Pil, dall’Istat ancora uno schiaffo a Renzi: “l’Italia a crescita zero”

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Pil, dall’Istat ancora uno schiaffo a Renzi: “l’Italia a crescita zero”

02 Settembre 2016

L’Istat conferma la crescita zero congiunturale del secondo trimestre ma rivede a +0,7% la crescita acquisita per il 2016, rialzando il dato dal +0,6% delle stime diffuse lo scorso 12 agosto.

Tra crescita, deficit e fisco anche le banche trovano spazio nel ricco menù del workshop Ambrosetti in corso a Cernobbio. Le attenzioni degli addetti ai lavori sono rivolte soprattutto verso Mps sulla quale arrivano le rassicurazioni del ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, convinto che il piano di ristrutturazione funzionerà: “Sono fiducioso che una volta completato, la banca risulterà più forte. Per questo escludiamo un piano B”. 

La situazione però resta delicata: la più antica banca del mondo è all’ennesimo momento cruciale per il futuro. Le ultime ipotesi sul tavolo  riguardano un intervento sulle obbligazioni subordinate che sono nel portafoglio degli investitori istituzionali (per 3 miliardi, mentre 2 miliardi circa sono in mano al retail) che consentirebbe di ridurre l’ammontare dell’aumento di capitale necessario e finora quantificato in 5 miliardi di euro. In sostanza, Mps potrebbe offrire agli istituzionali la conversione dei loro bond subordinati in capitale azionario.

Nonostante tutto, Padoan, ha voluto sottolineare come il sistema bancario italiano sia più solido di quanto percepito: “La fragilità di cui si parla non è confermata dai fatti”. Per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, invece “c’è stata una grande sottovalutazione negli anni scorsi della questione bancaria non tanto e non solo da parte della politica ma anche da una parte del gruppo dirigente del paese nel quale inserisco i politici ma anche altri settori, l’università, l’accademia, i professori, i banchieri, gli imprenditori, i giornalisti”. 

Il Pil italiano non è cresciuto nel secondo trimestre del 2016, rispetto al primo periodo dell’anno: l’Istat non ha rivisto al rialzo, come si attendevano tra Palazzo Chigi e Tesoro, la stima fatta in via preliminare a metà agosto. E a questo punto servirebbe uno scatto ad oggi impronosticabile, nella seconda parte dell’anno, per raggiungere una crescita complessiva di un punto percentuale.

Nell’aggiornamento pubblicato oggi, a due mesi dalla chiusura del trimestre, l’Istituto di Statistica ha però rivisto al rialzo la variazione rispetto al secondo trimestre del 2015: l’economia si è espansa dello 0,8%, contro il +0,7% indicato il 12 agosto scorso. Anche la crescita acquisita per il 2016 – quella che si verificherebbe se l’anno terminasse senza altre variazioni – è migliorata, precisamente al +0,7% dal precedente +0,6%.

L’Istat dà dunque un brutto colpo, a distanza di 24 ore, all’ottimismo del premier, pronto ieri a scommettere sulla crescita in atto, al di sotto delle previsioni del Def (1,2% di incremento tendenziale nel 2016) ma comunque senza passi indietro in zona negativa dopo cinque trimestri positivi del Pil.

In prima linea nel criticare il premier c’è il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta: “sperava in una revisione della stima di crescita del Pil del secondo trimestre da 0 a più 0,1% per poter dire che anche di poco l’Italia cresce”. Invece “l’Istat ha confermato che è tutto fermo, a partire dai consumi su cui Renzi ha tanto investito con gli 80 euro che invece hanno avuto effetto nullo”.