PIL giù nell’Eurozona, la Francia entra in recessione
15 Maggio 2013
Il Pil nell’Eurozona continua a scendere. Una riduzione dello 0,2 per cento nell’ultimo trimestre rispetto agli ultimi mesi del 2012. Il quarto calo di seguito consecutivo. L’uno per cento in meno quello su base annua. Chiudono con segno meno i grandi malati dell’Europa Meridionale, Cipro (-1,3), Italia e Spagna (-o,5), ma la crisi si estende anche all’Europa del rigore nordico, con Olanda e Finlandia (-0,1) e soprattutto alla Francia (-0,2). Crescono, pochissimo, Germania e Gran Bretagna, dove il premier Cameron è sempre più tentato di dare una sterzata isolazionista.
Il dato più grave è senz’altro quello della Francia. Quando il Pil scende per due trimestri consecutivi, una economia può essere considerata in recessione. Quella francese non ha visto una crescita significativa nel 2012 e all’inizio del 2013 entra in uno stato recessivo. La bassa crescita e la crisi continua nonostante i tentativi dei Paesi europei di tagliare la spesa pubblica e ridurre il debito. Ma la recessione della Francia, la secondo economia della eurozona, è destinata ad esacerbare i problemi dell’intero Continente. Secondo una analisi di Fitch, almeno la metà degli investitori si aspetta un peggioramento della situazione nell’area euro nel corso del 2013.
La Germania, che nell’ultima parte del 2011 cresceva ancora al 3%, oggi è quasi ferma (+0,1). Scendono i consumi, aspetto che preoccupa non poco la cancelliera Merkel. Le iniezioni di liquidità e il taglio dei tassi effettuate dalla BCE, la banca europea, a quanto pare sono serviti poco, soprattutto non sono sufficienti a far ripartire crescita e investimenti nell’Europa Meridionale, in Italia. A soffrire, in Italia, Spagna e Portogallo, sono soprattutto le piccole imprese, ma da noi e in Francia sono anche i salari a contrarsi, mentre aumenta la disoccupazione, soprattutto quella giovanile (12 per cento a livello europeo, con picchi in Spagna e Grecia. In Germania, invece, il tasso di disoccupazione è al 5,4 per cento. La speranza è che gli effetti della manovra fatta dalla BCE possano sentirsi nella seconda parte dell’anno, ma per molti economisti si tratta di uno scenario ottimistico.