianto federalista prevede invarianza di spesa e invarianza di tassazione complessiva.

Quindi non ci saranno nuove tasse per i cittadini. Ne è proprio sicuro?

Assolutamente.  Questa delle tasse è un’altra balla. C’è la possibilità per duemila Comuni che finora l’avevano bloccata di applicare l’addizionale dello 0,4 per mille esattamente come fanno già la maggiorparte dei Comuni, ma la tassazione complessiva non viene toccata. La riforma nella sua interezza andrà a regime nel 2017, con blocchi progressivi scadenzati nel 2014, nel 2015 e via dicendo.

Cosa temete in concreto?

Abbiamo il timore che non ci sia la forza politica a livello regionale di cominciare a tagliare dove ci sono spese non più sostenibili.

Faccia un esempio.

In Sicilia spendono dodici volte in più rispetto al Veneto per il personale dell’ente. Hanno più personale dipendente di tutte le regioni del Nord e volevano mettere a regime altri ventimila dipendenti. E questo grazie alla maggioranza composta da Fli, Udc e Pd, ma questi signori devono capire che d’ora in poi non ce n’è più per nessuno.   

Metterete le fiducia sul federalismo municipale, alla Camera il 7 marzo?

Se vuole il governo può metterla, ma abbiamo i numeri e se ci sarà il voto sulle risoluzioni non abbiamo problemi.

Ma questi numeri la maggioranza li ha a sufficienza o no? Berlusconi dice che arriverà a 325, Calderoli dice che ce ne vogliono 330. Non le sembra un quadro alquanto confuso?

La maggioranza c’è. Temiamo non che Berlusconi non rispetti l’impegno di programma e di governo con Bossi perché è un uomo che ci ha già dato prova di credere nel federalismo quattro anni fa con la devolution. L’accordo non vacilla, sono semmai le procedure che devono essere certe e chiare, anche perché a seguito del passaggio di Fli all’opposizione ci troviamo in sofferenza numerica in alcune commissioni e lì bisogna capire che succede.

E’ per questo che ieri a Palazzo Grazioli c’è stato l’ennesimo vertice Berlusconi-Bossi?

L’asse è solido e nessuno lo mette in discussione ma servono garanzie sul riequilibrio delle commissioni. Leggo sui giornali di un nuovo gruppo parlamentare che potrebbe nascere proprio con questo intento.

Si riferisce ai Responsabili?

Oltre a loro si parla di un altro gruppo al quale starebbe lavorando Miccichè, sempre secondo le voci che circolano. Vedremo, potrebbe essere una strada.

Ma se il patto col Pdl è di ferro, che bisogno c’è che un giorno sì e l’altro pure lo stato maggiore della Lega vada da Berlusconi a chiedere garanzie?

Noi abbiamo fiducia in Berlusconi e quando si riunisce con Bossi è per discutere sulle procedure, non per capire se la maggioranza tiene o meno perché, ripeto, i numeri ci sono. Quanto al federalismo c’è una legge delega che assegna al governo il compito di andare avanti, anche se si dovesse andare sotto in Bicameralina o in commissione e da questo punto di vista siamo tranquilli.

E allora come spiega la telefonata tra Bossi e Bersani, l’intervista sulla Padania del leader Pd e le parole di Veltroni che vi invita a mollare il premier in cambio del federalismo? State giocando su due tavoli?

La nostra posizione è nota e chiara: siamo stati eletti in una coalizione e noi siamo persone leali  e c’è il vincolo di coerenza e lealtà anche nei confronti degli elettori. Considerando che stavolta è davvero l’ultima opportunità per non far naufragare il paese, siamo favorevoli all’ipotesi di una collaborazione sensata con l’opposizione, che non vuol dire certo fare alleanze per distruggere quelle esistenti. Noi diciamo: se volete uscire dall’empasse e dimostrare che ci tenete alla modernizzazione del paese, allora partecipate. Se arrivano aperture sensate perché non votarle insieme? Magari per evitare ciò che la sinistra ha fatto con quattro voti di scarto approvando la riforma del Titolo V della Costituzione. Bersani oggi dice al voto subito, ma in realtà lui sta vivendo un disagio profondo perché se si votasse domattina, l’opposizione non ha un candidato premier; non sa se fa l’alleanza con Fli e Udc e francamente ci sarebbe da ridere, oppure se deve allearsi con Di Pietro e Vendola. Dicono tutti di essere pronti per le urne ma nessuno di loro è pronto.

E la Lega è pronta ? Secondo voi è verosimile l’ipotesi di un passo indietro del premier magari a favore di Tremonti?

E perché Berlusconi dovrebbe farlo? Come si fa a chiedere a Berlusconi di dimettersi? Significherebbe consegnarlo nelle mani di una magistratura che invade il terreno del potere legislativo con gli atteggiamenti che vediamo.

Qual è la vostra dead-line sul federalismo?

A fine maggio tutto deve essere approvato: federalismo municipale, regionale e spesa sanitaria. Più esattamente entro il 25 maggio devono essere approvati gli ultimi decreti, dopo il passaggio in Bicameralina per poi procedere con le tappe già indicate per portare a regime l’intera riforma.

E se i tempi non venissero rispettati, sarà la Lega a staccare la spina al governo Berlusconi?

Non staccheremo la spina a chi ci ha dato una mano concreta sul federalismo. Prenderemo atto che il paese non vuole cambiare, ma sarebbe un fallimento per tutti ed è per questo che stiamo lanciando il grido di allarme.  Ma questo scenario non si realizzerà perché siamo matematicamente certi che tutto si compirà nei tempi stabiliti. Il punto vero è capire se dopo chi dovrà adeguarsi e mi riferisco alle Regioni lo farà, ma a quel punto sarà un problema suo.

Con Berlusconi fino alla fine?

Assolutamente sì, lasciando una porta aperta a chi vuole rientrare nel gioco della politica vera, quelle dei contenuti e delle cose concrete, per contribuire a migliorare il sistema.

Non pensa che il Rubygate e i processi che attendono il premier nei prossimi mesi possano rallentare l’iter della riforma federalista o addirittura comprometterlo?

Di sicuro non è un buon vivere, ma non intendiamo arrenderci di fronte alle azioni che arrivano da certa magistratura. La questione di fondo è che abbiamo capito che in magistratura sfruttano molto di più l’autonomia che invece dovrebbe avere il potere legislativo, anche perché se loro sbagliano non pagano mentre noi sì e così non va bene.

Dall’estate scorsa la Lega batte sul tasto delle elezioni anticipate. Adesso invece sembra aver fatto dietrofront. Perché?

La maggioranza va bene, quindi non ci sono problemi. Si va avanti e il voto lo vedo molto lontanto. Anche perché andare a votare con le prospettive che vediamo, non è cosa ambita.  

Lei è proprio convinto che alla fine la Lega non staccherà la spina?

La lega non stacca niente, poi è il capo che decide ma penso che potrebbe esserci il ricorso alle urne solo al di fuori dell’alleanza con Berlusconi e i suoi uomini..

Cosa intende?

Può essere una qualsiasi cosa, ad esempio un altro spostamento di parlamentari che dalla maggioranza passano all’opposizione. Se accadesse ne prendi atto essendo consapevole che non c’è stato un tradimento rispetto ai programmi e all’alleanza, ma a tradire sono stati coloro che eletti in una coalizione ne scelgono un’altra infischiandosene del voto degli elettori.  

Tutto ruota attorno ai numeri in Parlamento?

Al momento ci sono e va tutto bene. Occorre però riequilibrare i rapporti tra maggioranza e opposizione nelle commissioni e da questo punto di vista alla Camera dovrebbe dare una mano anche il presidente Fini perché non può più esistere che chi ha la maggioranza in Aula diventa minoranza nelle commissioni.

Finora non è sembrato così disponibile.

Il presidente della Camera deve prendere atto dell’anomalia, ormai i giochi stanno a zero. Ma il punto è che anche lui come Bersani non sa più cosa fare, da che parte andare.