Per Travaglio la legge è sacra purchè corrisponda alla sua
30 Dicembre 2011
di redazione
Come nella migliore tradizione stalinista, per Marco Travaglio i precetti costituzionali sono sacri fin quando gli aggradano e fintantoché la loro applicazione risulta funzionale ai suoi teoremi. In caso contrario, semplicemente non esistono.
Prendete il diritto di difesa. Scolpito nella roccia dai padri costituenti e talmente inviolabile per il nostro ordinamento da essere assicurato anche ai più incalliti criminali in ogni stadio del procedimento e in ogni grado di giudizio e anche dopo la condanna definitiva, per il Nostro diventa invece addirittura motivo d’ignominia se c’è da marchiare a fuoco giuristi e uomini di legge che nel corso della loro esperienza professionale abbiano avuto la ventura di contribuire a garantirne l’esercizio da parte di qualche imputato nei confronti del quale il tribunale mediatico avesse già emesso la propria inappellabile condanna preventiva.
Non si tratta di una questione meramente politica: non molto tempo fa, per esempio, ad attirarsi gli strali velenosi di Travaglio era stato l’ex senatore dei Ds oggi consigliere del Csm in quota Pd Guido Calvi, colpevole di aver rilasciato un’intervista sugli abusi nell’utilizzo delle intercettazioni telefoniche e per questo etichettato con malcelato disprezzo come “l’avvocato di D’Alema” quasi fosse un delitto. Ma poiché l’antiberlusconismo ha sempre il suo valore aggiunto nonostante la caduta del governo del Cav. e la “tregua tecnica” calata sul Paese, la primadonna del Fatto Quotidiano ha sfoderato il suo migliore repertorio per dar conto della neonata “commissione di studio sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione”, costituita dal ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi per riannodare i fili delle iniziative legislative in corso sulla materia.
Si dà il caso, infatti, che fra gli esperti chiamati a far parte della suddetta commissione vi sia il professor Giorgio Spangher, docente di procedura penale fra i più autorevoli d’Italia, già membro laico del Consiglio superiore della magistratura. Tanto è bastato perché a Travaglio la commissione anticorruzione andasse in uggia: non tanto e non solo perché a indicare al Parlamento il professor Spangher per l’elezione al Csm fu l’allora Forza Italia (circostanza già di per sé sufficientemente infamante!), quanto perché al noto processualpenalista è capitato d’incrociare i percorsi processuali di Silvio Berlusconi e indirettamente di Cesare Previti allorquando, interpellato dalle difese di alcuni coimputati nei processi Imi-Sir e Lodo Mondadori, vergò tre pareri pro veritate su questioni procedurali, e più recentemente, a proposito del caso Ruby, si espresse – peraltro in ottima e autorevole compagnia – per l’attribuzione della competenza funzionale al Tribunale dei ministri.
Per Travaglio, la principale pietra dello scandalo sembrerebbe risiedere nel fatto che i processi Imi-Sir e Lodo Mondadori ruotavano attorno all’accusa di corruzione in atti giudiziari. Di qui la facile domanda retorica: come può un "consulente dei corrotti" occuparsi di anticorruzione? Sarebbe come dire che un avvocato penalista che abbia assistito accusati di assassinio non possa sedere in una commissione incaricata di studiare la normativa contro gli omicidi. O affermare che Giulia Bongiorno dovrebbe astenersi ogni volta che nella Commissione Giustizia da lei presieduta a Montecitorio transitano disegni di legge che riguardano reati che siano mai stati contestati ai suoi clienti, o che il noto avvocato dei pentiti Luigi Li Gotti dovrebbe abbandonare l’omologa assise di Palazzo Madama in ogni occasione in cui la stessa si trovi a occuparsi di Cosa Nostra.
Ma come si sa talvolta anche la geometria è materia variabile. E dunque, forse ignaro del fatto che il diritto di difesa sta a un giurista come il diritto all’informazione sta a un giornalista, un professore di procedura penale che rilascia pareri professionali su questioni procedurali alla difesa di un imputato dev’essere sembrato a Travaglio roba dell’altro mondo. La prossima volta che lo vedremo comiziare con la Costituzione in mano, sapremo quale uso ne fa appena sceso dal palco: un ottimo rialzo per la suola delle scarpe, per allungare di qualche centimetro la sua prosopopea.