
Perché sui social ha vinto “La Bestia”

03 Febbraio 2023
Ieri, in un interessante articolo di approfondimento linkato sulla sua fan page Facebook, il Fatto Quotidiano ci informava che i peti della Dj Kiki valgono un po’ meno di 20mila dollari venduti online. Basta scorrere le nostre bacheche per scoprire questi favolosi post della grande stampa, grandissima, italiana, dal Corriere alla Stampa passando per Fan Page. La storiella del Casio e di Shakira, ad esempio, viene trattata con la serietà di un talk show. Cioè senza vergogna.
Le pagine Facebook del gruppo Fan Page, poi, sono un trionfo di case dei vips, dei viaggi da paravips, degli amori vippissimi. Da Cortina alle Canarie la grande informazione dà il meglio di sé, signora mia. Il tutto profondamente, ma non è chiaro quanto orgogliosamente, sponsorizzato per fare clickbait, almeno così sembra a leggere i disclaimer pubblicitari sotto i post Facebook.
Per anni, la grande stampa perbenista, a digiuno di social ma mai di giudizi, ha fatto la morale a Luca Morisi, il potente media manager di Matteo Salvini, accusandolo di essere un persuasore occulto. “La Bestia”, la macchina social che intercetta(va) i sentimenti della rete, facendo ragionare gli utenti con la pancia invece che con la testa, scandalizzava il giornalone collettivo.
Da mesi però, la grande, grandissima stampa italiana, sui social fa molto peggio de La Bestia. Pubblicando e promuovendo non-notizie a gogò, mezzi fake, straordinarie inchieste sui peti online. Almeno Morisi che intervallava sbarchi di migranti alle merendine, faceva divertire. Povero Luigi Albertini.