Per scongiurare la crisi Prodi pensa a un ritocco

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Per scongiurare la crisi Prodi pensa a un ritocco

25 Settembre 2007

Mastella l’aveva chiesta
subito dopo il voto al Senato sulla Rai. E’ la verifica di maggioranza. Ponendo,
anche, il premier dinanzi ad una scelta obbligata: chiarimento o elezioni.
Salvo poi precisare che la fedeltà nei confronti dell’Esecutivo non era da
mettere in discussione. Sarà così, ma oggi l’Unione è attesa da un
confronto interno tutt’altro che semplice. Un incontro che dovrà vedere
protagonista la legge finanziaria ma che nei fatti affronterà la questione dei
delicati equilibri all’interno della maggioranza. Romano Prodi lo sa bene. In
partenza da New York dove ha partecipato ai lavori dell’Assemblea Generale
dell’Onu ha cercato di dissimulare la tensione nascondendo i problemi.

Ai
giornalisti che gli chiedevano se il suo governo durerà ancora il professore ha
replicato con una battuta chiedendo “una moratoria anche per il suo governo”.
“Me lo chiedete tutti i giorni da sedici mesi” ha continuato Prodi spiegando
che “la mia posizione è che non cade e quindi il problema non sussiste”. In
realtà il problema c’è. Prodi sa bene di essere in un momento delicatissimo. Dall’incontro
di oggi, infatti, capirà quanta strada ha ancora il suo governo davanti a sè.
Il vero problema, però, per Prodi non è tanto l’accordo ma la sua validità. Infatti
questo alla fine ci sarà. La quadratura, anche se faticosamente, alla fine si
troverà. Forse annunciandola con la stessa enfasi con la quale venne annunciato
il “dodecalogo”. Il punto è un altro. Domani il governo uscirà dalla riunione
rinfrancato e convinto di avere spazi di manovra? E’ questo il nodo della
riunione di domani. Ormai è chiaro che la stagione del “dodecalogo”, iniziata
all’indomani della crisi di febbraio, è bella che finita. Che se ne apra
un’altra è quello che Prodi dovrà capire. Per questo si fa sempre più strada l’idea che per sancire la nuova fase occorra un fatto nuovo nel governo, un rimpasto, magari d’immagine, con una forte riduzione di ministri e sottosegretari. Potrebbe essere questo il coniglio nel cappello di Prodi nelle prossime ore o giorni.

Considerando anche che la prossima
settimana al Senato c’è una nuova insidia e cioè il voto di sfiducia sul
viceministro Visco. Considerando la situazione dire che questa è una missione
impossibile per Prodi è un eufemismo. L’Unione dopo la votazione della scorsa
settimana è a pezzi, dilaniata al suo interno. La crisi attuale è più grave di
quella di sette mesi fa, perché stavolta si tratta di microfratture che attraversano
tutto lo schieramento di centrosinistra. E si sa queste sono più gravi e capaci
di terremotare una coalizione specie se così debole come quella dell’Unione. Lamberto
Dini insieme ad altri due senatori ha preso le distanze dalla maggioranza anche
se, a quanto ha raccontato lo stesso Prodi, ha confermato lealtà al premier.
Nessun ribaltone. Lo stesso vale per i senatori Bordon e Manzione. Ma la percezione
che si ha all’esterno è che la situazione sta sfuggendo di mano ai vertici,
dell’Ulivo in particolare. Non più in grado di tenere insieme una coalizione
così eterogenea. Come conferma lo scontro sulle rendite finanziarie accesosi
questa mattina tra Rifondazione Comunista ed i riformisti dell’Unione.

Da un
lato i comunisti che sventolano il programma e chiedono l’inserimento già in
questa finanziaria di provvedimenti specifici. Dall’altro il centro del
centrosinistra che di tassazione di rendite non ne vuole sapere. Continuare a
governare o quanto meno dare respiro alla manovra di governo in queste
condizione è cosa alquanto difficile ed ardua. Senza dimenticare Di Pietro e
Mastella che in questo momento stanno giocando la loro partita. Italia dei
Valori è il partito più messo sotto accusa per tentare di mandare gambe
all’aria il Governo. A molti non è piaciuta l’entrata a gamba tesa sulla
vicenda Visco. La richiesta di dimissioni a molti è sembrata strumentale e
finalizzata a far cadere tutto. In effetti il ministro delle Infrastrutture
proprio in questi giorni sta intensificando la sua azione di smarcamento,
attaccando frontalmente Prodi e la sua politica. Dove porterà questa strategia
è difficile dirlo, ma è chiaro che in una fase di depressione di consensi per
il governo ed il centrosinistra e di bonaccia per il Partito Democratico l’ex
pm cerchi di raccogliere quanti più consensi che può. Non è da meno Mastella
che forse per la prima volta ha sentito sulla sua pelle la strana sensazione di
non sentirsi essenziale per gli equilibri di governo. Non più ago della
bilancia con Dini ed altri in fuoriuscita.

Da qui la necessità di recuperare
centralità alzando il livello dello scontro, facendo la voce grossa e
ritornando a dettare i tempi della politica del governo. Non a caso questa
riunione di domani è stata chiesta proprio dal leader del Campanile. Centralità
che rivendica anche la sinistra radicale che finora ha raccolto davvero ben
poco. La legge Biagi non è stata toccata, il ddl Gentiloni galleggia, sulla
sicurezza si parla di nuove strette ed anche sulla finanziaria ora ci sono
dubbi su come intervenire. Un andazzo che non è più tollerabile, pena un
tracollo della sinistra estrema. E’ evidente che tutte queste tensioni rendono
molto accidentato il cammino dell’Esecutivo e la possibilità di avere un
orizzonte più ampio dinanzi. Ecco perchè l’incontro di domani presenta molte
incognite. Il governo nell’immediato non è a rischio, ed in questo senso ha
ragione Prodi a dire che “il problema non sussite”, ma un conto è vivere un
altro è sopravvivere. E questo tempo, ormai, sembra essere finito.