Poliziotti e Carabinieri hanno torto anche quando hanno ragione

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Poliziotti e Carabinieri hanno torto anche quando hanno ragione

29 Aprile 2016

I sei poliziotti e i due carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale nei confronti di Giuseppe Uva in quel di Varese, sono stati assolti perché “il fatto non sussiste”, su conforme richiesta anche del Pubblico ministero. Si è conclusa così dopo otto anni di calvario la triste vicenda  di servitori dello Stato, di cui diversi Pubblici ministeri avevano invano chiesto il proscioglimento, mentre il senatore Luigi Manconi del Partito Democratico conduceva una martellante campagna di criminalizzazione.

Pochi giorni dopo l’assoluzione la signora Lucia Uva, querelata da uno dei poliziotti, di cui aveva anche postato la foto su Facebook, è stata a sua volta assolta dall’accusa di diffamazione aggravata perché secondo il giudice monocratico “il fatto non costituisce  reato”. La Uva  aveva definito “delinquenti” ed “assassini”  i carabinieri e poliziotti da lei inoltre accusati  di aver  picchiato il fratello e di aver addirittura abusato sessualmente di lui.

Il Pubblico  ministero nella sua requisitoria, nel caldeggiare la condanna, aveva sottolineato come: “sono stati  affermati come veri fatti non desumibili dai dati processuali per additare  poliziotti e carabinieri, a distanza di anni come stupratori e  sadici picchiatori  di persone indifese”.

Tutto questo avviene nel più assoluto silenzio rispettivamente  del Presidente del Senato, di quello della Camera e dei ministri competenti, che si guardano bene dall’esprimere la loro soddisfazione quando viene  riconosciuta la piena innocenza di servitori dello Stato, assolti  da infamanti accuse, e fanno finta di niente  davanti ad una continua semina di odio nei loro confronti, salvo ipocritamente intervenire con lacrime di coccodrillo quando perdono  la vita “nell’adempimento del dovere”.