Pompei, il commissario non serve. Apriamo al privato
28 Luglio 2013
di redazione
Per Pompei spunta l’ipotesi Commissario. Magari europeo e con curriculum internazionale. Abbiamo un pezzo fondamentale del patrimonio storico e archeologico mondiale ma non riusciamo a gestirlo. Dopo i crolli, i vandali e l’incuria, ieri è bastato uno spettacolo di Siani – non il Bolshoi ballet ma uno showman partenopeo – per fare un’altra figuraccia delle nostre, tra imbucati accenni di risse e posti a sedere che mancavano. Una totale disorganizzazione. Claudio D’Alessio, il sindaco, si è detto "sconcertato" e ha rovesciato tutte le responsabilità sugli organizzatori che "hanno gestito in maniera pessima la disposizione dei posti", minacciando querela. Dunque, il "problema" Pompei non l’ha risolto lo Stato tramite la Sovrintendenza. Non l’hanno risolto i governi, non l’hanno risolto gli amministratori locoli. Ora qualcuno lancia l’idea del commissario, sempre buona quando non si sa più chi chiamare. Una soluzione alternativa ci sarebbe, mettere in mano la gestione turistica e organizzativa di Pompei ai privati, lasciarli in concessione a qualcuno che sappia farli funzionare e fruttare. Ma non provateci neppure a dire certe bestemmie.