Poveri e licenziati: ecco l’Italia del “Sì” a Renzi

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Poveri e licenziati: ecco l’Italia del “Sì” a Renzi

18 Ottobre 2016

Più poveri come dice la Caritas, con meno lavoro o licenziati come sancisce INPS. E’ l’Italia un po’ obamiana del “Jobs Act”, che affonda prima della cena di gala a Washington. Anche il Jobs Act, come le altre promesse renziane, si sta rivelando una bufala. Le assunzioni calano drasticamente. Il saldo tra assunzioni, trasformazioni di rapporti lavorativi e cessazioni, segna un +53mila contratti stabili in più, con un tonfo di quasi il novanta per cento (88,6%) rispetto allo stesso periodo del 2015. Peggio del 2015, ma anche del 2014. E con un boom di licenziamenti. Ritratto impietoso quello che arriva dal report mensile sul precariato redatto da INPS.

Complessivamente le assunzioni nel privato, nei primi otto mesi del 2016, sono state l’8,5 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. INPS rileva che la frenata, in particolare per i contratti a tempo indeterminato (-32,9%), è collegata alla fine degli sgravi contributivi, quando le aziende potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni. Nel 2015, l’incidenza di quel provvedimento (assunzioni e trasformazioni agevolate, con abbattimento totale dei contributi) sul totale delle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato, era stata pari al 60,8%. Oggi, la doccia fredda.

Per chi guarda al bicchiere mezzo pieno, salgono i contratti a tempo determinato e di apprendistato, ma si riducono quelli degli stagionali, e calano anche le retribuzioni mensili: per le assunzioni a tempo indeterminato si registra una riduzione della quota di retribuzioni sotto i 1.750 euro rispetto al 2015. Continua, infine, il boom dei “voucher”, i buoni-lavoro, +35,9 rispetto ai primi otto mesi del 2015. Riassumendo: lo stop agli sgravi che ha determinato il capitombolo delle assunzioni è stata una delle tipiche promesse renziane, che durano lo spazio di una elezione, il tempo di accumulare qualche voto.

E’ accaduto, e accade, per il bonus cultura ai 18enni. Per gli 80 euro dati e tolti a chi li aveva ricevuti (ma altri se ne preparano). Adesso tocca anche al Jobs Act, ultimo baluardo della “obanomics” che ancora resisteva nella propaganda governativa sull’Italia che riparte. Non c’è da rallegrarsi per i numeri negativi dell’economia, solo da chiedersi quanto altro tempo durerà la farsa, questa politica fondata sul binomio funesto debito-deficit, su una serie di veloci “mancette” a questo o a quel blocco elettorale per farsi rieleggere o magari vincere il referendum. L’impressione è che la presa in giro durerà ancora poco.

Gli italiani stanno capendo che tutto ciò che veniva promesso, e che solo in parte è stato dato, ora gli viene tolto. E non abboccano più neanche a storielle come quella della chiusura di Equitalia. Quando e che cosa ci sarà al posto di Equitalia? Dove sono le coperture? Mentre ci si gingilla sulla “rottamazione” della cartelle, i contribuenti sanno solo di dover continuare a pagare, e che, se saltano l’ottava rata, Equitalia gli toglie pure la dilazione dei pagamenti.