Petrolio: Arabia Saudita sfida Iran, crolla il Brent

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Petrolio: Arabia Saudita sfida Iran, crolla il Brent

03 Aprile 2016

Arabia Saudita, Iran, Russia, la partita per la stabilizzazione del costo del petrolio si gioca tra questi tre attori e le cose si complicano, dopo che i sauditi hanno fatto sapere che Riad congelera’ la produzione di petrolio solo se gli altri paesi produttori faranno lo stesso, compreso l’Iran. A dirlo, parlando a Bloomberg, il vice principe della Corona, Mohammed bin Salman.

 

"Se gli altri paesi congeleranno la produzione, noi siamo pronti", ha detto il saudita in attesa del vertice di Doha dove i Paesi produttori dovrebbero trovare un accordo per stabilizzare i prezzi. Teharan si e’ detta "pronta a partecipare" chiedendo tuttavia una deroga per spingere il proprio export. "Senza dubbio" anche l’Iran dovra’ congelare la propria produzione, ha sottolineato bin Salman, "se lo faranno tutti, noi siamo pronti".

 

Ma la posizione dell’Arabia Saudita ha parlato mette in difficoltà Mosca, che vuole arginare il crollo dei prezzi del petrolio e salvare il suo bilancio, e ha scommesso su Doha. Se Riad facesse seguito alle dichiarazioni di bin Salman, il tavolo del vertice salterebbe prima ancora di iniziare la partita. Il Brent che crolla a New York dopo la dichiarazione saudita non è un buon segnale. La posizione dell’Iran è invece quella di accettare un tetto alla sua produzione di petrolio tornando ai livelli pre-sanzioni, ovvero circa 4 milioni di barili al giorno. Posizione che Mosca trova legittima, ma che non sembra destinata facilmente a sciogliere i nodi del vertice Opec.

 

Senza Riad, soprattutto, la strategia di contenimento dei prezzi delineata dalla Russia salterebbe. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha messo le mani avanti dicendo che l’accordo "non e’ ancora in vigore" ma spinge i Paesi che si vedranno a Doha a "non trarre conclusioni" prima del vertice. La pressione diplomatica su Riad c’è, e secondo i boatos Mosca potrebbe anche giocare una partita doppia, lasciando che i sauditi seminino il dubbio per ‘vedere’ le carte in mano a Teheran. Sullo sfondo, ma neanche troppo, il megafondo da 2.000 miliardi di dollari annunciato da Riad per riconvertire la sua economia, trasformando il gigante del petrolio Aramco in un conglomerato industriale.