Per Rep. conta solo il Rubygate, anche quando il Cav. risponde
16 Marzo 2011
di redazione
Ci risiamo. Repubblica proprio non riesce a stare lontana dal lato B della giustizia. E quando riesce a strappare una conversazione col Cav. con domanda e risposta cosa fa? Punta tutto solo e soltanto sul Rubygate. Niente sul dramma in Giappone, niente su come e cosa fare per rimettere in moto l’economia, nulla su altri capitoli di governo su problemi ben più importanti e prioritari delle serate a casa sua con la ragazza marocchina.
Oggi a pagina 15 del quotidiano diretto da Ezio Mauro, viene dato conto del colloquio tra il premier e il giornalista Claudio Tito, ma il tema è a senso unico: i suoi rapporti con le ragazze dell’Olgettina, la chiusura delle indagini dei magistrati milanesi su Fede, la Minetti e Lele Mora.
Sulle famose cene il premier ribadisce di non poter credere “ad un uso della giustizia così barbaro e così lontano dalla realtà” e sulle “vagonate” di donzelle ad Arcore dice una cosa sacrosanta che basta da sola a smontare il castello delle congetture: “Io poi ho 75 anni e sebbene sia birichino…33 ragazze in due mesi mi sembrano troppe anche per un trentenne. Sono troppe per chiunque”. Senza scendere nel dettaglio, condividiamo il suo pensiero: in primis perché ammette di essere birichino, poi perché ha risposto al cronista senza veli e infingimenti, arrivando ad ammettere che 33 ragazze in due mesi sarebbero troppe per chiunque e dunque pure per lui. Altro argomento: i pagamenti per le prestazioni sessuali. Berlusconi si domanda se può essere mai possibile “che uno paghi con dei bonifici bancari una prestazione sessuale? Ma dove si è mai visto?”. Giusto, anche perché se così fosse, ci sarebbero ‘lenzuolate’ di numeri e riferimenti sui movimenti bancari eseguiti.
Insomma, forse è meglio che Rep. aggiusti il tiro. Siamo felici che il premier sia tornato a dialogare col quotidiano di Scalfari e De Benedetti ma non possiamo non rilevare che una volta avuto ‘sotto mano’ il premier sarebbe stato più interessante incalzarlo – come sanno fare i segugi di Rep – sulla crisi libica, il terremoto in Giappone, o per venire alle cose di casa nostra, la riforma della giustizia. Evidentemente dalle parti di Largo Fochetti, i politici e la loro vita privata servono a vendere copie. Come è successo per Vanity Fair con il caso Bocchino-Carfagna che la moglie del numero due di Fli ha deciso di mettere in piazza – anzi sul giornale – dopo due anni di voci, sussurra e spifferi.