Perché sulla grazia a Contrada Napolitano ha fatto retromarcia?

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Perché sulla grazia a Contrada Napolitano ha fatto retromarcia?

11 Gennaio 2008

Anche nella concessione delle grazie presidenziali l’Italia
deve rassegnarsi al regime dei due pesi e delle due misure. Specie se c’è da
accontentare quella parte dei parenti delle vittime della mafia che ha scelto
di politicizzarsi con una certa sinistra. Quella con tante nostalgie per
l’epoca giustizialista della primavera di Palermo quando ne fu sindaco Leoluca
Orlando.

Solo così può spiegarsi la retromarcia con cui ieri sera il Capo
dello Stato, Giorgio Napolitano, ha fatto sapere ‘urbi et orbi’ di aver
bloccato sul nascere l’iter burocratico per la
concessione del provvedimento di clemenza a Bruno Contrada.

Ufficialmente la decisione è stata presa perché lo stesso
Contrada e il suo legale Giuseppe Lipera avrebbero più volte pubblicamente
affermato di non avere avuto alcuna intenzione di chiederla questa grazia.
Inoltre, il solo parlare di revisione del processo osterebbe al prosieguo della
pratica per la grazia.

Ma questa è una ottima pezza per quel tipo di informazione
in pillole che va in onda sui Tg, meglio sulla striscia di notizie che scorre
sotto. In realtà, come fa notare Lipera, “nel comunicato inviato da Napolitano
la vigilia di Natale si dava già atto che il procedimento di grazia veniva
iniziato sua sponte dopo la supplica
da me presentata per la sorte di Contrada, senza che ciò implicasse alcuna
richiesta di grazia da parte dell’interessato”.

Dopo la famosa sentenza della Corte Costituzionale che di
fatto spianò la strada alla grazia per Ovidio Bompressi (e forse un giorno
anche a quella per Adriano Sofri) vennero chiariti i poteri del Quirinale in
materia che sono autonomi e prevalenti su quelli del Guardasigilli. E fu
chiarito che il Capo dello Stato poteva dare una grazia e fare istruire la
pratica relativa anche se l’interessato non si degnava di chiederla. Tutto ciò
si è poi applicato a favore di Bompressi, mentre per Sofri non si è più posto
il problema visto che il suo precario stato di salute ha imposto il
differimento della pena in carcere.

Anche in quel caso si trattava di probabili innocenti
inguaiati da un pentito, Leonardo Marino, che aveva agito per oscuri motivi di
convenienza. E anche in quel caso una sentenza definitiva precludeva ogni
valutazione nel merito. Anzi nel caso di Sofri era stato compiuto persino un
processo di revisione, cosa rarissima nel nostro ordinamento, poi conclusosi
senza esito.

Cosa ha impedito allora a Napolitano di mandare avanti la
pratica Contrada? Oggi alle 16 lo racconterà lo stesso Lipera in una conferenza
stampa che si terrà a Catania nel suo studio legale. Ma già ieri sera al
telefono, a chi scrive venivano resi noti i punti salienti: “E’ una commedia
degli equivoci con cui il Quirinale ha inteso battere in ritirata per non
dispiacere Rita Borsellino e adesso si capisce anche perché la signora dopo
essere stata ricevuta dal presidente ha rilasciato quelle dichiarazioni in cui
si dichiarava soddisfatta”.

Lipera parla ironicamente di “domanda di grazia in cerca di
autore”. Bruno Berardi, presidente dell’associazione di vittime del terrorismo
“Domus civitas”, che si è distinto per essere stato tra i pochi contro corrente
a proposito dell’innocenza di Contrada, ci va giù ancora più duro: “L’talia è
un paese fondato sul terrorismo e sul doppiopesismo”. E si riferisce, su quest’ultimo aspetto, a coloro che, come Enrico Deaglio, si sono espressi apertamente a favore di un diverso standard di valutazione per Sofri e per Contrada: “La lobby di Lotta Continua da una parte e quella
dei professionisti dell’Antimafia dall’altra, entrambe molto ben caratterizzate
con una certa sinistra, hanno ridotto il paese in questa maniera. Quelli che
cercavano la democrazia a colpi di kalashnikov e i loro amici  e simpatizzanti, alcuni dei quali oggi
siedono nelle istituzioni  o dirigono
grandi giornali o ne sono opinionisti di grido, sono gli stessi che oggi negano
a Contrada il diritto di proclamarsi innocente e al Capo dello Stato il diritto
di graziarlo”.