Perché l’Occidente non sa più riconoscere il male

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Perché l’Occidente non sa più riconoscere il male

14 Gennaio 2017

In fondo ha avuto davvero poca eco mediatica la vicenda dei quattro giovanissimi afroamericani che hanno rapito, picchiato e torturato un disabile negli Stati Uniti. Prima di essere arrestati dalla polizia, i quattro avevano diffuso un video su Facebook con le immagini terribili delle torture, e la colonna sonora all’insegna di “Vaffanculo i bianchi; vaffanculo Trump”. La stampa internazionale ha fatto presto ad archiviare la faccenda, “razzismo“, ha detto qualcuno, dimenticanto che a essere coinvolto, anzi, vittima, del fatto, era un disabile, e in ogni caso il colore della pelle dei bulli e (verso Trump) non hanno fatto notizia più di tanto.

E’ il caso di quel giornalista e conduttore di una trasmissione della CNN, che riflettendo sull’episodio del disabile torturato, ne ha dato conto come di un episodio poco “malvagio”. Giustificando in qualche modo i protagonisti come dei ragazzotti che avevano ricevuto solo una pessima educazione a casa. Tutto qua. Il punto è che questa versione dei fatti, i poveri afroamericani poco istruiti, è stata condivisa anche da alcune personalità delle alte gerarchie ecclesiastiche cattoliche, come ha puntualizzato padre Jerry J. Pokorsky, sacerdote in Virginia, in un pezzo apparso sulle pagine di The Catholic Thing. L’incapacità di guardare in faccia il male e la sua irruzione nel mondo, ha rilevato il sacerdote, diventa sempre più sconcertante.

Un po’ come quando si parla di terrorismo islamico. Ormai è diventato quasi impossibile sottrarsi ai luoghi comuni, della “religione di pace“, ai mantra sulla “integrazione” (anche quella di chi non ha nessuna intenzione di integrarsi), e all’idea che alle radici del terrorismo, della capacità di compiere atti malvagi e brutali, ci sarebbero “disoccupazione”, “povertà” e “scarsa istruzione”. Per quanto tempo ancora saremo costretti a confutare certe teorie? Persino Alan Krueger – economista liberal a Princeton e consulente di Obama – nel suo libro What makers a terrorist giunge alla conclusione che “i terroristi arrivano dalle file delle persone più istruite”. Esteban F. Klor e Efraim Benmelech, altri due economisti, in un recente studio hanno confermato che la scelta di farsi saltare in aria non ha niente a che fare con la retorica postmarxista, bensì con l’ideologia politica e religiosa dell’islam.

Il problema insomma è che si rischia di finire “sconnessi” dalla realtà, il problema dell’Occidente è che non riconosce più la volontà di scegliere il male. Questo, secondo padre Pokorsky, è il risultato di una lenta erosione della fede cattolica, che purtroppo viene confermata proprio da alcuni rappresentanti della Chiesa stessa. Il sacerdote parla della Chiesa americana, quella che conosce più da vicino, denunciandone le ambiguità e la mancanza di fiducia nel Vangelo. Se questioni come l’immigrazione vengono equiparate ad aborto e eutanasia, dove andremo a finire?, si domanda il saceredote. Se gli uomini di Chiesa parlano il linguaggio dei politici democratici e non quello del Vangelo o della morale cattolica, sarà sempre più difficile attribuire una chiara responsabilità ai giovani violenti che hanno torturato il disabile.

Padre Pokorski confida nei laici “impegnati nelle trincee che mantengono vivo il fuoco della morale cattolica”. In tutti coloro, diremmo noi, che stanno contrastando i miti del politicamente corretto che ha sdoganato la cattiva coscienza, l’intolleranza, la sottomissione all’islam più radicale e fondamentalista, la sottovalutazione che è anche una falsificazione delle notizie. Una ideologia bella e buona schierata per le cosiddette minoranze che ha trasformato il cristianesimo in una religione che idealizza le categorie umane: il rifugiato, la donna, l’animale, e l’omosessuale. Un modo per rifiutare i concetti di bene e male, di vero e falso. Un po’ come diceva padre Pokorsky nel suo articolo e che Richard Millet ha riassunto nella formula  della “scristianizzazione” e dell’ “oblio” dell’Occidente.