Peshmerga: da Saddam alla battaglia di Mosul, storia dei combattenti curdi

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Peshmerga: da Saddam alla battaglia di Mosul, storia dei combattenti curdi

26 Ottobre 2016

Mosul: si parla molto delle milizie curde peshmerga che forniscono appoggio all’esercito iracheno nell’offensiva sulla città irachena roccaforte dello Stato islamico in Iraq. Nelle ultime ore, i peshmerga hanno preso il controllo di un nuovo villaggio a est di Mosul. Si tratta della cittadina di Kramlis, assediata da giorni dai miliziani curdi. Le forze irachene stanno procedendo su tre direttrici per riprendere il controllo di Mosul. Secondo fonti militari consultate da “Al Jazeera”, l’esercito iracheno sta avanzando lungo la direttrice orientale insieme ai peshmerga e da solo lungo quella meridionale. I peshmerga invece avanzano anche da nord. L’offensiva è entrata oggi nel suo nono giorno e il tentativo di queste ore è quello di aprire un nuovo fronte dei combattimenti lungo la parte occidentale di Mosul controllata dallo Stato islamico con l’aiuto delle milizie sciite.

I peshmerga sono stati definiti combattenti di una “nazione che non esiste”, sono protagonisti del “Grande gioco” che dopo la fine dell’impero Ottomano ha riconfigurato il medio oriente. La storia dei peshmerga curdi è lunga, fatta di alleanze politiche trasversali, gesti di eroismo, accordi traditi. Il loro nome evoca i campi di battaglia, significa ‘guerrigliero che affronta la morte’, che la cerca, anzi la sfida, fino a trovarla.I peshmerga sono nati per la difesa dello ‘stato’ curdo a cavallo tra Iran e Iraq. Nel 1946, sono le forze armate ufficiali dell’autoproclamata Repubblica di Mahabad, embrione di Stato curdo che avrà vita breve. I peshmerga che oggi combattono per la presa di Mosul contro l’Isis, sono eredi di queste lotte. Appartenengono al Pdk (Partito democratico del Kurdistan) guidato da Massud Barzani, storico leader dell’ala conservatrice del movimento curdo iracheno e presidente della regione la cui autonomia fu favorita dagli Stati Uniti.

I legami dei peshmerga con gli Usa risalgono ai primi anni novanta, alla prima Guerra del Golfo, quando Saddam Hussein soffocò la resistenza dei curdi nel nord del paese ‘gassando’ le sue principali citta’. Washington impose una ‘no fly zone’ sull’area ma senza spingersi a concedere ai curdi nessuna forma di autonomia. A Erbil, una delle principali città del Kurdistan itracheno, gli Sati Uniti hanno da allora una presenza fissa, un consolato e un drappello di agenti dell’intelligence. Il legame si consolida ai tempi della seconda guerra del Golfo, quando in cambio di un appoggio militare e logistico in funzione anti-Saddam, gli Usa danno ai curdi ampia autonomia.  

Dunque i peshmerga affinano le loro qualità di combattenti durante la guerra contro Saddam e diventa quasi leggendaria la loro capacità di usare armi leggere come il kalashnikov. Tra i peshmerga combattono anche quattro battaglioni di soldatesse, formati da circa 500 giovani armate comandate da un colonnello donna. La partecipazione all’offensiva di Mosul, oggi entrata al suo nono giorno, è l’ultima delle battaglie dei peshmerga in ordine di tempo. Ma il sogno dello stato curdo resta ancora lontano. “I curdi non hanno amici, ma solo montagne”, dicono. Intanto arriva la notizia che a Mosul, accerchiata da decine di migliaia tra soldati regolari iracheni, peshmerga curdi e paramilitari sciiti e sunniti, da due giorni stanno arrivando “squadroni suicidi” inviati da Raqqa, la capitale di fatto dello Stato Islamico in Siria, fonte della notizia la CNN. Molti miliziani dello Stato Islamico si stanno camuffando e mimetizzando per confondersi tra i civili, dicono i testimoni. Jihadisti rasati e senza barba.

Più di 10.000 iracheni sono fuggiti dalle loro case dall’inizio dell’offensiva di terra per strappare Mosul al controllo dei jihadisti del gruppo dello Stato Islamico, il 17 ottobre scorso: lo ha annunciato oggi l’Onu.