Perché anche il petrolio è diventato un bene rifugio
04 Gennaio 2008
Lo chiamavano
“oro nero” e come l’oro e’ diventato. Il petrolio fa parte ormai dei cosiddetti beni rifugio:
in caso di crisi economiche, in atto o attese, la “finanza” utilizza alcune
materie prime come beni su cui investire, a cominciare dall’oro e dal petrolio.
Gli Stati Uniti stanno attraversando un periodo difficile e il dollaro tende ad indebolirsi, peraltro
continuano a consumare prodotti petroliferi in abbondanza. Oltretutto un’ondata di freddo molto forte ha
investito gli States, richiedendo ancora piu’combustibili. E il Presidente non
sembra affatto intenzionato a metter mano alle riserve petrolifere
strategiche.
Gli approvvigionamenti
dall’estero sono sempre più importanti e sempre più incerti.
La situazione
geo-politica delle aree produttrici è in forte
movimento. Iraq, Iran, Pakistan, Venezuela, Nigeria, Sudan e Kenia: tutti Paesi che producono o che condizionano le produzioni di
petrolio e che si trovano coinvolti in guerre, in sommosse o in forti
instabilità politiche.
Ma ciò che appare determinante in questo salto del
prezzo del petrolio sopra i 100 dollari a barile è l’azione degli speculatori
finanziari. Sempre meno sembrano contare strategie e decisioni dei Paesi
produttori o delle grandi Compagnie
petrolifere rispetto alla determinazione dei traders, che ormai sono
determinanti nel definire il prezzo del
petrolio.
Le alternative al petrolio sono complesse e in ogni modo richiedono
tuttora tempi lunghi. E’ di ieri
per esempio la notizia che la danese
Vesta ha venduto agli Stati Uniti 33
turbine eoliche per una capacità
complessiva di 99 megawatts. Non è
proprio una goccia nel mare dei bisogni, ma quasi. C’ e’ il solare termico, quello elettrico, l’idrogeno, le
bioenergie, il nucleare di quarta generazione. Ma tutto questo richiede tempo,
molto tempo, prima di vedere degli effetti veri sui mercati energetici. Con
decisioni immediate e drastiche gli effetti sono valutabili al 2015- 2020.
Al
rialzo del prezzo del petrolio, non resta
che consumarne meno, secondo vecchie regole. Ma anche i fori della cintura
hanno un limite . E’ vero che siamo
obesi e che i margini per ridurre le abbuffate energetiche ci sono ma sono
limitati e impopolari. Al mercato l’obesità energetica piace.
E quindi
resteremo nelle mani degli speculatori,
non solo per i nostri consumi energetici, ma anche per i consumi di
tutti i prodotti chimici che hanno a che fare con il petrolio, come l’area
delle materie plastiche. Aumenteranno i
prezzi di molti prodotti e il potere di acquisto medio diminuirà in tutti i
Paesi occidentali petrolio-dipendenti.
Oro e petrolio dunque
beni rifugio per gli investitori. L’oro ha raggiunto il suo record storico il 2 gennaio 2008 con
857,30 dollari l’oncia. Il petrolio valeva poco più di 10 dollari dieci anni
fa e il 2 gennaio 2008 ha toccato il suo massimo storico superando l’asta
dei 100 dollari a barile.
Oro e petrolio. Due beni rifugio. Il petrolio è
però anche uno dei più importanti prodotti di consumo per lo sviluppo: il
fatto che stia diventando anche bene rifugio può essere pericoloso.