Polverini lascia, accusa il Consiglio e promette: “Ora dirò tutto”
25 Settembre 2012
“Dimissioni irrevocabili”. Renata Polverini, attorno alle 20 di lunedì sera, sceglie il Residence Ripetta a due passi da Piazza del Popolo, in pieno centro di Roma, per comunicare la sua decisione di abbandonare la carica di governatore della Regione Lazio. Un fiume in piena, l’ex sindacalista dell’Ugl. Ne ha per tutti. E proprio a cominciare da chi, nel corso di questi due anni e mezzo, l’ha sostenuta in Consiglio regionale. Dal gruppo Pdl del Lazio.
“Alla Pisana ci sono personaggi da operetta che non era accettabile mantenere in quel luogo prestigioso”. Ogni riferimento a “Er Batman” Franco Fiorito, evidentemente, non appare puramente casuale. “Uno che voleva girare sempre in Suv” e che, secondo le prime ricostruzioni del quadro accusatorio della Procura di Roma, avrebbe distratto ingenti somme di denaro dai conti del Pdl. Peculato, l’ipotesi di reato dei pm romani. Un reato molto difficile da dimostrare, tuttavia. Soldi privati. Già, perché il (vile, in questo caso) denaro destinato ai partiti, nel momento in cui viene erogato, sfugge a ogni sorta di controllo.
Non solo Fiorito, però. Nel mirino di Renata Polverini anche Francesco Battistoni, già capogruppo Pdl alla Pisana: ”Uno che fa politica usando le procure”, secondo l’opinione dell’(ormai) ex governatore; e Mario Abbruzzese, presidente del Consiglio regionale: “Prendetevela con lui. Io me ne vado a testa alta, lui non so”, il j’accuse rivolto ai giornalisti presenti.
La decisione di lasciare, Renata Polverini, l’aveva maturata già nei giorni scorsi. E l’aveva comunicata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al premier Mario Monti domenica. Lunedì, poi, l’incontro con i leader della sua maggioranza: Angelino Alfano (Pdl), Francesco Storace (La Destra) e Pierferdinando Casini (Udc). Con i primi due a tentare in ogni modo di dissuaderla dai suoi intenti. Dal presidente Udc, invece, parole di tutt’altro tenore: “E’ venuto fuori un vero schifo, bisogna restituire la parola ai cittadini”. Così sarà: accorpamento con le politiche e voto in primavera 2013. Perché, come noto ai più, l’elezione diretta del presidente della Giunta comporta necessariamente, dopo la sua caduta, lo scioglimento del Consiglio e automatiche elezioni.
Le reazioni in casa Pdl non sono tardate ad arrivare. E’ Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, a parlare di “gesto di dignità e serietà”. Per il sindaco di Roma Gianni Alemanno, al contrario, è “clamoroso che un presidente di Regione eletto dal popolo debba anche solo essere messa in discussione e dimettersi senza neanche un avviso di garanzia". Mentre v’è anche chi, come Osvaldo Napoli, già prima della decisione di Renata Polverini, guardava alle dimissioni, una volta approvati i tagli, “come l’unico gesto in grado di far "imbracciare lei e il Pdl la bandiera della pulizia in campagna elettorale".
In tema, ha espresso la sua anche Silvio Berlusconi. Dalle colonne del neonato Huffington Post Italia, durante un’intervista: “Apprezziamo la scelta di Renata Polverini che pur non avendo compiuto nulla di immorale né di illegittimo ha ritenuto, di fronte alle gravi emergenze venute alla luce nell’utilizzo dei fondi pubblici, di consentire con le sue dimissioni un cambiamento", il giudizio dell’ex premier.
Infine, due considerazioni. Una di carattere politico, l’altra – per così dire – giudiziario. Sotto il primo aspetto, per Renata Polverini, l’intera vicenda è corollario della “faida interna al Pdl che non consegnò la lista alle elezioni”. Ovvero, ricordate il celeberrimo panino di Alfredo Milioni? E ancora, sul piano penale. Dei (meri) reati: "Da oggi sono libera e dirò tutto quello che ho visto". Insomma, Polverini sembra più che mai intenzionata a vuotare il sacco. E se non l’ha fatto, in questi mesi, è solo per “senso dello Stato”. Staremo a vedere.