Per sbloccare la partita Rai il Pdl diserta la Commissione

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Per sbloccare la partita Rai il Pdl diserta la Commissione

12 Gennaio 2009

Potrebbe essere giunta ad uno sbocco la complicata vicenda della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. A compiere la mossa decisiva in questo senso i capigruppo di Camera e Senato del Pdl che ieri in una lettera pubblicata su Il Corriere della Sera hanno annunciato la decisione di non partecipare più a riunioni della Vigilanza finché Riccardo Villari non si sarà dimesso dalla carica di presidente. Una scelta fatta, come scritto nella lettera, “per sbloccare lo stallo Rai” e che arriva in un momento delicato e cioè poco prima della decisione della Giunta per il regolamento convocata per revocare dalla carica di presidente lo stesso Villari. Per chi si fosse perso qualche puntata Riccardo Villari era stato eletto qualche mese fa al vertice di San Macuto con il voto della maggioranza. Da allora era iniziato un duro braccio di ferro tra il senatore napoletano ed il suo gruppo di appartenenza, il Pd, conclusosi con l’espulsione dello stesso Villari e la decisione del Partito democratico di non prendere più parte alle riunioni della Vigilanza. Una scelta che di fatto aveva bloccato l’attività della Vigilanza ed in primis la nomina del nuovo CdA della Rai. Da qui infine l’intervento del presidente del Senato Schifani per trovare una soluzione: la revoca di Villari attraverso la Giunta per il Regolamento sulla base del suo passaggio al gruppo misto.

Questo fino all’iniziativa di ieri del Pdl, che adesso rimette tutto in discussione a partire proprio dal voto della Giunta che con grande probabilità sarebbe stato favorevole alla revoca. E proprio l’ipotesi di un voto favorevole avrebbe spinto il Pdl, preoccupato che una tale decisione potesse costituire un precedente pericoloso, a prendere posizione contro Villari. In pratica il timore all’interno del partito di centrodestra era che, sollevando Villari dalla presidenza perché espulso dal suo gruppo, si sarebbe affermata la tesi generale che basta l’esclusione dal gruppo di appartenenza per mettere in scacco un potere costituito come il presidente di una commissione. In questo modo si sarebbe concesso un potere enorme ai singoli gruppi. Da qui la mossa del Pdl che, come scrivono i capigruppo, intende “mettere da parte l’inaccettabile ipotesi di risolvere questa questione per via regolamentare”.

In realtà però la via d’uscita è ancora lontana perché, come spiega lo stesso vice capogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello: “Noi abbiamo fatto fino in fondo la nostra parte, e anche un passo in più. Spetta ora al presidente Villari tener fede al suo proposito iniziale di voler contribuire alla soluzione del nodo della Vigilanza e, soprattutto, spetta al Pd abbandonare la logica delle barricate per rendere questo sbocco possibile”. Al momento da Villari però non giunge alcun commento ufficiale ma è evidente che attenda piuttosto le prossime decisioni del vertice del suo ex partito. L’ipotesi più probabile è quella di un reintegro dello stesso Villari nel gruppo del Pd anche se, come spiegano da largo del Nazareno, questo potrà avvenire solo dopo le dimissioni da presidente del senatore napoletano.

Dimissioni a parte, è evidente che nel Pd si aprirà un confronto per trovare una via d’uscita che in molti sperano si possa chiudere già in questa settimana. Nel frattempo però le reazioni ufficiali che giungono dal partito di Veltroni sono positive. La capogruppo al Senato Anna Finocchiaro parla infatti della possibilità di fare passi in avanti, mentre Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione Pd, giudica “positiva l’iniziativa del Pdl” ed in un’intervista a Il Corriere della Sera invita maggioranza ed opposizione a riprendere il filo del dialogo dal nome di Sergio Zavoli che proprio a poche ore dall’elezione di Villari a presidente era stato individuato quale alternativa bipartisan al vertice di San Macuto. Voci critiche, invece, si levano da Idv dove Leoluca Orlando, per molto tempo candidato alla presidenza per il centrosinistra, punta il dito contro il centrodestra che secondo lui “si è imbrogliato nel suo stesso imbroglio parlamentare ed istituzionale”.

Come detto però l’ipotesi che si giunga in tempi brevi ad una soluzione dell’impasse è tutta da verificare e dipenderà in particolare dal Pd. Intanto si inizia a guardare anche al futuro ed in particolare al CdA della Rai che sarà il primo banco di prova per la rinnovata commissione. Spetterà infatti alla Vigilanza la scelta dei sette membri e del presidente del consiglio di amministrazione di viale Mazzini . Al momento i nomi sono i soliti: Petruccioli e Calabrese per la presidenza e Stefano Parisi o Lorenza Lei per la direzione generale. Ma la partita è tutta aperta anche perché fino a quando non si risolve il rebus della Vigilanza il totocandidati non potrà partire ufficialmente.