Piccoli Saviano crescono

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Piccoli Saviano crescono

06 Febbraio 2011

Come è noto a tutte le coscienze vigili d’Italia, in questo momento storico si stanno decidendo i destini della nostra democrazia. Soffia il vento, infuria la bufera e c’è aria di Resistenza contro il nuovo fascismo berlusconiano. Allora alcuni nostalgici delle imprese compiute dai partigiani di “Giustizia e Libertà” si sono riuniti sabato scorso al PalaSharp di Milano. Il tutto organizzato dall’associazione “Libertà e Giustizia” (per chi non lo sapesse, emanazione dell’impero retto dall’ingegner Carlo De Benedetti).  “Dimettiti!” è stata la perentoria e del tutto inedita parola d’ordine rivolta al Presidente del Consiglio.

Oltre diecimila sinceri democratici “arrabbiati ma positivi” (così li presenta la cronaca del giornale di famiglia, La Repubblica) sono accorsi per “chiudere una pagina nera salvando la dignità del Paese”, si sono stretti a coorte contro "l’imbarbarimento prodotto dalla politica e dalla cultura di Berlusconi”.
Ad aprire le danze è stato il costituzionalista Zagrebelsky, presidente onorario di “Libertà e Giustizia”. Ha tenuto a precisare che nessuno di loro  ha da chiedere “posti né denaro". Ovvio, a loro non mancano gli uni né l’altro. Poi hanno sfilato l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, lo storico anglo-italiano Paul Ginsborg che ha invitato al “rigetto del regime”, Umberto Eco che si è improvvisato psichiatra diagnosticando la schizofrenia di Berlusconi. Milva le ha cantate chiare: gli elettori del Cavaliere sono “idioti”. Roberto Saviano ha ricevuto un’accoglienza “da rockstar”. Forse è stato il più lucido, dato che ha ammesso una scomoda verità: “fino ad oggi abbiamo solo parlato fra di noi”.

C’erano anche la sindacalista Susanna Camusso, Concita De Gregorio de l’Unità, il maestro Maurizio Pollini, Moni Ovadia, Gad Lerner e le sorelle Biagi. Non mancava l’ingegner De Benedetti, seduto in prima fila. Ma il capolavoro della giornata è stato l’aver messo sul palco un tredicenne, un ragazzino di nome Giovanni. Con il “piglio dell’oratore indignato” ha denunciato il disinteresse del governo attuale nei confronti delle giovani generazioni. Anche lui un piccolo partigiano.  

Giovanni non ha trascorso il sabato pomeriggio come un qualsiasi coetaneo: dare quattro calci al pallone in un campetto di periferia, seduto su di una panchina a pomiciare con la fidanzatina, al cinema con gli amici. Tutte attività troppo qualunquiste, avranno pensato i nuovi partigiani. Meglio mettere il tredicenne sul palco e fagli recitare lo spot dell’innocenza indignata. Lo ha scritto la stessa Repubblica: il piccolo Giovanni ha dato il “senso della giornata”. Infatti è stata una carnevalata (in effetti è la stagione adatta). Per parlare chiaro e tralasciare ogni ironia, è chiaro che non si possono accettare lezioni di moralità da parte di questi signori. Senza uno straccio di prova accusano Berlusconi di corrompere la gioventù e gli danno del pedofilo. Ma non si fanno scrupoli nel gettare in questa sporca guerra giustiziarla e gossipara, politica e finanziaria un tredicenne sicuramente ignaro delle grandi manovre dietro le quinte. Questa è la loro “Italia più libera e giusta”.

(LN)