Perché Israele non piace alla Federazione Internazionale Giornalisti

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Perché Israele non piace alla Federazione Internazionale Giornalisti

08 Agosto 2009

Negli anni della Cortina di Ferro, da Mosca era partita una precisa direttiva indirizzata a tutte le segreterie dei Partiti Comunisti e Socialisti europei in cui si prescriveva di considerare lo Stato di Israele come ostile, avendo gli Stati Uniti dato il proprio appoggio agli israeliani attaccati militarmente dai paesi arabi: quindi Israele da quel momento è stata equiparata al nemico statunitense. Chi si alleava con gli Usa, per l’Urss era ovviamente un nemico. Questa forma mentis, abilmente pilotata dal condizionamento ideologico sovietico, è stata talmente invasiva da perdurare ancora oggi negli strati culturali delle Sinistre europee, dai centri sociali, agli ambienti radical-chic, ai vertici dei Partiti, non escluso il nostro PD.

Da una quindicina d’anni, poi, il jihad islamista è diventato a tal punto efficiente mediaticamente da imporsi coi propri canoni politici e culturali non solo fra le genti mediorientali o nordafricane, ma soprattutto sul suolo occidentale, ormai ricettacolo di milioni di possibili militanti musulmani. Di ciò ha approfittato la perfetta propaganda palestinese (iraniana, siriana, libanese, ecc.), sistematicamente votata a diffondere, sopratutto in Europa, anti-semitismo e odio verso Israele. I risultati si vedono costantemente perfino nelle imbarazzanti posizioni assunte dall’Onu, o nell’incapacità della UE di distinguere per 40 anni le menzogne strumentali dell’Olp prima, dell’Anp poi e di Hamas ora, o ancora nella decisione di Cornelio Sommaruga, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, che ha rifiutato l’ingresso nell’organizzazione della Magen David Adom, equivalente israeliano della Red Cross, con la seguente motivazione: «Se accettassi il simbolo della Stella di David, perché non dovrei fare altrettanto con la Svastica?».

L’ultima vergogna in ordine di tempo riguarda la recente espulsione del Sindacato israeliano dei giornalisti dalla International Federation of Journalists (Ifj), la Federazione Internazionale Giornalisti. A dimostrare quanto la campagna mediatica e culturale anti-israeliana sia ormai divenuta un virus pandemico, sottolineiamo come la decisione è stata presa all’unanimità da tutte le federazioni, quindi anche da parte della Fnsi, Federazione Nazionale Stampa Italiana, rappresentata dall’ex segretario Paolo Serventi Longhi. La motivazione ufficiale è il mancato pagamento delle quote societarie, ma al di sotto di questa ben altre considerazioni sono palesi. «Anche se questa fosse davvero la motivazione ufficiale – scrive Pierluigi Battista del Foglio – non è comunque sufficiente per giustificare un atto contro il pluralismo e la libertà di opinione sempre difesi da tutti i giornalisti italiani». Il veterano della stampa israeliana Chaim Shibi commenta: «Dovremmo pagare le quote per le campagne contro Israele? Nessuno stato o comunità scientifica ha mai subito un simile fuoco cultural-ideologico come Israele. L’espulsione si inserisce in un forsennato progetto di boicottaggio di Israele che dura da sette anni».

Il problema, infatti, qui non sono le quote, bensì la posizione violentemente anti-israeliana dell’Ifj, ormai ostaggio dell’oltranzismo nazi-islamico, invece d’essere esempio di democrazia, verità e libertà per la stampa internazionale. Gli esempi non mancano, e la verità, come si scopre conoscendo meglio le cose, è che Aidan White, il Segretario Generale della Federazione Internazionale, è da vent’anni sempre e notoriamente su posizione aggressivamente anti-israeliane.

Secondo Giulio Meotti del Foglio, «l’espulsione è il culmine di una campagna di discriminazione a cui la Federazione si è votata da anni contro lo stato d’Israele. Due anni fa il National Union of Journalists, il sindacato della stampa britannica nonché l’ala più consistente della Federazione internazionale di cui esprime anche il presidente, Jim Boumelha, votò per boicottare Israele e tutti i prodotti dello stato ebraico. Sempre tre anni fa, durante la guerra fra Hezbollah e lo Stato ebraico a seguito del rapimento di due soldati israeliani (poi uccisi dai terroristi islamici), il segretario generale della Federazione internazionale, Aiden White, condannò il bombardamento israeliano della Tv di Hezbollah al Manar, finanziata da iraniani e siriani». Non importa che al Manar sia responsabile di una continua educazione alla violenza e alla guerra contro gli israeliani perfino nei programmi per i bambini, come spiega bene l’articolo del Foglio: «Manar diffonde propaganda antisemita e islamista e nei suoi programmi accusa gli ebrei, tra l’altro, di omicidi rituali con il sangue dei bambini arabi (c’è un programma in cui due ebrei sgozzano un bambino arabo per raccoglierne il sangue da utilizzare per la preparazione del pane azzimo), del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki e di aver tramato coi nazisti organizzando essi stessi la propria persecuzione per accelerare la nascita di Israele. È la stessa Manar, durante la guerra a Gaza, a trasmettere il discorso di Himam Sa’id, guida suprema della Fratellanza islamica in Giordania: “Voi, gente di Hebron, voi state combattendo una guerra contro gli ebrei, e lo sapete fare bene. Abbiamo visto come, in un giorno del 1929, avete trucidato gli ebrei di Hebron. Oggi, trucidateli sulla terra di Hebron, uccideteli in Palestina”. La stessa Federazione protestò quando l’esercito israeliano colpì gli studi dalla Tv di Hamas, al Aqsa. Ma non ha mai denunciato la terrificante propaganda anti-giudaica propugnata dall’emittente, che chiama “ratto marcio” Israele, che inneggia allo sterminio degli ebrei e incita i kamikaze, che mostra bambini cinturati di esplosivo da terroristi suicidi e imam che promuovono il jihad persino in Italia».

Un altro episodio per chi avesse dei dubbi sulla malafede della Ifj: la Federazione della Stampa Giordana (Jpa) ha appena acconsentito alla richiesta, proveniente direttamente dalla Ifj, di ospitare una serie di conferenze internazionali che si svolgeranno nel mese di ottobre, ma solo dopo aver ricevuto ampie assicurazioni in merito all’esclusione di Israele. Il vice Presidente della Jpa, tal Hikmat Momani, ha infatti candidamente ammesso al Jordan Times che «noi siamo contro qualsiasi forma di normalizzazione con Israele, che ancora occupa i territori arabi e viola i diritti dei palestinesi e degli arabi stessi».

Israele, unica vera democrazia in Medio Oriente, viene boicottata dalla Ifj, però nessun provvedimento è mai stato preso dalla stessa Federazione contro i media iraniani, sauditi, siriani, libanesi, palestinesi privi di pluralismo, votati al lavaggio di cervello delle masse e all’istigazione alla violenza fin nei programmi per l’infanzia. Per non parlare della viltà della Federazione verso altri paesi privi di democrazia e in cui regna l’illegalità: vogliamo parlare dei media cinesi, coreani, russi…?

È facile, come sempre, attaccare Israele, e ormai è di moda. Ma c’è chi non ci sta.

In una lettera aperta alla Fnsi, una nutrita schiera di autorevoli firme del giornalismo italiano denuncia quanto riportiamo:

All’attenzione di:

Franco Siddi , Segretario della Fnsi

Roberto Natale, Presidente della Fnsi

Egregio Segretario, egregio Presidente,

dopo lo scandaloso e vergognoso voto con il quale i membri dell’esecutivo della Federazione internazionale dei giornalisti hanno espulso i colleghi israeliani, senza ascoltarne le ragioni, vi chiediamo:

a) Il voto del rappresentante italiano, Paolo Serventi Longhi, è stato concordato con la segreteria e/o con la giunta della Fnsi?

b) Dopo la polemica vicenda delle quote (sollevata dai colleghi israeliani in seguito alla costante esclusione da momenti importanti della Federazione internazionale, come l’aver tenuto all’oscuro i giornalisti israeliani di una missione investigativa sugli eventi di Gaza. E che in ben due occasioni, a Vienna e a Bruxelles, i giornalisti israeliani sono stati esclusi dagli incontri sul Medio Oriente), pensate anche voi, come Serventi Longhi, che l’unica soluzione fosse quella burocratica, invece che avviare finalmente un chiarimento politico al vertice della Fig?

c) È utile per noi italiani far parte di questo organismo non democratico che costa alla Fnsi – quindi alla tasche di tutti gli iscritti – circa 100 mila euro l’anno?

d) Sono stati mai esaminati dalla Fig e dai suoi vertici gli omicidi di colleghi in Iran, in Cecenia, e in altre parti del mondo?

e) È mai stata presa una posizione ufficiale su questi tragici avvenimenti?

f) La Federazione internazionale è mai intervenuta sui giornalisti di quelle tv arabe che reclamano “la morte di tutti gli ebrei”?

A nome di quasi 3 mila aderenti (giornalisti e lettori) vi chiediamo di prendere pubblicamente le distanze da una decisione vergognosa e inaccettabile dalla società civile. E di promuovere, contemporaneamente, un’indagine sull’intera attività della Federazione internazionale, con una commissione di cui faccia parte qualcuno degli amministratori di questo gruppo, sospendendo, nel frattempo, la partecipazione della Fnsi alle attività della Federazione Internazionale.

Vogliamo saperne di più, poiché funziona anche con i nostri soldi.
(seguono 3000 firme fra cui Onofrio Pirrotta, Maria Laura Rodotà, Claudio Pagliara, ecc.).

Ma a tutt’oggi nessun provvedimento ufficiale è stato preso per porre rimedio a tale scandalo.