Per Sarkò c’è una nuova “no-fly zone”
14 Aprile 2011
di redazione
All’incirca un mese fa scattava la no-fly zone sulla Libia fortemente voluta dalla Francia di Sarkozy per difendere i civili di Bengasi dalla repressione di Gheddafi, in ossequio alla Risoluzione delle Nazioni Unite. I caccia francesi, per primi, si alzavano in volo per colpire le postazioni militari del Rais e impedire all’aviazione libica di sollevarsi in aria.
La no-fly zone è un’area in cui vige il divieto di sorvolo, usata spesso come una misura punitiva per quegli stati, più o meno canaglia, che vengono messi all’angolo dalla comunità internazionale. Di solito, non è poi così risolutiva, come dimostra proprio il caso libico. Gheddafi ha resistito ai missili e alle bombe, finché la missione “Odissea all’Alba” non è diventata “Comando Unificato” passando sotto il controllo della NATO.
Ma Sarkozy deve averci preso gusto. Oggi, infatti, apprendiamo che il presidente francese ha approntato una nuova no-fly zone, stavolta nel suo Paese, per l’esattezza sulla cittadina di Cap Negre, che durerà fino al prossimo 26 aprile. I trasgressori, cioè i piloti che per distrazione dovessero violarla, subiranno fino a 45.000 euro di ammenda e da 6 mesi a un anno di detenzione. Sono tre anni, dal 2008, che la no-fly zone su Cap Negre è un appuntamento strategico della geopolitica francese.
Non serve a rovesciare brutali dittatori ma a difendere un interesse nazionale che sconfina nel personale: nella località francese è situata la villa di famiglia della bella Carla Bruni, ed è qui che i coniugi presidenziali trascorrono le loro vacanze pasquali. Da qui l’istituzione della area interdetta ai voli “per i bisogni legati alla protezione di alta autorità”.
Che dire? Che finalmente Sarkò può fare una no-fly zone senza l’aiuto della NATO, e a differenza di quanto avviene in Libia, sperare di vincere la sua guerra contro intrusi e paparazzi.