Piacenza, marocchina finge sequestro per evitare matrimonio combinato

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Piacenza, marocchina finge sequestro per evitare matrimonio combinato

27 Giugno 2008

Ha simulato un sequestro di persona per sfuggire a un matrimonio combinato dai genitori con un uomo molto più anziano di lei. La sconvolgente storia della giovane marocchina che a Piacenza ha inscenato un rapimento con richiesta di riscatto, per sottrarsi al destino che la sua famiglia le voleva imporre, è balzata immediatamente alle cronache e ha attirato l’attenzione dei mass media italiani e dell’opinione pubblica. Purtroppo non è il primo, né sarà l’ultimo caso. 

Come ha sottolineato sul quotidiano “Il Messaggero” la collega giornalista Marida Lombardo Pijola, in Italia, con il tempo, si è creata una vera e propria zona franca in cui la legge non conta. A determinare questa situazione aberrante sono le ideologie del multiculturalismo e del relativismo. Dietro ad un fittizio rispetto per le tradizioni d’origine sta emergendo pericolosamente una terra di nessuno in cui silenziosamente tutto è permesso: dagli stupri alle umiliazioni, dalla segregazione alle violenze. Nel nostro paese solo nel 2006 è stata vietata la pratica dell’infibulazione con una legge. 

Principi fondamentali come il rispetto dei diritti individuali di libertà e dell’autonomia della persona sono spesso calpestati sia in Italia che in altri Paesi occidentali. Un caso emblematico risale al 2007, quando a Roma la Corte di Cassazione ha avallato la sentenza di merito che assolveva i genitori di una ragazza, Fatima, alla quale era stato proibito, anche con l’uso della violenza, di uscire di casa e condurre una vita normale. 

Queste delibere sono gravi e aberranti perché dimostrano come una malintesa ideologia del multiculturalismo possa portare i nostri ordinamenti a formidabili regressi nel rispetto dei diritti umani. Le prime vittime di questo atteggiamento sono le donne, le giovani immigrate della seconda generazione cresciute in Italia, ma vincolate inesorabilmente alle tradizioni del paese d’origine. Un destino di straniere tanto in patria, quanto in Italia. A queste ragazze viene impedito il necessario percorso di integrazione e di autodeterminazione. Abbandonate dalle istituzioni, la loro strada è irrimediabilmente segnata. 

Un primo importante provvedimento da approvare potrebbe essere l’apertura di veri e propri centri di accoglienza e assistenza su scala nazionale per tutte quelle ragazze che subiscono i maltrattamenti in nome dell’origine etnica o della tradizione. Tra le proposte di legge più interessanti c’è anche l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione della donna di origine extracomunitaria in Italia che potrebbe far luce su questo fenomeno. Insieme a Mara Carfagna, Isabella Bertolini ed Eugenia Roccella ci stiamo battendo per promuovere un reale percorso di integrazione. 

Un altro importante tassello del fenomeno migratorio riguarda i minori non accompagnati. Rientrano in questa definizione tutti quei giovani giunti in Italia senza l’assistenza di un genitore, di un parente o di un tutore. Al 31 dicembre 2006, i minori stranieri non accompagnati segnalati al Comitato minori stranieri risultavano 6.551, per la maggior parte originari della Romania, del Marocco e dell’Albania.

Lo scorso 25 giugno abbiamo promosso un incontro con alcuni minori ospiti dell’Opera delle Città dei Ragazzi, una comunità educativa di Roma che accoglie i minori tra cui ragazze, perlopiù di origine maghrebina, privi di supporto familiare o a rischio di devianza sociale.

L’iniziativa ha rappresentato un importante occasione di dibattito per capire quale futuro li attende al compimento dei 18 anni, nel momento in cui usciranno dall’istituto e dovranno affrontare la condizione di irregolari o peggio l’espulsione. Di qui la necessità di valutare la loro situazione affinché le speranze di integrazione non vengano vanificate.

Souad Sbai è deputata del Parlamento italiano per il Popolo della Libertà.