Possibile che ogni giorno deve essere la “giornata mondiale” di qualcosa?
04 Ottobre 2018
La giornata mondiale di qualcosa ogni santo giorno è il trionfo della tristezza: un paganesimo in versione contemporanea, miscuglio di tutto e niente, che elimina l’Avvento nella nostra vita. Qual è la ricorrenza da attendere? Qual è il Sabato del villaggio?
Tanto già il Natale inizia a fine ottobre e il Carnevale il giorno dopo la Befana e i Santi non s’usano più! In principio fu l’anno polare internazionale: la prima ricorrenza mondiale indetta a fine Ottocento per promuovere la ricerca scientifica nell’Artico e nelle regioni Antartiche. In mezzo c’è un po’ di Global warming, Felini vari e Tapiri, ma è estromesso l’Oritteropo; l’11 dicembre è per il Tango, ma niente per la Disco music! Poi, a un certo punto della proliferazione succede di toccare le alte vette del genere “Giornate dedicate”: la Giornata mondiale del Dialogo fra religioni e omosessualità per il 13 gennaio. Giuro, esiste!
Stando così le giornate, quella mondiale dell’Insegnante ci potrebbe tornare utile se la dirottassimo verso la competizione e la libertà di scelta, conducendo entro un sistema scolastico variegato e dinamico. Si potrebbe cogliere l’occasione, per i fortunati dell’eventualità, di parlare di Milton Friedman, il Nobel che ebbe il merito di comprendere la centralità della questione scolastica; propose lo strumento del voucher per allargare l’autonomia delle famiglie verso la effettiva scelta di scuole migliori. Siano esse statali o paritarie. Chi ne ha l’occasione ne approfitti il 5 ottobre, oramai che c’è!
Concludo con Silvana De Mari: “Questa delle giornate è una faccenda molto meno innocua di quanto possa sembrare. Ci addestra a pensare tutti alla stessa cosa e nella stessa maniera. È un addestramento al pensiero unico e alla retorica vuota.”
Se ogni giorno è la giornata di qualcosa, alla fine non è mai la giornata di niente. Appunto.