Perché il pm Massimo Russo dovrebbe accettare la guida della Sanità in Sicilia

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Perché il pm Massimo Russo dovrebbe accettare la guida della Sanità in Sicilia

23 Maggio 2008

Gli ultimi giorni di maggio, a Palermo, sono uno sfrontato preludio all’estate ormai incipiente. Uguale sfrontatezza, c’è da dirlo, dimostra la vita pubblica siciliana nel produrre i propri paradossi. L’ultimo, in ordine di tempo, attiene alla prossima nomina del Pubblico Ministero Massimo Russo quale nuovo assessore alla Sanità all’interno della giunta regionale siciliana presieduta da Raffaele Lombardo.

Appare utile svolgere un breve riepilogo degli ultimi accadimenti a beneficio di chi non ha il diletto nè la necessità di conoscere le vicende politiche siciliane. All’inizio dell’anno, il Governatore Salvatore Cuffaro viene condannato in primo grado per favoreggiamento di persone riconosciute colpevoli di “reati di mafia”. Nelle more di un’aspra contestazione sociale e politica, nonché del procedimento di rimozione avviato dal Governo di Romano Prodi di concerto con la Procura della Repubblica di Palermo e con il Commissario dello Stato preso la regione siciliana, Totò Cuffaro, dopo aver provato a tener botta, lascia la sua poltrona, rassegnando le proprie dimissioni nel corso di un infuocato dibattito d’aula a Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento siciliano.

Le elezioni regionali, tenutesi contestualmente alle Politiche, registrano il trionfo del leader del Movimento per l’autonomia Raffaele Lombardo, eurodeputato e Presidente della provincia di Catania. La senatrice Anna Finocchiaro, durante la campagna elettorale che si sarebbe poi conclusa con una debacle, aveva più volte etichettato Lombardo come perfetto epigono cuffariano, tutto dedito a costruire clientele pur di arraffare voti, borderline sul crinale scosceso della connivenza. Le facevo eco, da Roma, Veltroni il quale invitava calorosamente i siciliani a ripudiare i rappresentanti del malaffare e della collusione in favore dei limpidi candidati di sinistra sostenuti da tutte le associazioni operanti nella società civile.

Eccoci, dunque, ai giorni in cui Lombardo si trova a dover comporre la propria squadra di governo. E cosa ti combina, diavolo di un catanese? Propone la poltrona di assessore ad un PM. Sì, ma non una poltrona qualunque, bensì quella di Assessore alla Sanità che, per capirci, è in Sicilia la causa pressocchè unica del debito pubblico, la fonte primigenia di tutte le clientele.

Sì, ma Lombardo tale incarico non l’ha proposto ad un Pubblico Ministero qualunque. Il destinatario è Massimo Russo, presidente della sezione palermitana dell’ANM, uno di quelli che ha fatto le barricate contro politiche a suo dire troppo blande da parte della Procura di Palermo ai tempi di Grasso,  un seguace del Procuratore Caselli, insomma un “integralista”.

Tutto bene dunque, applaudiamo alla lieta novità. Certo, se non fossimo in Sicilia. Le voci che accolgono favorevolmente l’ipotesi, fortunatamente, non mancano. Sfugge, invece, il senso di quelle che, provando ad intimidire Russo, gli danno del traditore. Secondo Sonia Alfano, figlia di un giornalista ucciso dalla mafia e candidata Governatore alle ultime elezioni sotto le insegne di Beppe Grillo, un Pubblico Ministero non può far parte di un governo di centro-destra in Sicilia senza ledere i concetti di giustizia e di pietà verso tutti i defunti caduti sotto la scure mafiosa.

Voci dello stesso tenore provengono dagli ambienti universitari dell’attivismo politico secondo cui tale eventualità sarebbe un’onta inaccettabile, una vergogna che segnerebbe la caduta dell’ultima frontiera contro lo strapotere mafioso, l’autorità dello Stato.

Venendo a conoscenza di queste reazioni poco comprensibili torna alla mente un articolo che Leonardo Sciascia, accanito oppositore della mafia, scrisse alla fine degli anni 80 sul Corriere della Sera dal titolo “I professionisti dell’antimafia”. Sembra che certi ambienti siciliani non tollerino l’idea di una pacificazione tra la destra isolana e il mondo giudiziario perché, per questa via, verrebbero privati del terreno di scontro e di quelle battaglie ideologiche di cui, ormai, sono “professionisti”. E’, dunque, preferibile continuare ad additare la destra come il covo di chi è solito delinquere e più redditizio utilizzare il clima di odio che ne deriva quale brodo ci coltura per maggiori guadagni ed ulteriore visibilità.

Ben più proficuo, per il bene dell’isola, è auspicarsi che il dott. Russo accetti l’incarico, riversandovi tutta la propria preparazione e l’integrità professionale che lo contraddistingue. Auguri.