
Potrà il legittimo impedimento salvare il Cav. dal tritacarne giudiziario?

10 Dicembre 2009
di Dolasilla
Sarà il legittimo impedimento, o sarà la legge sulla ragionevole durata dei processi o, più in là nel tempo, trattandosi di una legge costituzionale, sarà l’istituto dell’immunità parlamentare a scudare il presidente del Consiglio rispetto al tritacarne giudiziario messo all’opera da ormai 16 anni? La contemporanea presentazione alla Camera di sei distinti disegni di legge (quattro del PdL e uno ciascuno dell’Udc e dell’Italia dei Valori) sul “legittimo impedimento” è solo la conferma più recente dell’emergenza giudiziaria in cui versa il Paese: e cioè la questione, ha sintetizzato il ministro Alfano, di chi è stato chiamato dal popolo a governare, che non vuol sottrarsi al giudizio dei tribunali ma deve pur sempre governare e dunque adempiere al mandato ricevuto dagli elettori, senza per questo sottrarsi al giudizio dei tribunali, che va reso compatibile dal punto di vista dell’organizzazione dell’agenda dei lavori del tribunale, del calendario delle udienze con il principio della sovranità popolare. La sintesi sui testi sul legittimo impedimento sarà trovata la prossima settimana in Commissione giustizia alla Camera, ma il via libera dovrebbe arrivare a gennaio, comunque non prima della pausa per le festività.
A scandire la tempistica è stato il presidente della Commissione giustizia di Montecitorio. Giulia Bongiorno ha dismesso la prudenza abituale per sbilanciarsi con un cauto ottimismo sul provvedimento. Perché “non c’è l’arroccamento su un unico testo; più gruppi – sottolinea la presidente – hanno presentato testi e questo darà luogo ad un confronto che è stato avviato in una atmosfera positiva”. E’ ovvio che andrà trovato un punto di equilibrio che tenga conto anche delle indicazioni arrivate dalla Corte costituzionale, che con sue recenti sentenze (sul caso Previti e sul lodo Alfano) si è espressa in merito al legittimo impedimento di chi svolge un’attività parlamentare o istituzionale a presentarsi in giudizio".
E’ ovvio che si pone anche per il legittimo impedimento lo stesso problema politico che ha reso travagliata la vita di tutte le precedenti iniziative legislative in materia giudiziaria: sarà un provvedimento in grado di favorire una “tregua” nella battaglia fra maggioranza e opposizione? E’ il primo obiettivo indicato dal capogruppo del PdL in Commissione Giustizia, Enrico Costa, firmatario, con il leghista Matteo Brigandì, di una delle sei proposte di legge.
Alla fine di una giornata insolitamente povera di scambi di insulti, la Consulta sulla giustizia del PdL, dopo una rapida riunione, ha messo nero su bianco l’estremo interesse per la proposta messa a punto dal vicecapogruppo dell’Udc alla Camera Michele Vietti. Di che si tratta? L’Udc suggerisce di limitare la norma al premier e solo per le sue funzioni istituzionali e internazionali. Ma allarga l’impedimento anche alle fasi preparatorie di tali impegni, circostanza che sembra convincere poco Pd e Idv. In sostanza una norma-ponte, quella di Vietti, in attesa di reintrodurre nella Costituzione l’immunità parlamentare, senza però l’autorizzazione a procedere come era nel vecchio articolo 68. Più semplicemente dovrebbe essere il parlamentare indagato a chiedere la sospensione del processo a suo carico.
Proviamo a cogliere le novità alla fine della giornata di ieri. La prima è che l’annuncio delle proposte di legge non è stato salutato dal solito fuoco di sbarramento del fronte opposto. La seconda è che l’Italia dei Valori, dopo la sbornia di piazza San Giovanni, si è fatta avanti con una sua proposta di legge, restrittiva quanto si vuole, ma pur sempre in direzione del riconoscimento del principio del 2legittimo impedimento”, circoscritto alla sola figura del premier e con l’obbligo di indicare una dta alternativa, nello stesso mese, rispetto agli impegni istituzionali.
La terza novità è che il Pd è l’unica forza politica a non aver preparato una sua proposta specifica sulla questione. E’ prematuro dire se la somma di tante circostanze, alcune davvero inedite, preluda a quel mutamento di clima nel confronto parlamentare più volte auspicato dal presidente della Repubblica. Dietro tante proposte, e dietro una diffusa disponibilità a discuterne, si intravede però una consapevolezza nuova nelle opposizioni: la spallata giudiziaria a Silvio Berlusconi non è più questione all’ordine del giorno. E’ rimasto il solo Francesco Rutelli a sognare governi di emergenza e alchimie politiche che invece, da oggi, sono espulse dall’orizzonte di questa legislatura. Il confronto politico fra i due schieramenti e al loro interno dovrà cercare altre strade per svilupparsi.