Perché a Napoli la Magistratura si muove solo ora?

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Perché a Napoli la Magistratura si muove solo ora?

Perché a Napoli la Magistratura si muove solo ora?

28 Maggio 2008

 

La domanda, apparentemente semplice, in questo momento è una sola: come mai la magistratura a Napoli si muove proprio adesso per fare le pulci ai dirigenti del commissariato staordinario per lo smaltimento dei rifiuti? La relazione della Corte dei conti che indicava gli sprechi e le ruberie dell’era in cui come commissario c’era Bassolino, nonché quelle delle seguenti gestioni, ha ormai più di due anni.

Bassolino dovrà poi rispondere ben presto, insieme ai suoi collaboratori e ad alcuni industriali che hanno fatto affari ai tempi suoi, davanti a un tribunale con le pesanti accuse di truffa aggravata ai danni dello stato e frode in pubbliche forniture.

E allora che bisogno c’era di azzerare la neo insediata struttura di Guido Bertolaso vanificando di fatto le scelte decisioniste di Berlusconi operate durante il primo consiglio dei ministri a Napoli?

Ci sono due scuole di pensiero.

La prima passa per il ministro Guardasigilli Angelino Alfano secondo cui "l’emergenza Napoli è talmente globale che non poteva essere presa da un solo lato". Alfano rivendica il fatto di avere "assunto delle misure che attribuiscono delle competenze specificamente al procuratore di Napoli, questo per evitare che vi possano essere pressioni anche delle opinioni pubbliche locali sui singoli magistrati territoriali" e che "quella sia la via giusta".

La seconda scuola di pensiero, molto più drastica e indignata, fa capo da una parte allo stesso Guido Bertolaso (che sembra si sia lamentato direttamente con Berlusconi per l’arresto della sua diretta collaboratice Marta Di Gennaro)  e dall’altra all’ex capo dello stato Francesco Cossiga, che in questi casi ama molto recitare il ruolo della "bocca della verità".

E che dice Cossiga? Che "la magistratura militante vuole la resa del governo proprio sul problema mondezza". "Con la retata, ordinata ieri dai  pubblici ministeri di Napoli, dello stato maggiore di Bertolaso e quindi con la decapitazione della ‘macchina da guerra’ messa su da Berlusconi per combattere la ‘monnezza’, la magistratura militante  ha dato un segnale preciso  – sostiene Cossiga -. Quello che lorisignori  vogliono non è né un armistizio né una pace contrattata: essi vogliono la resa del Governo e della maggioranza (quindi del  Parlamento) alla magistratura militante e alla sua guida: l’Anm".

Una critica nenche tanto indiretta e implicita ai toni morbidi usati da Alfano martedì al Csm durante il proprio discorso di auto presentazione alla casta togata.

E infatti Cossiga si diverte a punzecchiare proprio il Guardasigilli: "Ma perché  Alfano non va in visita, preceduto da un funzionario della Polizia Penitenziaria che  regga una grande bandiera bianca, alla sede dell’Associazione Nazionale Magistrati, e, inginocchiatosi davanti al presidente Palamara, non dichiara che egli, il Governo, la maggioranza e il Parlamento si arrendono senza condizioni? Ma non ha capito nulla dal caso  Mastella? Ma proprio vuole che la procura della Repubblica di Palermo  gli arresti la moglie, il padre e qualche altro parente?"

Il sarcasmo di Cossiga, come al solito, non conosce limiti: "Almeno Alfano faccia adottare subito un decreto-legge con il quale, con effetto retroattivo dal primo gennaio 2008 le retribuzioni dei magistrati sono quadruplicate  e assoggettate soltanto a un prelievo fiscale dell’1 per mille , ridotto  dello O,50 per chi ha una moglie o un amante e dello  0,25 per chi ha sia la  moglie  sia l’amante".

L’interpretazione, meno caustica di quella di Cossiga ma altrettanto disincantata, che della vicenda dà il segretario dell’Unione delle Camere penali Renato Borzone, che proprio stasera incontrerà il ministro Alfano insieme a tutto l’esecutivo dell’Ucpi, è grosso modo questa: "Premesso che bisogna conoscere gli atti su cui stanno operando i magistrati partenopei, a me questo blitz dà l’dea che una certa parte della magistratura non si fidi affatto delle parole concilianti del ministro che in pratica ha promesso che le carriere non saranno separate, e a ben vedere la diffidenza ha qualche ragione di essere dal  punto di vista dei magistrati: sono stati infatti molti gli esponenti di An,  a cominciare da Giulia Buongiorno, che in questi giorni hanno più volte ribadito che il problema della seprazione delle carriere è invece sempre all¹ordine del giorno, smentendo di fatto quello che il ministro si affanna a rassicurare in tutte le sedi istituzionali. Io posso pensare che certi giudici, non sapendo bene dove votarsi, abbiano creduto che il tenere sulle spine l’attuale maggioranza su un problema così sensibile come è diventata la mondezza a Napoli possa essere un’indispensabile mossa di pre tattica, tanto per utilizzare un linguaggio calcistico.. ma ovviamente siamo nel campo delle ipotesi allo stato puro..".

A sinistra ovviamente, dentro e fuori il Pd, tutti si trincerano dietro il solito stantio ritornello della "piena fiducia nell’azione della magistratura".

Soprattutto se e quando  non se la prende con Bassolino e la Jervolino ma con gli uomini scelti dall’attuale premier. Ma anche a destra non tutti la pensano come Cossiga, Bertolaso e lo stesso Berlusconi. Leggere per credere le dichiarazioni del vicepresidente della regione Campania Salvatore Ronghi secondo cui "è scorretto prendersela ora con quegli stessi magistrati che hanno deciso il rinvio a giudizio di Bassolino".

Magari qualcuno potrà obiettare che Ronghi, dopo il clamoroso addio ad An alla vigilia delle elezioni, al termine di ben 37 anni di militanza, allorchè non era stato candidato in Parlamento, potrebbe non fare testo. Ma come lui sono in molti altri a pensarla.

Anche se non assurgono a una vera e propria "terza scuola di pensiero" che possa minimamente contrastare le suddette due che per ora sono dominanti.