“Peres ha detto a Fini: l’amico si vede nel momento del bisogno”

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“Peres ha detto a Fini: l’amico si vede nel momento del bisogno”

26 Giugno 2010

A sette anni dalla storica visita allo Yad Vashem di Gerusalemme, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha concluso un nuovo viaggio ufficiale durato tre giorni in cui ha incontrato i massimi esponenti dello Stato ebraico e quelli dell’Autorità nazionale palestinese. Durante l’incontro – che segue quello del 2003 in cui Fini diede uno strappo definitivo col passato, affermando pubblicamente, e per la prima volta, che il fascismo era "il male assoluto" – la terza carica dello Stato ha rinsaldato l’alleanza fra Italia e Israele, ricevendo in cambio l’affetto e la riconoscenza del popolo israeliano e dei nostri connazionali residenti nello Stato ebraico. “Una visita che è l’ennesima attestazione della salda amicizia che esiste fra l’Italia e Israele”, afferma Fiamma Nirenstein, deputata del Pdl e Vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera.

Onorevole, qual è il giudizio che possiamo dare sul viaggio di Fini in Israele?

In un momento in cui Israele si trova in difficoltà, sotto il tiro incrociato di giudizi pesanti e avventati che hanno fatto seguito all’episodio della Marmara (la nave dei "pacifisti" turchi, ndr), lo stato ebraico ha sentito del calore affettuoso nel viaggio del Presidente Fini, una solidarietà, un’effettiva fiducia dell’Italia verso l’unico Paese democratico del Medio Oriente.

Lei era con Fini in Israele. Quando ha avuto questa impressione?

Quando siamo entrati nella stanza del presidente Shimon Peres e lui rivolgendosi a Fini ha detto: "l’amico si vede nel momento del bisogno". Personalmente mi ha fatto un enorme piacere.

Fini ha criticato l’Iran definendolo un Paese pericoloso che non va sottovalutato

Il presidente della Camera si è pronunciato su tutte le questioni basilari, è stato molto diretto, molto esplicito e consapevole del pericolo che corre Israele, sia rispetto all’Iran sia rispetto ai suoi "amici" più aggressivi e pericolosi, gli Hezbollah e Hamas.

E sulle sanzioni?

Fini ha ricordato che Israele chiede sanzioni più dure all’Occidente contro Teheran.

Le parole del Presidente della Camera le sembrano in linea con le posizioni del Premier Berlusconi?

Fini è stato molto esplicito sui pericoli che corre Israele, proprio come lo fu Berlusconi quando visitò lo stato ebraico. L’Italia ha questa straordinaria combinazione di leadership e Fini ha tenuto a precisare che l’intero Parlamento italiano è su queste posizioni.

Insomma non è stato solo il viaggio di Fini

Non solo il suo ma della intera delegazione parlamentare che lo ha accompagnato, e che presiedo. La delegazione, nominata dalle due Camere, quella italiana e quella israeliana, è stata creata per fare un lavoro comune, per gestire e migliorare i rapporti e i progetti fra i due Paesi. E’ un gruppo di lavoro che "sopravviverà" alla fine della legislatura.

Cosa può garantire l’Italia a Israele?

Al di là delle visite di stato, la continuità di un rapporto che a sentire gli israeliani fa di noi italiani "il loro migliore amico". Questo va sottolineato: ogni volta che l’Italia parla di Israele rompe con la terribile menzogna che circonda lo stato ebraico, con la sua criminalizzazione da un punto di vista internazionale.

Com’è andata con la "Freedom Flottilla"?  

Israele ha semplicemente cercato di applicare un blocco navale nei confronti di un nemico, Hamas, che non deve essere rifornito di armi. In passato erano già state scoperte molte navi che trasportavano armi a Gaza ed è questa la preoccupazione dello stato ebraico. D’altra parte sulla Marmara non c’erano poveri pacifisti inermi ma membri di organizzazioni violente, islamiste, estremisti pronti al jihad e a morire da martiri.

L’Italia non è caduta nel tranello dei nemici di Israele

Il nostro Paese è stato uno dei pochi a votare contro il Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu che si è avventato contro Israele sul caso della Flottilla, chiedendo una commissione di inchiesta internazionale. La visita di Fini è al contrario il coronamento di tutta una serie di vicende in cui l’Italia, in questi anni, si è particolarmente mostrata amica dello stato ebraico.  

Due giorni fa le luci del Colosseo si sono spente per ricordare il soldato Shalit

E’ stata una questione in primo piano durante il viaggio. Un rapimento disumano, orribile, di un ragazzo che ha tutto la vita davanti a sé e che non sappiamo che fine abbia fatto. Vogliamo lavorare insieme e fare ogni pressione possibile a livello internazionale per avere sue notizie. Fini ha promesso di impegnarsi sulla vicenda, davanti alla comunità italiana che vive in Israele. Mentre lo stato ebraico viene messo continuamente sotto torchio, non c’è uno straccio d’inchiesta dell’Onu su Shalit.

Che fine farà Gaza?

Tanti Paesi del mondo, compreso il nostro, mandano aiuti umanitari a Gaza, un piccolo staterello dittatoriale governato da Hamas e che tiene Shalit in ostaggio senza alcuna garanzia rispetto a quelle di cui godono solitamente i prigionieri di guerra. Ebbene, bisognerebbe sospendere l’invio di ogni aiuto a Gaza fino a quando non avremo notizie precise e sicure su Shalit, oppure fino a quando il caporale non sarà stato visitato dalla Croce Rossa internazionale.