Per Santa Lucia l’appartamento è di Tulliani. E ora Fini che farà?
27 Gennaio 2011
Il ministro degli Esteri Franco Frattini ne ha ricevuto oggi la conferma proprio dal premier di Santa Lucia : le società offshore (Printemps e Timara) che acquistarono da Alleanza Nazionale l’appartamento di rue Princess Charlotte a Montecarlo sono di Giancarlo Tulliani, il cognato del presidente della Camera Gianfranco Fini.
A riferirlo è stato stamattina lo stesso titolare della Farnesina durante il dibattito a Palazzo Madama, che ha fatto seguito ad un’interrogazione promossa dal senatore Pdl Luigi Compagna. "Alcune settimane fa ho ricevuto una risposta dal primo ministro di Santa Lucia il quale, allegando il documento a suo tempo prodotto a lui stesso dal ministro della Giustizia, me ne ha certificato l’autenticità e la veridicità dei dati contenuti in quel documento", ha detto Frattini. Il documento di cui parla è quello che attribuirebbe di fatto la proprietà della casa a Tulliani, fratello della compagna di Gianfranco Fini.
Ora la palla rimbalza nella metà campo della Procura di Roma, dunque. Già, perché il ministro ha riferito di aver inviato tutta la documentazione ai magistrati romani che, se lo riterranno, ne faranno uso, osservando che sui particolari di questo documento non può né deve aggiungere altro. Frattini ha precisato che il suo ministero ha voluto accertare i fatti per fugare qualsiasi dubbio su presunti coinvolgimenti di apparati dello Stato in possibili azioni di depistaggio. Il documento era infatti già stato diramato dal ministro della giustizia di Santa Lucia ed era stato utilizzato dai detrattori del leader futurista come prova di un interesse privato da parte di Fini. Sul fronte opposto erano però stati avanzati dubbi sulla veridicità del documento.
L’intervento del capo della Farnesina al Senato è arrivato dopo una discussione aspra tra maggioranza e opposizione sull’opportunità dell’iniziativa del ministro. Una polemica che si è aggiunta a quella rivolta ieri dal Terzo Polo al presidente del Senato Schifani che, avendo calendarizzato la mozione di Compagna con una certa solerzia, avrebbe messo in evidenza l’intento di attaccare direttamente il presidente della Camera.
La vicenda, comunque, non ha smesso di scaldare gli animi neanche oggi. Francesco Rutelli ha infatti annunciato di non volere essere presente in Aula per ascoltare l’intervento di Frattini e Felice Belisario dell’Idv ha detto di considerare sospetta la velocità con cui il ministro si è presentato a Palazzo Madama per rispondere, a 24 ore dalla presentazione dell’interrogazione, quando alcune altre interrogazioni giacciono senza risposta da alcuni anni. Il finiano Carmelo Briguglio invece non ha esitato a puntare l’indice contro il premier Berlusconi per accusarlo di aver "piegato" Frattini e Schifani per condurre una battaglia politica nei confronti del leader di Futuro e Libertà.
Interventi, questi, che hanno suscitato la riprovazione di Luigi Compagna che ha preso la parola per chiarire quanto le ragioni dell’interrogazione fossero autentiche e "antitetiche al processo alle intenzioni" che sarebbe stato celebrato in Aula.
Secondo la capogruppo Pd Anna Finocchiaro il dibattito sarebbe stato del tutto "insignificante", considerando che in questo momento l’Italia, secondo la senatrice, ha ben altri problemi.
Gli risponde a distanza il vicecapogruppo dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello: "L’opposizione e’ talmente abituata a basare la propria politica sullo spionaggio delle telefonate altrui e a tenere l’occhio incollato al buco della serratura, che quando le questioni vengono ricondotte nell’alveo istituzionale trova che sia un fatto strano. Forse se il ministro Frattini avesse detto per telefono quello che aveva da riferire e il giorno dopo avessimo letto sui giornali le sue intercettazioni, ai colleghi della minoranza sarebbe sembrato più normale".
Ma ora che sulla vicenda si stanno delineando sempre più chiari i contorni della verità, sono in molti a tenere i riflettori accesi su Montecarlo. Uno su tutti il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri che ha detto: "È stato il presidente Fini che collegò le sue decisioni ad alcuni fatti…", invitando implicitamente Fini a rassegnare le dimissioni. Il motivo di tanta attenzione, infatti, era stato offerto dallo stesso Fini il 25 settembre scorso, quando in un videomessaggio aveva assicurato che qualora fosse stata accertata la proprietà dell’appartamento di Tulliani si sarebbe dimesso dalla carica di presidente della Camera. Ora bisognerà vedere se anche per il presidente Fini ogni promessa è debito.