Pera parla d’Europa e non fa sconti
25 Marzo 2007
di redazione
L’ubriacatura europeista di questi giorni ha un chè di stucchevole. Si vuole resuscitare la costruzione comunitaria con dosi massicce di retorica, buone intenzioni e pubbliche celebrazioni. Tutto l’opposto di quello davvero che servirebbe: più scelte, più politica, più ascolto verso i cittadini, e come dice Benedetto XVI, più senso della propria identità. Invece di dilungarmi su questi temi vorrei proporvi la lettura di un ottimo editoriale di Marcello Pera, apparso su Il giornale un paio di giorni fa. Lì è detto tutto quello che serve.
Potete trovarlo anche sul sito www.marcellopera.it
LA MESSA CANTATA PER L’EUROPA
di Marcello Pera
da Il Giornale 23 marzo
Festa grande, oggi, al Senato, provvisoriamente riaperto anche se non per attività legislativa. Contenti come pasque, i grandi padri dell’Europa – da Prodi a Barroso, da Ciampi a Giscard, passando per Andreotti, Colombo e Delors – ne celebreranno in pompa magna le magnifiche sorti e progressive nel 50° anniversario dei Trattati di Roma. Inutile dire come andrà a finire. Come al solito, la celebrazione servirà a celebrare le idee dei celebranti. Come al solito, si dirà che l’Europa è, in sè, per sè, e di per sè, fattore di sviluppo, di coesione, di pace. E come al solito si sosterrà che occorre andare avanti alla maniera consueta, cioè senza ascoltare nessuno e senza mai sottoporsi ai voti o, quando questi ci sono e sono contrari, senza tenerne conto alcuno. Che in questa Europa l’eurocrazia prevalga sulla democrazia e gli equilibri di forza fra gli stati (in particolare le convenienze franco-tedesche) superino sempre i veri bisogni dei cittadini, ai celebranti non importer