Perchè i civili Tamil contano meno di quelli palestinesi?
19 Maggio 2009
di redazione
Dallo scorso gennaio l’esercito singalese ha ucciso circa 7.000 civili Tamil provocando solo qualche rigurgito di compassione nelle tv e sui giornali italiani e nemmeno una manifestazione all’università. Oltre 2.500 “Tigri” combattenti, compreso il capo supremo dei terroristi, sono morte. “Nelle ultime 24 ore più di 3.000 cadaveri sono stati abbandonati nelle strade”, ha detto un portavoce delle Tigri.
Alla fine i ribelli si sono arresi, a differenza di Hamas che è ancora lì pronta a trascinare all’inferno i palestinesi. Ma dov’è finita l’indignazione di Michele Santoro in una puntata di Anno Zero degna di Al Jazeera? Ogni vittima Tamil vale si è no un centesimo di un palestinese, mediaticamente parlando.
Quando Israele ha invaso Gaza si è ritrovato isolato da tutta la comunità internazionale. Le riunioni e le mozioni al Consiglio di Sicurezza dell’Onu si susseguivano freneticamente. Alla fine il governo Olmert ha desistito. Nel caso dello Sri Lanka il governo “aggressore” è andato fino in fondo, forse troppo. C’è stata solo una riunione informale del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Consigliamo a Santoro di mandare uno dei suoi embedded a Palermo, dove un centinaio di Tamil stazionano protestando davanti alla prefettura.
Siamo uomini di mondo e comprendiamo che quella dei Tamil è una guerra dimenticata, ma sarebbe bello sapere che ne pensa la sinistra di un post apparso giorni fa sul sito di Indymedia: “Se il governo di Israele facesse fuori in una settimana migliaia di persone saremmo giustamente incazzati neri – scrive un anonimo antagonista – Possibile che il nostro internazionalismo si limiti alla questione palestinese e si tralascino massacri addirittura peggiori?”. Possibilissimo.