Petrolio, prezzi in calo. Dall’Iran no a congelamento produttivo

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Petrolio, prezzi in calo. Dall’Iran no a congelamento produttivo

26 Maggio 2016

Le quotazioni dell’oro nero sono in ribasso. Dopo la corsa delle passate sedute che ha fatto balzare i prezzi del petrolio sui massimi da oltre 7 mesi, sostenuta dalla serie di interruzioni alle forniture di greggio, in Canada e Libia. Forniture che hanno ridotto l’abbondanza di offerta a livello mondiale.  

Al momento i prezzi del Brent viaggiano a 47,66 dollari al barile. A frenare le quotazioni di petrolio contribuisce la scelta dell’Iran di non congelare l’offerta. Una scelta ribadita più volte e che alimenta la tensione sull’eccesso di produzione a livello mondiale.

Il direttore della National Iranian Oil Company, Rokneddin Javadi, dichiara: “Il governo al momento non ha piani per aderire al congelamento produttivo deciso dagli altri paesi produttori”. A New York il Light crude Wti cede 87 cent a 47,54 dollari e il Brent arretra di 85 cent a 47,87 dollari. 

Oltre al greggio i mercati hanno incassato l’accordo tra la Grecia e i suoi creditori e a una settimana esatta dalla gelata arrivata dalla Federal Reserve. Quest’ultima aveva fatto ipotizzare un rialzo dei tassi già a giugno. Intanto le Borse iniziano ad essere a loro agio con l’idea di un aumento del costo del denaro.Ieri le probabilità di un rialzo dei tassi a giugno, così come vengono misurate dai future sui Fed funds, erano al 36% contro il 34% di sette giorni prima e il 4% di inizio mese.