Per Santoro Prodi è come Berlusconi

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Per Santoro Prodi è come Berlusconi

11 Ottobre 2007

Doveva essere il giorno del processo a Michele Santoro dinanzi alla Commissione di Vigilanza sulla Rai, quello di ieri. Ed invece si è trasformato nell’occasione dell’attacco del giornalista al presidente del Consiglio.

Si è conclusa così la prima audizione dell’indagine conoscitiva che la Vigilanza ha lanciato per analizzare “i criteri e le metodologie sui criteri informativi dei programmi Rai a carattere politico istituzionale”.

Indagine che aveva sollevato polemiche e più di qualche imbarazzo proprio nel centrosinistra visto che i “cespugli” sono stati tra i maggiori sostenitori di questa iniziativa. Polemiche che avevano scomodato addirittura nomi storici come quello di McCarthy e della sua commissione. Timori che proprio lo stesso Landolfi, presidente della Vigilanza, ha fugato sottolineando l’aspetto propositivo di queste audizioni. Così alla fine l’unica vera vittima è stata il premier finito sotto i colpi di Santoro.

L’ennesima coda polemica dell’ultima puntata di “AnnoZero”, quella sul pm calabrese De Magistris, che aveva fatto andare su tutte le furie il ministro Mastella e spingendo il premier Prodi a parlare di “mancanza di professionalità” e di una trasmissione poco “corretta”. Dichiarazioni che fin dal primo momento non erano piaciute al conduttore che le aveva bollate come “reazioni”. Ma il fuoco covava sotto la cenere. E così l’ex conduttore di “Samarcanda” alla prima occasione non si è lasciato sfuggire l’opportunità di replicare al professore. E ci è andato pesante. “Maleducazione”. Così Santoro ha definito immediatamente l’atteggiamento del premier (“una grave forma di maleducazione quella di polemizzare con trasmissioni che non si sono viste”). Chiaro, appunto, il riferimento a Prodi che aveva dichiarato di non aver visto la trasmissione ma comunque di non giudicarla “professionale”.

Ma il “telepredicatore” è andato oltre. “Io direi” ha continuato Santoro “guarda prima il programma e poi mi critichi. Se non lo si fa, allora l’atteggiamento nei confronti del destinatario delle critiche non è avere delle risposte, ma provocare una forma di delegittimazione”. Delegittimazione da parte del premier a cui il conduttore di “AnnoZero” proprio non ci sta precisando che “questo è un giudizio che può essere espresso dal mio Ordine ma non certo dal presidente del Consiglio”.

Un Santoro in palla, quindi, che anche sul fronte Mastella è stato altrettanto esplicito. “Mastella è un personaggio che attira la satira. Se sale su un’auto bianca con la moglie al suo fianco tra due ali di folla, noi non possiamo non riprendere gli applausi ed i fischi”. Nessuna strategia o premeditazione secondo l’ex parlamentare diessino: “Mastella non l’ho inventato io. E’ su tutti i giornali ed è il protagonista assoluto in questo momento”.

Un passaggio, poi, Santoro lo ha anche concesso alle critiche che spesso gli sono piovute sulla sua faziosità.  “Respingo l’etichetta di fazioso. Lo sono per conto mio e per conto del mio pubblico, ma mai per conto di terzi. E’ la mia storia professionale a parlare”. In particolare Santoro si riferisce a quando proprio con il CdA dei professori e con la presidenza Moratti aveva avuto le maggiori soddisfazioni professionali. E dal punto di vista professionale ha precisato che dal prossimo anno si cimenterà in nuove forme editoriali mettendo fine all’esperienza di “AnnoZero”.

Un Santoro che quindi ha avuto buon gioco e che ha anzi bacchettato la politica nostrana “incapace di cogliere le innovazioni ed i cambiamenti”. E in tal senso ha citato gli “esclusi” dal video come Grillo, Luttazzi, Guzzanti tutti considerati scomodi e “fuori dagli schemi” e per questo vittime di tale esclusione. Da qui la considerazione che il ciclone dell’antipolitica sia frutto dell’atteggiamento dell’attuale politica nazionale “senza più programmi ed idee. Senza una politica industriale ma caratterizzata da vere e proprie lobbies al proprio interno”.

Intanto anche il CdA della Rai ha preso in esame la puntata scorsa di “AnnoZero”. Nessuna censura spiegano i consiglieri del CdA ma la necessità di trovare una collocazione alla rubrica di Travaglio che così come messa non permette il diritto di replica e di rettifica. Nessun taglio ma solo una rimodulazione degli spazi. Altro che giornata di fuoco, questa per Santoro è stata una passerella.