Perchè l’Unione Mediterranea di Sarkò conviene a Roma
10 Novembre 2007
L’Italia ha assoluto interesse a contribuire, come protagonista, alla definizione del progetto di Unione Mediterranea lanciato da Sarkozy, progetto che comincia a prendere forma. Al recente vertice di Lisbona dei Ministri degli Esteri del gruppo Euromed (che riunisce i 27 paesi membri della Ue più dieci paesi del Mediterraneo: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, l’Autorità Palestina, Siria, Tunisia e Turchia) è stato il Ministro degli esteri francese, Kouchner, a fornire importanti chiarimenti intorno al progetto, che comincia ad incontrare – dopo iniziali perplessità – il favore dei paesi europei e di alcuni paesi africani.
Il Presidente francese Sarkozy aveva iniziato a parlare dell’idea di unire i paesi rivieraschi del Mediterraneo già nel corso della campagna elettorale presidenziale, ma è stato il discorso tenuto a Tangeri il 24 ottobre scorso, durante la visita in Marocco, che ha imposto il progetto all’attenzione, sia dell’Unione Europea, che degli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Italia, al pari della Spagna, ha giustamente mostrato interesse all’iniziativa, e l’Unione del Maghreb arabo ha annunciato che ne discuterà formalmente il 30 novembre a Rabat. Nel frattempo, il re del Marocco Mohamed VI, lo ha definito un possibile “nuovo patto fra Europa e Africa, di cui il Mediterraneo sarebbe il perno”.
Le perplessità dell’Unione Europea sono state almeno in parte fugate dalla precisazione di Kouchner e dell’ambasciatore LeRoy – certo fondamentale – che il progetto di Unione Mediterranea non intende abolire il cosiddetto ‘processo di Barcellona’, ma coesistere con esso e approfondirne il senso. Con l’espressione ‘processo di Barcellona’ si indica il partenariato euro-mediterraneo, che prese appunto corpo nella città spagnola nel 1995, e che è stato successivamente integrato nella Pev, la Politica eruropea di vicinato, senza tuttavia che gli ambizioni obiettivi nutriti all’inizio (come la realizzazione di un’area di libero scambio entro il 2010) abbiano prodotto i risultati attesi. Il decennale del partenariato, nel 2005, con l’assenza di molti stati africani e l’incombere della crisi medio-orientale, apparve anzi a molti indicare la crisi del processo di Barcellona.
Il progetto francese giunge quindi opportuno per smuovere le acque – è il caso di dire – di un dialogo tra le sponde del Mediterraneo che è quanto mai essenziale, per le politiche della sicurezza, dello sviluppo, dell’energia e dell’immigrazione. È fin troppo evidente come l’Italia abbia assoluto interesse a giocare un ruolo di primo piano in tale iniziativa politica, che può concorrere alla ridefinizione della questione del Mezzogiorno, offrendo una cornice nuova e promettente – lo sviluppo dell’intera area mediterranea – ad uno dei più drammatici problemi del nostro paese.
In tal senso, un valore più che simbolico avrebbe il proporre Roma come capitale della nuova Unione Mediterranea. Dal punto di vista storico, non ci possono essere dubbi sulla legittimità della proposta: solo durante l’epoca romana il Mediterraneo è stato effettivamente un’unità politica, e non solo culturale: né prima, né dopo l’egemonia di Roma ciò è stato possibile, come sottolineò a suo tempo Braudel, il grande storico francese. Oltre alla legittimità storica, Roma avrebbe poi la collocazione geografica, la vocazione culturale e la capacità politica ed economica di sostenere tale ruolo di capitale. Attorno a tale proposta, l’Italia potrebbe definire la sua funzione all’interno dell’Unione Mediterranea, confermando la sua vocazione strategica di paese vitalmente interessato ad un’integrazione del Mediterraneo, sul piano economico, della sicurezza e della regolazione così urgente delle politiche dell’immigrazione.
Non ci si nasconde naturalmente che il progetto francese contiene ancora molti punti da chiarire. La sua intenzione generale, evidentemente, è quella di bilanciare a Sud l’espansione verso Est che ha recentemente conosciuto l’Europa, e che ha certamente indebolito il ruolo della Francia, la quale si ritiene invece in grado di esercitare un ruolo autorevole nel Mediterraneo. Al di là dell’aspetto più generale, che investe il senso del progetto europeo come tale, alcuni profili più particolari sono parimenti da chiarire: oltre al rapporto con il processo di Barcellona, da definire è ad esempio il ruolo dei paesi balcanici, che dovrebbero certamente essere inclusi nella costituenda Unione. Un capitolo particolare è poi rappresentato dalla questione della Turchia, la cui centralità strategica, per il Mediterraneo e in genere per l’Alleanza dei paesi occidentali, è proprio in queste settimane evidente a tutti. Il problema qui è costituito dal fatto che, inizialmente, il progetto francese dell’Unione Mediterranea era apparso – un po’ riduttivamente – come alternativo all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Ad essa Sarkozy continua a dichiararsi contrario, sebbene sia emerso chiaramente nelle settimane scorse che esiste a tal proposito una certa dialettica interna in Francia, visto che il Ministro degli Esteri Kouchner si è dichiarato assai meno ostile ad una piena adesione della Turchia, e visto che finora la Francia non ha mostrato un’effettiva volontà di bloccare il procedere dei negoziati di adesione, che è poi la cosa veramente essenziale, visto che l’adesione della Turchia all’Unione Europea è comunque da configurare come la conclusione di un processo, e non un dato acquisito stabilmente sin da oggi. Certo il permanere di una pregiudiziale contro la Turchia indebolisce il progetto di Sarkozy, dal momento che la Turchia non è disposta ad accettare surrogati ad una piena adesione alla Ue, e dal momento che tale adesione è in genere ben vista dai paesi arabi, che viceversa potrebbero trovare poco incoraggiante una preclusione così marcata nei confronti di un paese islamico. L’Italia – da sempre e con tutti i governi favorevole all’ingresso della Turchia – ha qui un ruolo importante da svolgere, nel favorire un procedere parallelo e non mutuamente esclusivo dei due progetti: l’Unione Mediterranea, e l’allargamento dell’Unione Europa a nuovi paesi, tra cui la Turchia.
Al di là dei punti oscuri, resta il fatto che il progetto francese è importante, ed è certamente destinato ad avere sviluppi. Nel 2008, dopo la Slovenia, la Francia avrà la Presidenza del Consiglio Europeo, ed in quel contesto sarà convocata a Marsiglia una nuova riunione dei Ministri degli Esteri euromediterranei, nell’ambito della quale la Francia cercherà sicuramente di dare alla propria politica mediterranea una definizione più precisa. È importante che l’Italia giunga a quell’appuntamento avendo chiarito a se stessa che ruolo intende svolgere in tale processo – posto che nel nostro paese ci sia ancora qualcuno disposto a ‘pensare’ la politica estera, ciò che presuppone un senso di sé come nazione e una chiarezza intorno ai propri interessi che pare purtroppo sempre più debole.