Pomigliano approva il piano e Fiat lavorerà con chi ha firmato

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Pomigliano approva il piano e Fiat lavorerà con chi ha firmato

Pomigliano approva il piano e Fiat lavorerà con chi ha firmato

23 Giugno 2010

Fiat "lavorerà con le parti sindacali che si sono assunte la responsabilità dell’accordo" su Pomigliano. Al termine del referendum che si è svolto nello stabilimento campano, il Lingotto ha diffuso un comunicato che ha fugato i dubbi circa un suo presunto disimpegno dallo stabilimento campano. Dubbi circolati subito dopo la diffusione degli esiti del voto che hanno visto una prevalenza dei sì, ma non in maniera non plebiscitaria (il 64%) come chiedeva l’azienda.

Al referendum sono passati i sì, ma senza l’atteso plebiscito. A urne chiuse, ieri sera alle ore 21, l’affluenza dei lavoratori è stata del 95,1% (sono stati 4.642 i votanti su 4.881 aventi diritto). A tarda nottata i risultati di spoglio: i sì all’intesa della Fiat sul rilancio dello stabilimento – intesa già sottoscritta da Fim, Uilm, Fismic e Ugl ma non dalla Fiom-Cgil – sono stati 2.888 (il 62,2%), i no 1.673 (il 36,0%), le schede nulle 59 (l’1,3%) e quelle bianche 22 (lo 0,5%). A vincere, dunque, è stata innanzitutto la partecipazione dei lavoratori: «la più alta adesione nelle consultazioni sindacali che si sono svolte negli stabilimenti italiani», come affermato da Giovanni Sgambati, segretario della Uil Campania. Sintomo, evidentemente, dell’importanza della partita in gioco: il futuro della produzione Fiat in Campania, il futuro di 4.473 lavoratori dello stabilimento di Pomigliano (nonché degli oltre 10 mila dell’indotto) e delle loro famiglie, il futuro della Campania, del Mezzogiorno e dell’Italia.

«La partecipazione al voto e la prevalenza dei sì erano prevedibili», è stato il commento della vicesegretaria della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale «anche un voto così particolare dice che ci vuole una soluzione condivisa. Per questo chiediamo alla Fiat di riaprire la trattativa per un’intesa condivisa». Per il segretario Fiom di Napoli, Massimo Brancato, «se la Fiat apre una trattativa e si predispone a una mediazione che rispetti Costituzione, leggi dello Stato e contratto, ci sediamo a un tavolo e siamo disponibili ad un negoziato». «I lavoratori hanno compreso e condiviso le ragioni del nostro accordo» ha commentato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. «Con la vittoria del 64% dei sì, Fiat può dare seguito al piano per la produzione della nuova Panda» ha detto il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, secondo cui «la maggioranza della fabbrica vu vuole lavorare e produrre. Grande il senso di responsabilità dei lavoratori».

La mancanza di astensione da parte dei lavoratori dà maggiore robustezza al risultato referendario. Tutti ci hanno messo tutto in questo voto referendario, a cominciare dai Sindacati per le loro rispettive ragioni (a favore o contro). E più di tutti ci ha messo la Fiom che, in solitaria, ha scelto il braccio di ferro con la Fiat rifiutando a priori, “sui principi”, l’intesa di Pomigliano, memori che «lo sciopero non importa se porta risultati, perché il solo scioperare è un risultato», come ha detto Gianni Rinaldini al congresso della Fiom.

Inasprire le relazioni con i “padroni”, acuire le tensioni sociali, sollecitare emozioni sulla base della difesa di diritti (ma quali diritti se si perde il primo dei diritti, quello al lavoro?) è la benzina che fa andare avanti la macchina della Fiom. Così anche per la vicenda attuale.

Il 36% dei consensi (cioè i no all’intesa), dunque, preoccupa e preoccuperà a questo punto anche la Fiat che deve procedere nell’iniziativa. A influire sulla decisione dei lavoratori non sarà stato prevalentemente il contenuto dell’intesa su cui veniva chiesto di esprimere il “sì” o il “no”, quanto piuttosto la necessità di salvaguardare una interessante fetta di occupazione – peraltro in un Mezzogiorno afflitto da tassi di disoccupazione e di occupazione illecita molto alti. Quanti di quelli che hanno detto sì – si sta chiedendo la Fiat in queste ore– saranno disposti a mantenere questa decisione nel futuro? Quanti resisteranno alle sirene di un Sindacato che promette tanti diritti e pochi doveri?