Più di 100mila morti nell’inferno di Haiti
13 Gennaio 2010
Il terremoto che ha devastato Haiti potrebbe aver ucciso più di 100mila persone, fino a mezzo milione secondo altre fonti. La tragica previsione è del premier haitiano Jean Max Bellerive, intervistato dalla Cnn. Alle sue parole hanno fatto eco quelle del presidente René Preval, che ha parlato di "catastrofe", di un Paese distrutto.
La prima scossa, la più forte di tutte, è stata di 7 gradi Richter e si è registrata nel pomeriggio di ieri (poco prima della mezzanotte italiana). L’epicentro è stato localizzato a circa 15 km a sud-ovest rispetto alla capitale, mentre l’ipocentro è stato individuato ad appena 10 chilometri di profondità, molto vicino alla superficie terrestre. Contemporaneamente è stato diramato un allarme tsunami per tutto il quadrante caraibico, poi rientrato. Secondo l’Onu e la Croce Rossa dai 3 ai 3,5 milioni di persone sono state colpite dal sisma, oltre un terzo della popolazione totale del Paese. L’Unicef sottolinea la presenza di "molti bambini" tra le vittime e rende noto che le operazioni di soccorso sono iniziate, anche se le comunicazioni sono estremamente difficili. "Questa tragedia colpisce un paese che presenta i peggiori indicatori socio economici dell’America Latina", ha dichiarato il presidente di Unicef Italia Vincenzo Spadafora. I sismologi sottolineano come il terremoto avvenuto ieri sia il più potente degli ultimi 200 anni. Una tragedia.
In base a dati della Farnesina, sono circa 180 gli italiani che si trovano ad Haiti. A dirlo il responsabile dell’Unità di crisi, Fabrizio Romano. “Ci risulta che ad Haiti ci sono 180 connazionali iscritti all’anagrafe consolare ai quali va aggiunta un’altra decina di italiani che si sono iscritti al sito della Farnesina, Dove siamo nel mondo”, ha riferito Romano. "Al momento non abbiamo segnalazioni di italiani coinvolti" nel devastante terremoto di ieri ad Haiti, "nel senso di persone ferite o decedute, questo non vuol dire che nelle prossime ore ci arrivino altre informazioni".
Le notizie che arrivano sono scarse e frammentarie. Le comunicazioni, sia quelle telefoniche sia quelle ufficiali, risultano interrotte. Luce e acqua non vengono più erogate, si rischia la paralisi per diversi giorni. “La situazione ad Haiti è drammatica. Da Miami sono in costante contatto con i miei familiari sull’isola e per ora mi hanno descritto un disastro”, ha dichiarato Mimmo Porpiglia, già console onorario di Haiti in Italia.
Un appello è stato lanciato da papa Benedetto XVI al termine dell’udienza generale. "Mi appello alla generosità di tutti – ha detto il Papa – affinchè non si faccia mancare a questi fratelli e sorelle che vivono un momento di necessità e di dolore, la nostra concreta solidarietà e il fattivo sostegno della Comunità internazionale". Il pontefice ha anche assicurato l’impegno in questo senso della Chiesa cattolica.
A seminare la morte gli edifici più alti e, paradossalmente, moderni. Sono venuti giù ministeri, il palazzo presidenziale, hotel di lusso, edifici per uomini d’affari e grandi magazzini. Dei 4 ospedali di Port-au-Prince – come reso noto da Massimo Barra, vicepresidente della Croce Rossa internazionale – tre sono completamente crollati e l’unico rimasto in piedi non accetta più feriti perchè intasato e al limite del collasso.
In città sono comparsi gli sciacalli, mentre già divampa la polemica sulla prevedibilità del sisma dal momento che alcuni esperti da tempo lanciavano l’allarme sulla possibilità di un fortissimo terremoto nell’isola. In uno studio presentato alla 18esima conferenza geologica dei Caraibi nel marzo del 2008 cinque scienziati parlarono di “un enorme rischio sismico” in corrispondenza di una faglia che si trova nel sud dell’isola, la faglia di Enriquillo-Plaintain Garden dove si è verificato appunto ieri il sisma di magnitudo 7. “Eravamo molto preoccupati” ha ricordato Paul Mann, ricercatore dell’università del Texas che era uno degli autori dello studio, sottolineando comunque quanto sia “difficile predire” l’esatto verificarsi di una scossa di questa intensita.
Si contano anche molte vittime tra i Caschi blu della missione Minustah dell’Onu ad Haiti (circa 11 mila effettivi, tra cui 7.031 militari e 2.034 agenti di polizia): almeno sette militari del Brasile, otto cinesi (più dieci dispersi), tre della Giordania. L’edifico di cinque piani, sede della missione, si è completamente sbriciolato e, secondo Kouchner, tutte le persone che si trovavano al momento del sisma al suo interno sarebbero morte, compreso il comandante della missione, il tunisino Hedi Annabi. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha annunciato che andrà ad Haiti "non appena praticamente possibile". Ci sono 38 membri del Programma Onu per lo sviluppo fra i dispersi. La missione è nata nel 2004 con l’obiettivo di normalizzare la situazione sull’isola tramite il disarmo e l’appoggio alla polizia locale. Nell’ottobre del 2008, il Consiglio di Sicurezza ha prorogato di un anno la missione.
Circa 200 persone sarebbero poi disperse tra le macerie di un grande albergo crollato nel sisma. L’hotel si trova sulle colline che circondano la capitale non lontano dal quartier generale delle Nazioni Unite ed è considerato tra gli alberghi più lussuosi di Port-au-Prince. È una costruzione moderna, bianca, con una piscina e grandi terrazze a dieci minuti dal centro abitato, ristrutturata recentemente perchè costruita nel 1947.
Subito pronta la macchina degli aiuti internazionali. A cominciare dagli Stati Uniti. Il presidente Obama e la segretaria di stato Hillary Clinton hanno promesso aiuti immediati. Anche l’Italia si è mobilitata. Il Dipartimento della Protezione Civile, in coordinamento con il Ministero degli Affari Esteri, con il Ministero della Difesa e con la Croce Rossa Italiana, sta organizzando in queste ore un primo team di intervento. Per oggi è prevista la partenza di un C130 della 46esima Aerobrigata che porterà nell’isola caraibica un ospedale da campo ed un team sanitario specializzato in medicina di emergenza. A bordo del velivolo sarà presente anche una squadra del Dipartimento della Protezione Civile.
Aiuti giungono dal primo risultato del trattato di Lisbona. L’Europa è stata in grado di mettere in atto "per la prima volta" un coordinamento unico per gestire gli aiuti alla popolazione colpita dal violentissimo terremoto. E mettere a disposizione, in tempi record, tre milioni di euro ed un aereo con a bordo esperti europei in grado di valutare gli interventi necessari per assistere le autorità haitiane. Ad annunciare il "primo atto in cui si applica veramente il trattato di Lisbona" è stato il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, a La Granja, in provincia di Segovia, per la prima riunione post Lisbona del consiglio informale dei ministri per le politiche europee. Ora infatti, ha assicurato Ronchi, l’Europa ha gli strumenti per "muoversi di concerto", per "parlare con una voce sola", come ha commentato da Addis Abeba il Ministro degli esteri Franco Frattini, definendo "molto positiva" l’iniziativa europea. Un debutto, quello di un’Europa coesa e in grado di prendere iniziative coordinate in tempi rapidi, rodato "purtroppo", ha sottolineato Ronchi, su "un’ immane tragedia", nella quale tra l’altro risulta disperso anche un funzionario Ue, ma che potrà garantire aiuti "tempestivi, concreti e coordinati".
Il ministro egli Esteri israeliano ha annunciato che una squadra di soccorso è pronta a partire per Haiti. Israele intende predisporre una squadra che fornisca assistenza immediata, come spiega l’ambasciatore israeliano presso la Repubblica Domenicana, Amos Radian. Le forze di difesa israeliane hanno anche predisposto un incontro questa mattina per valutare l’invio di aiuti di prima necessità. Allo studio anche l’invio di equipaggiamento medico e dottori, aiuti umanitari, cibo e tende per chi fosse rimasto senza casa. Il governo australiano ha invece fatto sapere che ci sono anche 2 loro connazionali tra le centinaia di vittime e si è detto pronto a inviare soccorsi ai cittadini di Port-au- Prince. In particolare, il governo del Queensland ha messo a disposizione personale del “Fire and Rescue Service”, specializzato nel soccorso in aree urbane.
Il popolo della rete non è rimasto indifferente, si moltiplicano sui social network gli appelli a portare immediati soccorsi alla popolazione di Haiti, con Twitter spesso offline per eccesso di collegamenti. Non mancano gli appelli di persone che a Haiti hanno perso contatto con i propri cari: "Qualcuno ha notizie di danni nella zona di Belleville?", chiede un belga, così come altri europei, francesi e tedeschi in testa, ed americani. Anche Twitter è letteralmente sommerso dagli appelli e dai messaggi, tanto che il network è oberato dai contatti e spesso non risulta raggiungibile. Centinaia i messaggi ogni minuto, anche in questo caso perlopiù di stranieri. Diversi utenti di Twitter hanno apposto sul proprio avatar la bandiera di Haiti in segno di solidarietà, un gesto già utilizzato in altre occasioni per manifestare il proprio sostegno ad una causa.
La Banca mondiale ha promesso l’invio di una missione di esperti per valutare i danni e stilare piani per la ricostruzione del paese. La Caritas Italiana ha invece lanciato un appello per l’emergenza vittime. Haiti – ricorda l’organizzazione – è il paese più povero dell’America Latina ed è periodicamente provato da calamità naturali e crisi sociali. Dei circa 9 milioni di abitanti – su una superficie che è poco più grande di quella della Sicilia – oltre la metà vive con meno di un dollaro al giorno.
Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: Emergenza terremoto Haiti. Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui: – UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma – Iban: IT50 H030 0205 2060 0001 1063 119 – Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma – Iban: IT19 W030 6905 0921 0000 0000 012 – Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT29 U050 1803 2000 0000 0011 113 – CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio).