Perché non dobbiamo avere paura della Cina
20 Marzo 2008
di redazione
Intervista a John Ikenberry di Valentina Fizzotti
Il sistema mondiale per come lo abbiamo conosciuto negli
ultimi venti anni sta cambiando, e non potrebbe essere altrimenti. Ad esserne
convinto è il professor G. John Ikenberry, pluripremiato docente di Politica e Relazioni
Internazionali a Princeton, a Milano per tenere delle lezioni sulla crisi
dell’internazionalismo liberale al seminario annuale dell’Aseri. “Ci troviamo
ad affrontare delle minacce globali proprio mentre le nostre istituzioni si
stanno indebolendo. I problemi sono molti: la scarsità di cibo, la crisi
finanziaria, la recessione economica e la rete terroristica. La minaccia più
seria però è l’erosione delle istituzioni, della sicurezza e della governance”.
Cosa sta cambiando
nel sistema mondiale?
Durante la guerra fredda l’ordine mondiale ha funzionato. Perché
proprio attraverso l’equilibrio bipolare tra le due superpotenze si è creata ricchezza
e si è garantita la sicurezza fisica. In fondo avremmo potuto fare peggio. Sono
però convinto che il “momento unipolare” a cui siamo arrivati con la crescita
degli Stati Uniti, che sono ora alla guida del mondo, sia in conflitto con
l’ordine liberale. Prima la potenza degli USA serviva a bilanciare quella dell’URRS,
ma ora? L’unipolarismo apre oltretutto anche la pesante questione della
responsabilità da gestire. E il problema va ben oltre Bush.
Lei teorizza che
l’ascesa della Cina porrà fine alla fase unipolare attuale. Eppure ribadisce
che questo non ci deve spaventare.
La Cina sta inevitabilmente crescendo all’interno dello
scenario mondiale dal punto di vista economico e anche da quello militare, ma
questo non mi preoccupa. Prima di tutto perché le condizioni che in passato hanno
creato gravi problemi al sistema internazionale sono diverse da quelle attuali.
Ora esiste un intero sistema occidentale, le Nazioni Unite e una rete di
alleanze con un’alta densità di cooperazione. Questo renderebbe la crescita
della Cina pur sempre importante ma non destabilizzante. Inoltre sono convinto
che ci sia una forza liberale nella storia. Quella a cui assistiamo non è una
crisi del capitalismo, ma della gestione del sistema. Spero che con il tempo la
Cina entrerà naturalmente nella logica liberista.
E la democrazia?
La democrazia arriverà, anche in Cina. Sostengo da sempre
che quello occidentale è un sistema difficile da sovvertire ma di cui è facile
entrare a far parte.
Non è un po