Poche storie, al Sud servono i fondi europei

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Poche storie, al Sud servono i fondi europei

14 Agosto 2014

Matteo Renzi ha ripetuto che l’Italia spende male i fondi europei e che utilizzarli meglio e’ un obiettivo di questo governo. Speriamo. Perché a leggere certa stampa, circolano strane idee. Per esempio tagliare la quota di cofinanziamento dei fondi strutturali e di investimento della Ue da assegnare all’Italia nella programmazione 2014-2020. Che avrebbe senz’altro un effetto positivo nel saldo di finanza pubblica ma significherebbe rinunciare a risorse che ci vengono dalla Ue, riducendo i trasferimenti da Bruxelles.

Ora, non c’è bisogno di essere dei bocconiani per sapere che i suddetti fondi, in particolare quelli destinati alla formazione per le regioni, siano stati spesi di frequente in modo anomalo, in certi casi pessimo, e a volte foraggiando il malaffare. Ma a parte il fatto che non esiste solo la formazione, abbiamo come l’impressione che dietro gli astratti furori di economisti non proprio amici delle politiche pubbliche si colga l’eco di ben più sciagurate comiche, grilliche per la precisione, dove ogni euro che arriva al sud dalla Ue finisce nelle mani di Don Vito Corleone.

Per cui va bene indignarsi se i fondi finanziano corsi per parrucchiere o la sagra della mortazza (con tutto il rispetto per le suddetta categoria e il nobile alimento), ma noi siamo per uno Stato innovatore che senza esondare (leggi Regioni) utilizzi le risorse disponibili per far ripartire l’economia, specialmente quella meridionale. Perché se muore il Sud…

Ci era parso di capire che al di la’ delle dialettiche tra post-liberisti e neo-keinesiani Renzi fosse un pragmatico deciso a sfruttare il semestre europeo come una opportunità di rilancio per l’Italia. Ma andare a Bruxelles dicendo che rinunciamo ai fondi significherebbe ammettere che a livello di politiche pubbliche l’Italia da un punto di vista finanziario e amministrativo non sa sfruttare le occasioni d’investimento. Insomma, le diatribe ferragostane (qui, qui e qui) sono stimolanti. Ma e’ la politica che decide. E Renzi non ci sembra il tipo del Tafazzi.