Persino Di Battista ha capito che la Guerra al Terrore non si vince così
17 Agosto 2014
Dal warfare state de’ Hamas alla Cia di mia zia, l’onorevole Di Battista non stupisce con il lungo post pubblicato sul Blog del Capocomico: siamo in pieno zeitgeist pacirimbo, lo spirito dei tempi che affolla le cervella di tanti troppi studenti in scienze apolitiche e cooaberrazione internazionale.
Non c’è niente di originale nel dire che l’Emirato talebano dell’Afghanistan era "un paese con delle leggi antitetiche rispetto al nostro diritto" (tipo esecuzioni pubbliche negli stadi) o che l’Iran fu "stupidamente inserito da Bush nell’asse del male" (che male c’è ad impiccare gli omosessuali): sono refoli di un datato relativismo postmoderno che in certe università ti permette di avere il bacio di giuda accademico.
Del resto basta farsi un giro dai Cesaroni alla Garbatella per sentirne anche di migliori sul grande complotto sinarchista dietro l’11 Settembre. Ma c’è un punto su cui, famolo strano, si può essere d’accordo con l’onorevole e cioè che non si estirpa l’Isis armando i curdi (onore ai peshmerga), né lanciando missili e missiletti in puro stile clintoniano.
La propaganda islamofascista di Bin Laden, infatti, prima dell’11/9 si è ingrassata proprio cantando le lodi dei jihadisti vittoriosi che resistevano nelle caverne a un Occidente capace solo di sparare dal cielo non avendo più il coraggio di affrontare il nemico sul terreno.
Scriveva l’esimio Bin Laden nella sua Dichiarazione di guerra contro gli americani che occupano la terra dei due Luoghi Santi (Espellere gli infedeli dalla Penisola arabica): "I nostri giovani sono diversi dai vostri soldati. Il vostro problema sarà quello di convincere le vostre truppe a combattere. Il nostro, sarà quello di trattenere i nostri giovani mentre aspettano il loro turno nella lotta".
Così, mentre l’onorevole Di Battista pensa a organizzare una bella conferenza – guest star l’auto-proclamatosi Califfo di Baghdad? – dove Italia e ALBA riscriveranno finalmente insieme gli odiosi confini post-coloniali, noi insieme ad altri perseguitati e innocenti aspettiamo (invano) che sia rovesciato pure l’Al Baghdadi di turno. Rileggendo con più faccia tosta dei grillici mister Max Boot.