Per ridistribuire le risorse non serve tassare una tantum i redditi alti

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Per ridistribuire le risorse non serve tassare una tantum i redditi alti

12 Marzo 2009

 

Franceschini ieri ha lanciato una proposta che sta facendo molto discutere maggioranza e opposizione. Il leader del PD vorrebbe alzare l’aliquota irpef dal 43% al 45% per i redditi superiore ai 120 mila euro. Tale misura interesserebbe circa 200 mila Italiani, compresi i Parlamentari di Camera e Senato, per dare, sembrerebbe, un segnale forte al Paese. In sostanza il maggiore esborso, che dovrebbe avere solo carattere una tantum, toccherebbe chi può vantare un reddito netto mensile superiore ai 6.200 mensili. Di riflesso si tratterebbe di un contributo di circa 100 euro in più all’anno e, su base mensile di circa 90 euro.

Ovviamente il contributo una tantum arriva a 2.500 euro per chi percepisce 200 mila euro l’anno, fino a 198 mila euro per i fortunati che registrano entrate per più di 10 milioni di euro all’anno.

Franceschini conterebbe così di rastrellare circa 500 milioni di euro dalla tasche degli Italiani più ricchi. E’ bene ribadire che la somma ottenuta è una tantum. Di fatto i soldi vengono raccolti in un solo esercizio e non costituiscono un ettito costante con cui sia possibile finanziare dei progetti seri e di ampio respiro. Si tratta perciò di un gettone che dovrebbe essere messo a disposizione delle persone più colpite dalla crisi. E quali sono? I disoccupati, i precari gli anziani? Ma soprattutto Franceschini dimentica di proporre, oltre a tante cifre, le modalità dell’erogazione della somma. Contributi a pioggia? Sconti? Ulteriori ricariche per la social card già messa a disposizione dal Ministero dell’Economia?

E’ pure vero che ci sono italiani che percepiscono redditi milionari. E che nei tempi di buona avranno accantonato cifre da capogiro. Ma ce ne sono molti altri, nella fascia di reddito compresa trai 120 mila e 160 mila che sono colpiti dalla stagnazione economica quanto gli operai degli stabilimenti. Ad esempio, il contratto collettivo del settore metalmeccanico prevede che i dirigenti possano essere liquidati dalle aziende senza troppi problemi, previo il versamento di alcune mensilità. Franceschini dovrebbe quindi andare a spiegare a uomini di 50 anni con la carriere stroncata, che in una simile congiuntura economica si ricollocano con molta difficoltà, quale sia la ragione per cui devono essere maggiormente tassati. 

Cambiano i segretari, ma nell’opposizione permane la logica di fomentare i contrasti sociali e formulare proposte meramente demagogiche, finalizzate a cavalcare l’opinione pubblica.

La crisi che dopo la finanza sta travolgendo il sistema economico produttivo, può essere superata solo attraverso drastiche misure strutturali. Tali da rimettere in moto il circolo virtuoso produzione – consumi. Più che l’elemosina, sono utili i provvedimenti che stimolino la ripresa delle aziende. Le imprese infatti devono garantire salari e livelli occupazionali per evitare il rallentamento dei consumi. Per questo motivo è necessario che le banche assicurino a imprenditori e famiglie l’accesso al credito, nonostante le difficoltà congiunturali e i maggiori rischi. La stretta alla liquidità ingessa l’economia e rallenta il paese.

Tutte queste istanze sembrerebbero accolte dal Governo che, nell’ordine, ha stanziato quasi 18 miliardi di euro da investire in infrastrutture e ammodernamento del Paese e ha messo a disposizione delle banche 12 miliardi di euro attraverso la sottoscrizione da parte dello Stato dei “Tremonti Bond”.

L’esecutivo inoltre sembrerebbe intenzionato a realizzare circa 5.000 alloggi popolari per i meno abbienti. Entro venerdì dovrebbe essere presentato una legge quadro per realizzare un c.d. piano casa. In questo modo il Governo metterebbe a disposizione dei cittadini in difficoltà nuovi appartamenti e, implicitamente, incentiverebbe il settore immobiliare in crisi.

Il Governo sta mettendo in campo provvedimenti che avvantaggiano maggiormente chi è più debole, il cui costo ricade su tutta la comunità. In questo modo si realizza la vera ridistribuzione delle risorse che avvantaggia i poveri e le fasce più esposte alla crisi. La proposta di Franceschini invece taglieggerebbe solo un ristretto numero di cittadini con risultati irrisori.