Perchè solo la conversione di un musulmano provoca rabbia e scandalo?
04 Aprile 2008
di Cal Thomas
Papa Benedetto ha battezzato un uomo alla fede Cattolica l’altro giorno. La persona in questione, che risponde al nome di Magdi Allam, apparteneva un’altra religione. Non che ci sia nulla di strano riguardo a tutto ciò. La gente da non credente diventa credente, passa da una religione a un’altra o, rimanendo all’interno della stessa confessione, cambia semplicemente affiliazione. Resta il fatto che questa conversione è differente da tutte le altre.
Il Signor Allam, che ha perfino assunto un nuovo nome e ora si chiama Magdi Cristiano Allam, era un musulmano. Non uno qualunque s’intende. Allam era uno di quei pochi e stimati musulmani “moderati”, uno di quelli su cui la gente in Italia e nell’Occidente tutto aveva appuntato le proprie speranze per una nuova generazione di musulmani egualmente moderati, in grado di rinunciare al terrorismo e alla violenza e di guidare l’Islam verso una terra promessa completamente nuova fatta di tolleranza, inclusione e pluralismo religioso.
A giudicare dalla reazione proveniente dal mondo musulmano nei confronti di questa ormai famosa conversione, si direbbe che la conquista della moderazione da parte islamica sia lontana ancora molte migliaia di chilometri. I figli d’Israele hanno vagato nella natura selvaggia per quarant’anni prima di arrivare alla Terra Promessa. Il viaggio verso la terra promessa della moderazione islamica potrebbe richiedere molto più tempo, sempre che alla fine, anche questa volta, i vagabondi arrivino davvero a destinazione.
Il Wall Street Journal ha riportato la notizia secondo cui la conversione di Allam avrebbe scatenato “rabbia nei territori islamici”, cosa che ultimamente sta diventando sempre più facile da provocare. La cerimonia battesimale è stata trasmessa dalle tv, le foto hanno girato il mondo e qualcuno, a causa loro, ha descritto il Vaticano come in preda ad una specie di frenesia trionfalistica. Il Signor Allam starebbe, secondo questa visione, dando ai suoi critici barili di benzina da spargere sui loro fuochi inquisitori. Allam ha dichiarato che la conversione l’ha liberato dalle “tenebre” e l’ha messo in condizione di vedere più chiaramente. “Mi sono reso conto che l’Islam non è compatibile con i valori base del rispetto della vita e della libertà di scelta”, ha dichiarato il neo-cristiano durante un’intervista.
Quasi a voler convalidare la sua tesi, vicino a lui c’erano tre guardie del corpo – messe a disposizione dal governo italiano. Quando qualcuno si converte all’Islam nel mondo occidentale, non c’è bisogno di questo tipo di misure di sicurezza.
Il Vaticano, dal canto suo, ha rilasciato una dichiarazione secondo la quale le opinioni di Magdi Cristiano Allam “rimangono le sue personali senza che possano rappresentare in alcun modo l’espressione ufficiale del Papa o quella della Santa Sede”.
Forse queste dichiarazioni non ricalcheranno fedelmente le idee della Santa Sede, ma di certo sono l’espressione di molti altri convertiti dall’Islam e ci si chiede come mai non è ancora possibile ascoltare quello che loro hanno da dire riguardo alla religione che hanno abbandonato, invece di sorbirci le opinioni di chi rimane sulle sue vecchie convinzioni religiose e che, ormai si può dire senza tema di smentita, potrebbe avere interessi contrapposti a quelli dell’Occidente.
Il direttore de “Il Reale Centro Islamico degli Studi Strategici” di Amman, in Giordania, Aref Ali Nayed, ha definito la conversione di Allam e la relativa cerimonia come uno “strumento trionfalistico per guadagnare credito”. Il fatto è che la maggior parte delle religioni celebra in qualche modo la conversione della gente alla loro fede e l’Islam non rappresenta certo l’eccezione a questa regola.
Il Consiglio per le Relazioni Islamo-americane (CAIR), un gruppo di pressione con sede a Washington e con uffici in molti altri Stati, ha recentemente divulgato una nota in cui si parlava in termini entusiastici dell’elezione del secondo musulmano alla Camera dei Rappresentanti Usa. Andre Carson, un parlamentare democratico come il suo collega musulmano Keith Ellison del Minnesota, ha vinto un seggio alla “special election” [ elezione indetta per sostituire un membro del Parlamento se deceduto o rimosso dall’incarico, ndt] del settimo distretto dell’Indiana. Sebbene battezzato e cresciuto nelle scuole cattoliche della sua città, il signor Carson ha deciso di convertirsi all’Islam dopo aver letto, tra le altre cose, “L’Autobiografia di Malcom X”. Quando lo scorso dicembre, sua nonna la parlamentare Julia Carson, è passata a miglior vita, l’agitatore della Nazione Islamica – Louis Farrakhan – ha pronunciato un elogio al suo funerale.
La nota stampa del CAIR suonava proprio trionfalistica alle mie orecchie. Peraltro, come mai il CAIR incoraggia i musulmani a candidarsi per gli uffici pubblici nei vari Stati e nelle elezioni locali e federali? Per caso ha piani trionfalistici di diversa natura da quelli sbandierati?
Il fatto è che quando qualcuno lascia l’Islam, le istituzioni religiose alle sue spalle non fanno minacce, né esprimono rabbia. Solamente quando qualcuno si converte dall’Islam a qualche altra religione, o diventa ateo, si assiste all’odio e alle dichiarazioni che dipingono il convertito come uno che merita la morte.
Nel Cristianesimo e nel Giudaismo, oltre che in altre religioni, la gente gode della libertà di pensiero. Nell’Islam, invece, più che altro si è costretti a rimanere musulmani. O almeno questo è quello che i convertiti dall’Islam ci dicono in numero sempre crescente. Dovremmo dare più ascolto a quello che questa gente ci sta dicendo invece di investire troppa fiducia nell’Islam cosi detto “moderato”. La fede nell’Islam moderato potrebbe risultare una lama a doppio taglio. Delle più affilate.
Traduzione Andrea Holzer
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