Perugia, Pescara e Padova: tre città in cerca di sindaco

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Perugia, Pescara e Padova: tre città in cerca di sindaco

05 Giugno 2009

 

Perugia è una delle poche città in Italia dove la bandiera rossa non ha mai smesso di sventolare da palazzo comunale. Mai una inversione di tendenza, nemmeno durante lo strapotere della Dc, nemmeno quando l’onda socialista crebbe a dismisura. Chi l’ha fatta sempre da padrone nel cuore dell’Umbria è stata la sinistra. E molto probabilmente continuerà a dirigere l’orchestra anche dopo questo week end.

Qui si vota per eleggere il nuovo sindaco e le ipotesi di arrivare al ballottaggio per il Popolo della Libertà non sono molte. In queste settimane i binari sui quali hanno viaggiato le argomentazioni dei candidati sono fondamentalmente due: la sicurezza e l’integrazione. Argomenti che vanno a braccetto, complice l’alto numero di cittadini stranieri, oltre il 9%, residente nel capoluogo umbro. Una città multietnica, capace di attirare energie e cittadini da tutto il mondo grazie anche alla prima Università per stranieri. Ma Perugia non è più un’isola felice e deve fare i conti con la microcriminalità, riflesso quasi fisiologico di tanta apertura. Chi abita in città racconta apertamente che lo spaccio di droga in pieno centro e i piccoli furti sono tra i problemi più sentiti, tutti fenomeni che fino a quindici anni fa erano pressoché sconosciuti. Ed è su questo che Pino Sbrenna, il candidato di centrodestra, punta per convincere una buona fetta degli oltre 127 mila elettori.

La coalizione che sostiene Sbrenna è composta dal PdL e da La Destra, una lista civica e dall’Udc. Un fronte allargato che ha visto all’ultimo momento venire meno la Lega, che ha deciso di correre da sola e andare orgogliosamente in contro al suicidio. Nel frattempo Sbrenna, un passato democristiano, e per vent’anni consigliere regionale umbro ce la sta mettendo tutta. La prima cosa da fare se eletto? “Far diventare il Comune un ente amico e non un realtà ostile come è stato fino ad oggi”. Certo è che se il Comune fosse stato davvero tanto ostile non avremmo avuto sondaggi per tutta la campagna elettorale che costantemente hanno indicato Wladimiro Boccali avanti. Boccali, trentanove anni, assessore all’urbanistica uscente e appassionato di Ferrari nelle prime tre righe del suo programma elettorale propone un incentivo a tutte le iniziative imprenditoriali che investiranno in progetti sostenibili dal punto di vista ambientale. Un arguta mossa per mettere subito a proprio agio imprenditori e ambientalisti. A completare il lotto dei candidati Carla Spagnoli sostenuta dalla lista civica Movimento per Perugia. Amato De Paulis per la lista Liberiamo Perugia e Michele Pietrelli per la lista Perugia a Cinque Stelle. Tutte figure di secondo piano pronte a brindare qualora dovessero raggiungere il 2%.

Dove invece la sinistra rischia davvero grosso è Pescara, anche qui si vota per eleggere il sindaco. Si è votato appena un anno fa e ora si torna alle urne dopo lo scandalo che ha coinvolto il sindaco uscente , quel Luciano D’Alfonso condannato ai domiciliari per presunte tangenti la sera dello spoglio delle elezioni regionali. Considerato il vento che soffia da queste parti Il Pdl pensa seriamente al colpaccio. Ironia della sorte: i due contendenti principali sono entrambi avvocati, in molti si augurano che sia un monito per tenere alla larga le cattive intenzioni. Per il Pdl corre Luigi Albore Mascia, avvocato, appoggiato da ben dieci liste e che già un anno fa si candidò, perdendo, contro D’Alfonso. Il Pd punta su Marco Alessandrini appoggiato da cinque liste ma senza il sostegno di Rifondazione che ha preferito correre da sola. I più maligni sostengono che la sinistra estrema non voglia rompersi l’osso del collo alleandosi con il Pd già dal primo turno. Altri invocano i famosi “mancati accordi”, pronti a venir meno in caso di ballottaggio.  Le rassicurazioni di Fransceschini, “né l’arresto di Ottaviano Del Turco, né la vicenda D’Alfonso influenzeranno sul voto”, non convincono molto e servono semmai a dare una iniezione di ottimismo al Popolo della Libertà che vede la vittoria all’orizzonte. Aver messo in campo un giovane dalla faccia pulita e dal cognome pesante come Marco Alessandrini, figlio del giudice Emilio, ucciso trent’anni fa dai terroristi di Prima Linea, servirà a salvare il salvabile? Per ora l’obiettivo del Pd è il ballottaggio.

Non perdere al primo turno è l’obiettivo di Marco Marin, il candidato sindaco di centrodestra di Padova. Quarantacinque anni, dentista, già assessore in città dal 1999 al 2004 ed ex olimpionico di scherma. Il suo obiettivo? Far tornare Padova capitale del Nordest. Perché la città, con la guida attuale, sostiene Marin è tornata ad essere una piccola città di provincia. Il centrosinistra ripropone l’uscente Flavio Zanonato, già sindaco dal 1994 al 99 e dal 2004 al 2009. Molto conosciuto in veneto e in città Zanonato ha acceso i riflettori nazionali intorno a lui quando decise di separare la periferica zona di via Luigi Anelli dalle palazzine dell’adiacente via De Besi con un muro lungo ottanta metri e alto tre. Una scelta dettata dall’esasperazione dei cittadini per bene costretti a subire l’invasione di spacciatori e malintenzionati. Quel muro a sinistra ha spiazzato tutti e spinto la solita koiné di intellettuali, ben pensanti e sociologi a ricamarci intorno. Nella città di Giotto sarà guerra all’ultimo voto. A corroborare questo sentore arriva dall’atteggiamento di Confindustria, equamente divisa tra i due candidati.

E questo la dice lunga: quando anche i poteri forti non riescono a capire la direzione del vento vuol dire che questo tira verso il ballottaggio.