Per Obama piove sul bagnato
14 Maggio 2013
Oggi l’ultima mazzata. L’FSB, i servizi segreti russi, arrestano un diplomatico americano accusandolo di essere un agente della CIA. Non è chiaro se Ryan Fogle sia stato così stupido da farsi arrestare con addosso prove compromettenti (avrebbe cercato di assoldare un agente del controspionaggio russo) o se siano stati gli uomini di Putin a incastrarlo, fatto sta che da questo rispolvero della Guerra Fredda l’amministrazione americana non esce proprio facendo bella figura.
Ma fossero questi i problemi. Nell’arco di 48 ore il Presidente infatti si è trovato davanti a un bel po’ enormi gatte da pelare, molto più gravi per il consenso interno. Una è la storia dell’IRS, il fisco americano, che a quanto si è scoperto aveva messo sotto torchio teapartiers e politici conservatori, con l’agenzia che si è dovuta scusare pubblicamente, e il portavoce della Casa Bianca Carney costretto a correre ai ripari spiegando che "l’azione dovrà essere condannata e definita inappropriata". Non creda di cavarsela così, fanno sapere quelli del Tea Party.
Ancora, la supergrana dell’Associated Press, che ha fatto gridare a un nuovo Watergate, un "Holdergate", con il ministro della giustizia sulla graticola perché si è scoperto che ad essere intercettati e spiati erano i giornalisti della nota agenzia. Per ragioni di sicurezza nazionale, certamente, ma sempre di un grande fratello che controlla la stampa si tratta. E infine quello scoop della ABC sulla CIA che avrebbe modificato i report sulla strage di Bengasi (in cui ricordiamo morì l’ambasciatore americano), per insabbiare gli allarmi lanciati in precedenza.
Insomma, per Obama piove sul bagnato. E anche i Democrats al Congresso si tolgono qualche sassolino dalla scarpa, chiedendo che scandali come quello dell’IRS non si ripetano. Ma il Presidente non fa dichiarazioni e va avanti aspettando che passi la tempesta.