Piaccia o no per risolvere la crisi dell’euro servono gli eurobond
25 Febbraio 2012
Sempre di più si afferma una teoria economica che vuole che un’unione monetaria come quella dell’Euro, eliminando flessibilità nel sistema economico, sia uno dei motivi della crisi in cui ci troviamo a causa della sua pro-ciclicità. In termini più semplici sia eliminando completamente la flessibilità sul tasso di cambio relativo tra i vari paesi che irrigidendo le politiche fiscali e monetarie dei paesi membri si aumentano le differenze trai vari paesi piuttosto che diminuirle. "Un po’ come condannare due persone come l’ex Ministro Brunetta e Giuliano Ferrara ad usare lo stesso abito" come dice l’ex ministro Antonio Martino.
Uno dei corollari è che le politiche europee, disegnate su paesi a bassa inflazione (come la Germania) hanno sfavorito paesi (come l’Italia) che hanno da sempre utilizzato politiche di deficit e di svalutazione per stimolare la domanda.
La teoria è teoricamente ed empiricamente corretta, basta guardare al gap di competitività industriale tra il Sud – Europa e la Germania o al trend della disoccupazione giovanile, anche perché accompagnata da considerazioni politiche considerate eterodosse a Bruxelles ma piene di buon senso. Una moneta senza stato o un governo economico senza stato non hanno mai funzionato in realtà. Ma purtroppo il buon senso che ha accompagnato i Padri Fondatori degli Stati Uniti, che hanno affrontato con successo sfide simili più di 215 anni fa, non è ancora arrivato nella Commissione.
Di recente si è aperto un dibattito a sinistra (e non la sinistra a’ la FIOM dei Bersani e Fassina ma la sinistra di governo e responsabile dei Blair e Mandelson) se abbia senso o meno avere un’unione monetaria tra paesi con cicli economici non omogenei. In un paper pubblicato da Publicy Network – Il think-tank Europeo di Peter Mandelson – da due studiosi tedeschi (Hassel e Schelke, "Europe’s Illusionary Straightjacket") si ragiona sugli effetti positivi di un’unione monetaria e su eventuali strumenti da utilizzare per migliorala, come gli EuroBond.
L’argomento sviluppato è coerente. Una politica unificata dei tassi d’interesse deve essere bilanciata da politiche fiscali e strumenti di regolamentazione degli intermediari finanziari che ne elimino gli effetti anti-ciclici. Concretamente in periodi di tassi d’interesse troppo bassi, che generano bolle economiche in paesi che hanno un tasso “naturale” più elevato (ad esempio ciò che è avvenuto con l’eccessiva sostenibilità del debito pubblico Italiano dall’introduzione dell’Euro), le politiche fiscali e la regolamentazione prudenziale degli intermediari finanziari devono bilanciare gli eccessi dei tassi d’interesse (nello specifico si sarebbe dovuta diminuire la spesa pubblica ed aumentare il requisito di capitale delle banche per creare tamponi anticiclici).
L’esempio che viene portato è l’unificazione Tedesca, in cui un’unione economica di due paesi estremamente diversi dal punto di vista economico ha funzionato solamente tramite politiche di trasferimenti fiscali e di corresponsabilità economica della Repubblica Federale verso l’ex-DDR (che possono essere considerati i Greci di Germania). Ovviamente gli stessi strumenti non sono a disposizione dell’UE, ma simili risultati si possono ottenere con l’emissione di Eurobond.
L’abilità di emettere obbligazioni comuni, supportate da delle politiche fiscali differenti trai vari paesi ma sostenibili dal punto di vista economico, sarebbe dimensionata in base al ciclo economico e, con il supporto appropriato da parte della ECB, aiuterebbe a bilanciare gli effetti distorsivi della politica dei tassi comune incentivando politiche responsabili da parte dei differenti paesi membri. In pratica mettendo le diverse politiche di gestione del debito pubblico sotto lo stesso ombrello si generano effetti di compensazione tra paesi che si trovano in fasi differenti del ciclo economico.
Le diagnosi sono molto simili tra monetaristi à la Friedman e New Labour, l’architettura economica in essere oggi nell’Unione non sta funzionando, ed il gap democratico va colmato velocemente. Le soluzioni divergono, per alcuni monetaristi l’opzione più semplice sarebbe uscire dall’Unione Monetaria, ma anche questa volta “history is a one way street”, e gli Eurobond rappresentano uno strumento molto democratico per andare avanti in questa strada a senso unico.