Perché siamo più riformisti di Renzi

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Perché siamo più riformisti di Renzi

08 Aprile 2014

Dal momento del suo insediamento, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha cercato con ambizione di imprimere una spinta all’azione dell’esecutivo. Compito di Ncd è di essere più riformisti di Renzi, in particolare sul versante economico, consapevoli che il centrodestra è depositario naturale di una idea della economia sociale di mercato che il presidente del consiglio può condividere solo in parte con l’ideologia statalista che ha storicamente caratterizzato la sua parte politica.

"I parlamentari di Ncd hanno letto e meditato le lezioni di Röpke e in Italia non sono stati in molti a farlo", dice all’Occidentale l’on. Raffaello Vignali. L’economia di mercato, nella visione di Ncd, non può certamente essere messa in discussione, ma prima dello Stato organizzatore e centralizzatore vengono la persona e le comunità: l’uomo, la sua libertà, il pieno sviluppo della sua personalità e delle sue relazioni con gli altri – come del resto ci insegna la dottrina cristiana. Solo dopo c’è spazio per lo Stato e deve esserci un limite al suo intervento nella economia.

Si tratta di un modello economico e sociale che negli ultimi anni il premier inglese Cameron ha provato ad applicare in Gran Bretagna con il suo ideale di Big Society, "ma la sussidiarietà è un principio che in Italia esisteva già molto prima di Cameron, pensi al modello lombardo nella storia del nostro Paese", sottolinea Vignali. A Renzi che vorrebbe rottamare  Confindustria e sindacati (per lui ancora una volta prima viene lo Stato identificato con il governo), preferiamo un altro modello: crediamo che le imprese, il mondo dell’associazionismo, le parti sociali e le categorie, il mondo delle professioni, possano sedersi al tavolo per ragionare insieme sulle soluzioni migliori alla sfida dello sviluppo economico.

Se Renzi è il motore del governo, riflette il presidente dei Senatori di Ncd, Maurizio Sacconi, un centrodestra unito ne è "il timone", che "orienta le azioni nella direzione della liberazione della vitalità sociale da vincoli e tasse". "Renzi", prosegue Sacconi, "sembra talora indifferente rispetto alla direzione di marcia anche se è consapevole della domanda che sale dalla società ma anche delle pulsioni opposte che provengono dalla sua area politica. Solo un centrodestra di governo unito, un nuovo centrodestra, può rappresentare quel timone robusto che è capace di resistere alle correnti ostili".