Ponte Stretto, Bonanni: Da grandi opere può arrivare svolta
11 Novembre 2015
di redazione
"Se ci domandassimo quali opere pubbliche, importanti, ciclopiche – di quelle che fanno la differenza – sono state realizzate nell’ultimo trentennio, avremmo qualche esitazione a elencarle. Probabilmente non sapremmo indicarne una che sia una. Credo che l’immobilita’ dell’Italia non abbia uguali nello scenario dei Paesi sviluppati", lo dice Raffaele Bonnani, segretario generale Cisl, citato da Italpress.
"La condizione politica e sociale degli anni ’50 e ’60, che consenti’ realizzazioni che hanno costituito l’ossatura principale dello sviluppo economico e civile della Penisola, e’ molto differente da quella odierna. Gli italiani a quell’epoca sbalordirono tutti con il loro piano di costruzioni autostradali, con soluzioni finanziarie innovative per il finanziamento, con espropri dei terreni per necessita’ pubblica a tempo di record, con tempi di realizzazione veloci. Si unificava il Paese e si garantivano vantaggi economici, grazie alla nuova mobilita’," prosegue Bonanni. "Gli effetti si avvertirono in breve tempo. I nostri gap di Penisola dalla variegata orografia furono cosi’ superati. Stessa situazione riguardo’ la progettazione e costruzione in quegli anni di un grande numero di invasi d’acqua per fini di produzione di energia rinnovabile idroelettrica. Ben presto la bolletta salata dell’acquisto dagli stranieri di idrocarburi, per fronteggiare la richiesta di energia ai fini civili e industriali, risulto’ ridotta significativamente. Altro esempio fulgido, il piano costruzioni delle case popolari. Da Milano a Palermo, nello stesso tempo, centinaia e centinaia di migliaia di abitazioni furono rese disponibili per i ceti meno abbienti, mettendo in moto un volano economico che ancor ora, governi che improntano a sensatezza i loro programmi, utilizzano".
"Allora non c’erano i conflitti tra comuni, Regioni, Stato, non c’era il cosiddetto ambientalismo blocca-opere, aveva ancora senso indicare le priorita’ per la comunita’ nazionale e rispettarle. La decisione di Renzi di ridare forza all’indicazione che diede anni fa Berlusconi per la costruzione del Ponte allo Stretto di Messina, credo che vada a colmare piu’ esigenze che in questa fase delicata del Paese abbiamo. Dobbiamo darci un grande obiettivo, di quelli che fanno la storia! Programmi infrastrutturali di elevata innovazione tecnica, che alimentino e allenino le nostre professionalita’ e le nostre imprese; un grande polmone occupazionale in un area fortemente depressa; una maggiore integrazione nella mobilita’ di persone e merci che nel caso nostro riguarda circa 8 milioni di italiani. Certamente ci sarebbero tante altre opere da realizzare come diversi detrattori del progetto hanno sostenuto nel remoto e recente passato. A loro si puo’ rispondere che tanta verve contraria certamente non ci ha dato il Ponte, ma neanche quelle "tante opere che in sua vece si possono realizzare". Non chiediamoci piu’ se viene prima l’uovo o la gallina: in questo caso viene prima la gallina!".
"Con il Ponte potranno avere una accelerazione la vergognosa situazione autostradale della Salerno-Reggio Calabria; la manutenzione e costruzione di tutte le altre necessarie infrastrutture minori dell’area; la realizzazione della alta velocita’ della dorsale adriatica. Con queste opere il Paese sara’
piu’ pronto al nuovo ciclo di sviluppo. Possono fare la differenza per un nuovo clima di fiducia nel Paese; il resto e’ la solita chiacchiera", conclude Bonanni. "Spero che Renzi abbia davvero l’intenzione di occuparsi del problema e non come ha fatto recentemente sulle necessita’ meridionali. Infatti ne ha parlato e poi nella legge di Stabilita’ non ha fatto nulla. Un nuovo clima favorevole alle grandi progettazioni dovra’ essere favorito non solo dalla politica, ma anche dalla magistratura, dai media dalle forze sociali in generale. Un clima positivo che elimini quello negativo del nulla si puo’ in nome di interessi piccoli che devono prevalere immancabilmente su quelli grandi della comunita’. Con un cambiamento di prospettiva, di ambizione a grandi realizzazioni, allora si’ che l’Italia avra’ la sua svolta".