Perché al genio vero perdoniamo la sregolatezza, e perché è giusto così

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Perché al genio vero perdoniamo la sregolatezza, e perché è giusto così

26 Novembre 2020

Quando il Padreterno concede a qualcuno un talento straordinario, è un regalo che fa agli altri prim’ancora che al diretto interessato. Le opere, le scoperte, le conquiste di uomini fuori dal comune sono prodigi stratificati nei secoli dei quali gode l’intera umanità. E di fronte a caval donato c’è poco da fare gli schizzinosi.

Pensiamo a Mozart: debosciato di prima categoria, monumento musicale ineguagliato e ineguagliabile finché la storia del mondo avrà fine. Ma l’apoteosi delle umane debolezze sta nella figura cinematografica di Antonio Salieri, che tutti ricordiamo nel film “Amadeus” disperarsi perché un dono così sublime fosse toccato in sorte a uno scempiato di tal fatta e non a una personcina ammodo come lui. E invece forse avrebbe dovuto, l’ingrato Salieri di Milos Forman, benedire il Cielo per aver potuto assistere in prima persona alla manifestazione di cotanto prodigio e in qualche modo rifulgere della sua luce riflessa.

E’ la riedizione in salsa creativa dei vizi privati e delle pubbliche virtù. Laddove la virtù sta nell’esplosione di doti straordinarie più che nell’ostentazione di una probità irreprensibile. E’ sempre stato così per scienziati, letterati, capitani d’industria, condottieri, uomini di Stato, sportivi, non ne parliamo proprio degli artisti. Pietre miliari per l’umanità, soggetti abbastanza discutibili nelle scelte personali.

Certo, ogni tanto càpita pure il genio senza sregolatezza e anzi umanamente straordinario. Ma, diciamocelo, nel campo dei fenomeni la norma è Maradona. Talento inarrivabile, casini assurdi per il resto, e una speciale licenza per la quale il mondo guarda ai secondi con tenera indulgenza in nome del primo. Ed è giusto così (per l’indulgenza), almeno fintantoché non si cerca di fare dei propri vizi privati un’ideologia da imporre agli altri.

Ma allora non dimentichiamocela questa sublimazione collettiva del Pibe de Oro, questa unanimità di giudizio (salvo rare eccezioni di indignati in servizio permanente effettivo… per dirla con il giornalista Marco Iasevoli, gente che non è riuscita a trarre il buon esempio dal proprio padre e a campare voleva imparare proprio da Maradona), questa parentesi di magnanimità. Ricordiamocela quando la ruota, nel girare, si ferma sulla casella di altri genii che a differenza di Diego Armando non si capisce neanche bene cosa abbiano fatto di così male nel loro privato. Ecco, piangiamo tutti insieme il più grande calciatore di tutti i tempi, che in suo nome vengono perdonati perfino gli assembramenti. E qualcuno per favore dia una parte a Kevin Spacey.